Fino al 18 giugno è visitabile la collettiva di oltre 70 designer internazionali che attraverso le loro opere hanno ripensato il tradizionale concetto di esotismo
Ripensare il tradizionale concetto di esotismo attraverso il design. E’ quanto stanno facendo 70 artisti internazionali nella quarta edizione della “Venice Design Biennal”. Con le loro opere dislocate in vari spazi espositivi della città i protagonisti riflettono e invitano a farlo sul rapporto tra Oriente e Occidente.
Per i curatori della mostra, la sfida per i designer di oggi consiste nel dar concretezza alla nuova ricerca dell’esotico che consegue al tramonto della globalizzazione occidentale considerando che l’orizzonte non è più geografico ma si raccoglie piuttosto nelle pieghe più o meno nascoste della nostra stessa cultura di appartenenza e nelle sue propaggini sia in senso di marginalità che di avanguardia.
Che cosa ne è dell’esotismo nell’era dei collegamenti rapidi e dei consumi globalizzati?
L’esotico e la città di Venezia, la cucina per creare nuove connessioni
I designer sono stati quindi inviati a questa riflessione presentando il loro lavoro in una città che è la culla del concetto di esotico, cerniera tra Occidente e Oriente.
La “Venice Design Biennal” è localizzata in vari posti della città così da far rientrare anche la dimensione urbana nel percorso espositivo.
Cuore dell’esposizione è in Campo Santo Stefano a Sparc*- Spazio Arte Contemporanea, la galleria di Francesca Giubilei e Luca Berta, curatori della manifestazione. Qui ha preso vita il progetto permanente della cucina auto-esotica.
Il progetto artistico è guidato dal direttore creativo e set designer Alessandro Mensi che ha tradotto il desiderio dei galleristi di creare una cucina che prima di tutto fosse uno spazio di incontro e di confronto, un luogo per pensare, immaginare e creare nuove connessioni.
Per il progetto di Interior, Mensi si è lasciato ispirare dalla Very Simple Kitchen, dalla sua forte connotazione cromatica e da una propensione per una palette di colori molto vibrante, basata su forti contrasti per suscitare un senso di meraviglia in chi entra per la prima volta nello spazio.
Lavorando poi per stabilire un bilanciamento armonico tra diversi elementi stratificati tra loro, quasi a rivisitare in chiave contemporanea il rigoglioso Rococò veneziano, ha creato una sinfonia che vuole essere un invito anche ad abbracciare un ritorno del colore negli interni come antidoto agli spazi neutri e a tratti asettici che sono stati in voga negli ultimi anni. Lo spazio è aperto al pubblico tutti i giorni dalle 11 alle 19, chiuso il martedì.
Le altre location della “Venice Design Biennal”
L’Auto-Exotic è per i curatori della mostra l’esotico che non si esercita sulla distanza ma sulla differenza nella prossimità.
Altri poli della mostra sono SPUMA-Space for the Arts, un suggestivo spazio di archeologia industriale alla Giudecca in Fondamenta San Biagio, dove vi era il vecchio birrificio Dreher; alla Bocciofila San Sebastiano in Fondamenta Briati 2371, un luogo autentico e genuino vissuto dai veneziani e, al Lido, al Des bains 1900 Luxury Beach Club in un Tucul, la caratteristica e insolita cabina da spiaggia. Tutte le sedi sono aperte dalle 11 alle 19 con chiusura il martedì, Tucul n.26 è aperta tutti i giorni in Lungomare Marconi, 34.
La “Venice Design Biennal” è affiancata da una serie di progetti collaterali di aziende, gallerie e designer che presentano le loro installazioni in spazi indipendenti con l’obiettivo di coniugare la scoperta del design con l’esperienza della città.
Tra questi “Materica. Tra design e saper fare”, progetto espositivo di e-Design Festival (www.edesignfestival.it); l’esposizione in Fabrica 33 in Calle Larga dei Boteri 5063, chiuso il martedì; “Material II”, progetto di Estonian Design House a Cannaregio 5415; “Behind the patch” in Calle Bembo a San Marco 478 chiusa la domenica; “Dinner withparajanov” in Salizzada dei Greci a Castello 3467, chiuso il lunedì e “Terramobile” organizzato da Wigwan Venice Lab (www.venicelab.net)
Silvia Bolognini