Economia +

Auto: un settore in trasformazione per rispondere alla crisi

Auto: un settore in trasformazione per rispondere alla crisi

Pubblicato il nuovo rapporto Otea: Italia a due velocità, tra crescita di Lombardia e Triveneto e difficoltà di Piemonte e Meridione

Il mercato dell’auto, uno dei tradizionali fiori all’occhiello dell’industria italiana, sta affrontando un prolungato periodo di crisi. Lo dicono i numeri: nel 2024, la produzione nazionale di veicoli ha registrato un calo del -36,8% rispetto al 2023 e l’anno si è chiuso ai minimi storici, con appena 475.090 unità uscite dai nostri stabilimenti. Ma la situazione è tutt’altro che uniforme, approfondendo le dinamiche dei singoli territori.
Vi sono infatti realtà della filiera, come Lombardia e Triveneto, le cui imprese hanno mostrato una capacità di reazione e di innovazione molto superiore ai tradizionali “poli” del Piemonte e del Mezzogiorno. È uno dei principali punti che emergono dall’analisi contenuta nell’edizione 2024, appena pubblicata, del rapporto dell’Osservatorio sulle Trasformazioni dell’Ecosistema Automotive italiano (Otea).

I fattori della crisi: l’evoluzione verso la mobilità elettrica

Lo studio, basato su un’indagine approfondita condotta da alcune università e centri di ricerca italiani, offre una panoramica dettagliata sulle sfide e opportunità del settore auto in un momento cruciale di transizione verso l’elettrificazione e l’introduzione di significative novità legate ai progressi della tecnologia.

auto
Insieme alla riduzione della domanda, il rapporto identifica infatti tra i fattori determinanti per la crisi della produzione automobilistica in Italia proprio le trasformazioni tecnologiche e l’impatto delle nuove normative ambientali. In particolare, la vera e propria rivoluzione in atto si lega all’elettrico: processi riguardo ai quali, sottolinea il rapporto, “i produttori europei risultano in ritardo rispetto alla concorrenza globale”. Le attuali difficoltà, dunque, rendono ancor più evidenti le necessità di accelerare l’adeguamento delle realtà produttive alle rinnovate priorità.

L’automotive che investe nell’innovazione

In tal senso, Otea sottolinea comunque anche dei segnali positivi all’interno della filiera automotive italiana. Nonostante le difficoltà, gli imprenditori del settore hanno infatti dimostrato già lo scorso anno una buona capacità di adattamento. Nel 2024 sono infatti aumentati del +5%, rispetto al 2022, gli investimenti in ricerca e sviluppo, per di più con una attenzione particolare all’innovazione nei settori dell’elettrificazione, della componentistica per drivetrain elettrici e delle infrastrutture di ricarica. Al tempo stesso, però, si fa notare che “solo il 25% delle aziende è riuscito a brevettare i propri prodotti, segnalando una difficoltà nel portare a termine il processo di innovazione”. Nelle raccomandazioni del rapporto, i cui risultati sono già stati oggetto di discussione presso i Ministeri delle Imprese e del Made in Italy, Otea indica quindi una serie di interventi mirati per supportare la transizione del settore.

Criticità e consigli di Otea

Tra i primi punti individuati dall’Osservatorio per migliorare la competitività del settore, garantendone la competitività nel contesto globale, occorre in primis un sostegno agli investimenti in ricerca e sviluppo ancor più marcato, ma vanno anche previsti incentivi per la riconversione delle competenze e la formazione del personale.

auto

Ancora, bisogna puntare su politiche industriali mirate per favorire l’elettrificazione e la digitalizzazione dell’industria automobilistica e va garantito un sostegno finanziario alle imprese, con un focus particolare su quelle di piccole e medie dimensioni e sul comparto dei fornitori di componentistica. Il confronto in sede ministeriale ha inoltre evidenziato la necessità di un’azione congiunta tra istituzioni, imprese e associazioni di settore. Infine, bisogna puntare sulla pianificazione strategica, che ancora è carente, visto che solo il 41,4% delle aziende ha redatto e applicato un business plan.

Auto: chi marcia spedito in un’Italia a due velocità

Nel contesto generale, uno degli aspetti su cui il rapporto richiama l’attenzione è legato al fatto che le regioni italiane mostrano andamenti differenti. Una delle performance più incoraggianti, dal punto di vista della resilienza e della crescita, arriva per esempio dalla Lombardia, che “pur priva di grandi produttori di auto, si distingue per la resilienza della filiera della componentistica e per la capacità di adattamento tecnologico” e deve quindi puntare soprattutto a “un maggiore supporto agli investimenti in digitalizzazione e automazione” per consolidare questa posizione. Molto bene anche il Triveneto, dove si segnala una crescita del fatturato pari al +13% tra il 2019 e il 2024, con una maggiore diversificazione dei mercati e delle produzioni. “Tuttavia – si fa notare – emerge che occorre sostenere le imprese nell’accesso a finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo, oltre a incentivare la formazione di competenze specializzate”.

Le realtà maggiormente in difficoltà

Continuando l’analisi, l’Emilia-Romagna presenta “sfide specifiche legate all’accesso al credito e alla trasformazione industriale”. “È fondamentale – afferma il rapporto Otea- facilitare l’innovazione nei processi produttivi e promuovere politiche di supporto per l’integrazione della componentistica locale nella filiera dei veicoli elettrici”. Le maggiori criticità, in ogni caso, sono quelle che riguardano il Piemonte, dove la filiera è maggiormente dipendente da Stellantis, che “mostra un rallentamento negli investimenti e una maggiore incertezza sulle prospettive future”, rendendo necessaria una diversificazione dei clienti e il rafforzamento degli investimenti in nuove tecnologie “per ridurre il rischio di dipendenza da un unico attore industriale”. La ancor rilevante dipendenza da Stellantis è la principale criticità anche nel Sud Italia, che pure è stabilmente attestata attorno al 10% del totale nazionale sia per numero di imprese che per addetti, con un valore dell’export generato passato dal 7,3% del 2008 al 12,9% nel 2023.

auto

Il tema occupazionale e le riflessioni conclusive

“Segnali contrastanti” arrivano infine dal punto di vista occupazionale.
“Se da un lato la filiera dell’auto sembra reggere meglio rispetto all’assemblaggio di veicoli, dall’altro emergono preoccupazioni per le difficoltà di riconversione delle competenze, soprattutto tra le imprese più piccole e meno innovative”, con perduranti difficoltà a trovare personale adeguato soprattutto per le posizioni più qualificate, si fa notare. Sfide che, in ogni caso, non impediscono una sostanziale stabilità numerica di addetti nel periodo 2024/27. “L’ecosistema automotive italiano – conclude Francesco Zirpoli, direttore Otea – si trova in una fase cruciale. Da un lato è confortante vedere che molti investimenti si concentrano su aree del veicolo che non subiranno drastici cambiamenti con il passaggio ai motori elettrici, dall’altro è preoccupante la scarsa attenzione verso l’innovazione di processo e la componentistica software, che rappresentano il futuro del settore”.

Alberto Minazzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Tag:  auto