Via libera del Parlamento Europeo allo stop a benzina e diesel dal 2035. Ma l’Italia nel 2022 è stata il fanalino di coda europeo per le vendite di veicoli “green”
Il cammino verso l’addio ai veicoli spinti da motori termici è cominciato.
Il via libera definitivo del Parlamento Europeo al provvedimento che, a chiusura di un lungo iter legislativo, impone lo stop alle nuove immatricolazioni di auto e furgoni alimentati a benzina e gasolio a partire dal 2035, traccia la road map di quella che si prospetta come una vera e propria rivoluzione.
Se, da un lato, ne deriveranno effetti ambientali positivi verso l’obiettivo emissioni zero, dall’altro però i contraccolpi sul sistema produttivo (e di conseguenza sull’occupazione) inizieranno a prodursi già da subito, a partire dalla pronosticabile svalutazione dei mezzi tradizionali.
L’Italia, in Europa, rischia di essere il Paese che subirà maggiormente le conseguenze negative. Ed è già fanalino di coda per quanto riguarda le quote di nuovi veicoli “green” in circolazione: nel 2022 le vendite di auto elettriche e ibride si sono addirittura ridotte.
La decisione di Bruxelles
Verso la data del totale stop a benzina e diesel, con la sola deroga di un anno prevista per le auto di lusso (come Ferrari o Lamborghini) della cosiddetta “Motor Valley” italiana, è stato dunque fissato, per il 2030, un traguardo intermedio entro il quale le emissioni delle nuove auto e dei nuovi veicoli commerciali immessi sul mercato dovranno essere ridotte rispettivamente del 55% e del 50% dai costruttori.
Prima ancora, entro il 2025, l’Unione Europea presenterà la nuova metodologia per valutare e comunicare i dati sulle emissioni di anidride carbonica durante tutto il ciclo di vita dei veicoli. Nel 2026, poi, il Parlamento Europeo valuterà anche la possibilità di mantenere i motori ibridi che utilizzano ecocarburanti. E proprio la previsione di revisioni tra un paio d’anni è il principale appiglio per chi spera in un passo indietro.
La linea della Commissione Europea, però, sembra chiaramente orientata verso scelte green. Si sta infatti affacciando anche una nuova proposta, secondo cui, dal 2030, gli autobus urbani dovranno essere a emissioni zero, mentre i camion potranno essere costretti a tagliare progressivamente le emissioni di CO2, dal –45% nel 2030 al -90% entro il 2040.
Il mercato 2022 delle vetture elettriche e ibride
Sul fronte delle auto alimentate da un motore elettrico a batteria (le cosiddette Bev), il 2022 è stato in Europa un anno da record.
L’istituto statistico Jato Dynamics parla di un +29% su base annua, toccando il record assoluto di 1,56 milioni di nuove immatricolazioni. E le full electric hanno guadagnato nei confronti delle plug-in ibride (in calo), raggiungendo il 14% del totale delle auto vendute in Europa.
È la Norvegia, con una quota di mercato del 79%, il Paese in cui si sono vendute lo scorso anno più auto elettriche nel continente. Seguono, staccati, Svezia (33%), Olanda (23%), Danimarca (21%) e il terzetto formato da Finlandia, Germania e Svizzera, con una quota di mercato del 18%.
L’Italia in controtendenza
In questo quadro generale, l’Italia è in decisa controtendenza. Con una contrazione del -0,9%, unico Paese ad aver fatto registrare un calo di vendite di auto elettriche l’Italia è scesa al 3,7%, all’ultimo posto in Europa.
Il dato è leggermente risalito negli ultimi mesi (a dicembre 4,3%), in linea con una ripartenza generale delle immatricolazioni, anche se il dato complessivo annuo dell’intero settore automobilistico fa segnare un pesante -9,7% rispetto al 2021.
Scendendo nel dettaglio, in numeri assoluti nel nostro Paese nel 2022 sono state vendute 49.536 auto full electric, a cui aggiungere 67.947 ibride plug-in.
In questo caso, la quota di mercato è arrivata al 5,1%, con un incremento del +0,4% dal 2021.
I modelli elettrici al top in Italia e in Europa
La macchina elettrica più venduta in Italia si è confermata la “nostrana” Fiat 500e, con 6.285 nuove immatricolazioni, pari al 12,7% del totale e un trend che continua anche a inizio 2023, quando la percentuale è salita al 16,3%.
In classifica, lo scorso anno, seguono però tutti modelli esteri. Seconda è la Smart Fortwo, al 9,2%; terza la Tesla Model Y, all’8,6%.
Proprio la Model Y è risultata al primo posto in Europa, con 137 mila auto vendute (+424%), seguita da un’altra Tesla, la Model 3, che ha perso il -35% dal 2021, ma si è comunque attestata a quota 91.500.
Il gruppo Volkswagen è comunque leader nel continente, piazzando la ID.4 terza assoluta con 67.500 vendite (+23%) e arrivando a 350 mila consegne complessive, con un incremento del +15%.
La Fiat 500e, in ogni caso, piace anche negli altri Paesi, con una crescita.
Il modello italiano è arrivato fino al quarto posto assoluto,con 66 mila pezzi venduti e un +49% nel confronto su base annua. Oltre una 500 sulle 3 vendute, esattamente il 37%, era alimentata a batteria elettrica.
Un risultato che trascina il gruppo Stellantis, a cui fa capo il marchio Fiat, al terzo posto assoluto in Europa, con un incremento del +31% e un totale di 230 mila auto elettriche vendute, immediatamente alle spalle di Tesla (a quota 232 mila, con un +38%).
I costi delle auto elettriche
Va chiarito che lo stop dell’Unione Europea riguarderà le sole nuove immatricolazioni: chi avesse ancora un’auto a benzina o diesel, potrà continuare a usarla anche dopo il 2035.
È però chiaro che, in vista di un mercato sempre più ristretto, la produzione e la vendita si orienterà sempre più verso modelli con alimentazioni “green”.
Uno dei freni al passaggio ai veicoli meno inquinanti rimane sicuramente quello dei costi d’acquisto, visto che l’investimento minimo iniziale è di 20 mila euro, che si ammortizzano negli anni con il contenimento dei costi di manutenzione e dei rifornimenti. E sono circa 8 su 10, secondo una istant survey di Areté, pronti ad acquistare un’auto elettrica, purché questa non costi oltre 30 mila euro.
Gli incentivi 2023
Ad aiutare a contenere i costi, sono stati confermati anche per il 2023 gli incentivi statali per l’acquisto di auto green.
Per le elettriche con emissioni tra 0 e 20 grammi di CO2 al km il contributo va da 5 mila a 3 mila euro, a seconda che si rottami o meno un vecchio veicolo.
Per le ibride con emissioni tra 21 e 60 g/km, ammonta a una cifra di 2 mila euro, che sale a 4 mila con la rottamazione.
Il budget complessivo messo a disposizione dal Governo è di 190 milioni per le vetture a emissioni minime o nulle e 235 milioni per quelle della fascia immediatamente seguente. È prevista anche una soglia massima di costo dell’auto (42.700 euro per le full electric e 54.900 per le ibride, in entrambi i casi iva inclusa).
Va infine ricordato che è prevista per le elettriche un’esenzione dal pagamento del bollo per 5 anni dalla prima immatricolazione.
Alberto Minazzi