La serie di finale con Schio si chiude sul 3-0 per le orogranata grazie al successo sul parquet delle storiche rivali
A mezzanotte, quando al PalaRomare di Schio si sono spente le luci sul parquet di gioco, dall’esterno del palasport vicentino ancora si sentivano chiaramente i cori di esultanza che uscivano dallo spogliatoio dell’Umana Reyer Venezia, mentre le pizze prese per la cena di giocatrici e staff arrivavano al pullman in attesa di riportare in Laguna le nuove campionesse d’Italia di basket femminile.
È solo una delle tante immagini che rimarranno impresse indelebilmente nella memoria della serata del 21 maggio 2024, che ha assegnato alla squadra orogranata il terzo titolo della sua storia dopo quelli del 1946 e del 2021, grazie al 3-0 nella serie di finale scudetto contro le campionesse uscenti della Famila Wuber, battute a domicilio 74-80 dopo le prime vittorie ottenute al Taliercio dalla squadra allenata da Andrea Mazzon.
Un passaggio di consegne
La stagione del basket femminile italiano si chiude con un titolo a testa per le tre grandi favorite della vigilia: la Supercoppa alla Virtus Bologna (70-65 in finale su Schio), la Coppa Italia a Schio (81-68 sull’Umana Reyer), lo Scudetto appunto a Venezia, che completa i playoff senza nessuna sconfitta, dopo aver perso appena 3 volte (a Schio, Campobasso e in casa con Bologna) nella stagione regolare e 2 in EuroCup, lottando ma arrendendosi in semifinale con Londra, poi vincitrice.
La vittoria nel palasport dove tutto è iniziato
Il fatto che la conquista del tricolore sia stata festeggiata dalla capitana Francesca Pan e dalle sue compagne proprio a Schio assume una serie di significati ulteriori.
Perché il punto decisivo è arrivato in quello che, mutuando dal calcio spagnolo la definizione attribuita alla sfida tra Real Madrid e Barcelona, viene definito il “Superclassico” del basket femminile italiano.
Proprio nel palasport vicentino, allora denominato PalaCampagnola, arrivò infatti, nel 2007/08, il primo titolo (la Coppa Italia) della gestione Umana, dopo la rifondazione del club nel 1998.
E soprattutto perché la percezione, al palasport scledense, è stata quella di un vero e proprio passaggio di consegne. La Famila era infatti alla 14^ finale consecutiva, con 9 scudetti, l’Umana Reyer appena alla 3^, con una sconfitta (contro Taranto nel 2009) e la già citata vittoria di 3 anni fa. Una squadra, quella che si aggiudicò allora il tricolore, che la società orogranata ebbe il coraggio di rifondare dalle radici, puntando su giovani talenti, cresciuti in fretta grazie al lavoro dello staff di coach Andrea Mazzon.
Awak Kuier miglior giocatrice delle finali
“Loro sono più giovani e più veloci”, il commento (non rilasciato ai microfoni ma sentito in prima persona all’uscita dal Taliercio dopo Gara1) espresso da Marcello Cestaro, il patron del club arancione vicentino, parlando con i suoi collaboratori. Ed è proprio sulla base di queste considerazioni che l’Umana Reyer può puntare a iniziare un ciclo, consolidando il gruppo attraverso le conferme di quasi tutto il roster e potendo puntare su individualità come Matilde Villa (a 19 anni la prima giocatrice italiana scelta dal campionato professionistico Usa direttamente dal nostro campionato) o Awak Kuier, giustamente scelta ieri sera come Mvp, ovvero miglior giocatrice delle finali.
Le emozioni di una serata indimenticabile
Al PalaRomare, per Gara3, erano presenti tutti i massimi esponenti dell’Umana Reyer: dal patron Luigi Brugnaro, accompagnato dalla moglie e prima tifosa della squadra femminile Stefania, al presidente Federico Casarin, in panchina al fianco dello staff tecnico, ai vari dirigenti del club (come Eugenio Dalmasson o Paolo Bettio) e del settore femminile (a partire da Paolo De Zotti).
Così come tutti i componenti dei vari staff, che hanno contribuito, ognuno nel settore di propria competenza, a costruire la perfetta macchina organizzativa orogranata.
Per le vincitrici, parata sulle gondole a Venezia
La vittoria sarà festeggiata con il pubblico della squadra giovedì 23 maggio.
Alle 11.30, infatti, da Piazzale Roma, a Venezia, partirà un corteo di imbarcazioni che seguiranno la parata di gondole sulle quali ci saranno le campionesse.
Per chi volesse partecipare sarà sufficiente la registrazione gratuita da farsi, per permettere alla Società di organizzare, entro le ore 18.00 del 22 maggio.
Il programma, comunica Umana Reyer, “prevede un saluto istituzionale a Ca’ Farsetti e proseguirà con un saluto in Piazza San Marco”.
Umana Reyer Venezia: la squadra femminile che appassiona i tifosi
Tutti a festeggiare in campo, dopo la sirena finale e le premiazioni di rito, sotto la curva orogranata. Perché uno dei meriti dell’Umana Reyer femminile, in questa stagione, è stato anche quello di avvicinare al basket “in rosa”, con i risultati ma prima ancora con un gioco spettacolare, sempre più tifosi tra quelli che, magari, si erano limitati negli anni precedenti a seguire dal vivo solo la squadra maschile.
Il primo tutto esaurito della storia dell’Umana Reyer, con 3509 presenti al Taliercio per Gara2 della finale, aveva confermato questa crescita, che ha portato anche alla creazione di un gruppo organizzato (i “Canestrei”) di sostenitori delle ragazze orogranata, in aggiunta agli storici “Panthers” del maschile.
I due pullman riempiti per la trasferta a Schio sono stati l’ennesima prova di quanto questa squadra sia riuscita a fare breccia nel cuore degli appassionati. Perché il PalaRomare, in Gara3, era ovviamente gremito di tifosi “orange”. Ma un intero settore era pieno di sostenitori orogranata, che hanno saputo rispondere, sempre con ordine, al sostegno dei supporters di casa, fin dalle coreografie iniziali, con i tantissimi cartoncini oro e granata levati al cielo a far da contraltare a quelli con i colori della squadra di casa degli altri spazi del palasport.
Così, anche per loro, al 40′ minuto è scoppiata, pur senza perdere la compostezza, la tanto attesa festa, non meno sentita in tribuna rispetto a quanto si stava vivendo in campo al termine di una partita che già aveva regalato tante emozioni.
Perché l’orgoglio di Schio, dopo un primo quarto equilibrato (19-15 il punteggio) aveva portato avanti le padrone di casa fino al 32-22 del 16′. La prima prova di maturità dell’Umana Reyer è stata quella di ricucire fino al 33-32 al rientro negli spogliatoi. Poi, dopo aver toccato anche il 44-52 al 29′, la paura di non farcela, con il sorpasso di Schio sul 74-72 a 55” dalla fine. E qui, di nuovo, la classe e l’orgoglio di un team molto più maturo di quanto dica la carta d’identità, fino al sospirato 74-80 finale.
Alberto Minazzi