Da rifiuto a smalto per piastrelle, il passo è più breve di quel che si può immaginare.
Grazie a un processo veneto brevettato, cambia radicalmente il destino delle batterie agli ioni di litio o al nichel, utilizzate nei nostri cellulari e nei tablet, ma anche in bici e auto elettriche, che hanno esaurito il loro ciclo.
A Chiampo, nel Vicentino, ogni mese vengono trattate 10 tonnellate di batterie esauste, ricavandone polveri catodiche, composte da ossidi di metallo, che vengono successivamente utilizzate dall’industria per colorare le piastrelle.
«Entro fine anno – spiega Angelo Forestan, il titolare della Spirit Srl, che ha brevettato la soluzione – puntiamo ad arrivare a 40 tonnellate al mese».
Da questo esempio di economia circolare derivano almeno due tipi di benefici per l’ambiente.
Il primo è la riduzione dei rifiuti destinati alla discarica, intervenendo su un settore, quello delle batterie, in continua crescita. Il sesto rapporto annuale del Centro Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori, relativo al 2019, evidenzia come l’aumento su base annua degli accumulatori portatili raccolti è stato del 5%, portando il totale a sfiorare gli 11 milioni di kg di rifiuti.
Il secondo vantaggio è la minor necessità di estrarre dal suolo metalli come rame ed alluminio, in particolare nelle miniere di Paesi dell’Africa, come la Repubblica Democratica del Congo.
Dopo alcuni anni di studio, il processo ha ottenuto lo scorso anno l’autorizzazione definitiva, compresa quella presso l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche che, grazie al contributo di Forema, ente di formazione di Assindustria Venetocentro di Padova, consente l’immissione sul mercato europeo in conformità alle normative vigenti.
La massa di ogni batteria che viene recuperata è pari all’80% del totale. Una volta scaricata, la pila viene aperta e suddivisa tra le varie componenti, ottenendo così le basi inorganiche per gli smalti impiegati nel settore manifatturiero delle ceramiche.