Con l’arrivo del primo vero freddo, un fenomeno insolito per l’Italia, le cui montagne hanno iniziato a imbiancarsi sotto un cielo carico di spettacolari effetti cromatici
Le aurore polari, chiamate “boreali” nell’emisfero settentrionale della Terra, sono ritenute dagli astronomi un fenomeno raro al di sotto del 50° parallelo e, ovviamente, ancor di più a latitudini più basse, come quelle dell’Italia.
C’è infatti anche la conformazione del campo magnetico terrestre, tra le cause alla base di questo spettacolare effetto cromatico nel cielo, che lo rende più frequente nei Paesi nordici, dalla Scandinavia a Scozia e Islanda, dalla Groenlandia a Canada, Alaska e Siberia.
Eppure, in questo 2023, si è verificata una eccezionale combinazione che ha visto riproporsi ben 2 aurore boreali sul nostro Paese a poco più di un mese di distanza.
E se dopo quella della notte del 25 settembre, gli esperti avevano definito “molto bassa” la probabilità di rivedere un’aurora in Italia a breve termine, trattandosi di eventi sporadici e del tutto eccezionali che capitano circa un paio di volte in 10 anni, la natura ha smentito subito le previsioni, concedendosi il bis già nella serata del 5 novembre.
L’aurora boreale “italiana” del 5 novembre 2023
Il fenomeno si è potuto osservare in tutto in Nord Italia, in parte del Centro (soprattutto in Toscana e Marche), raggiungendo addirittura alcune località pugliesi. E, al di fuori dei confini nazionali, si è verificato nelle stesse ore anche in Austria, Slovenia e Romania.
Sulla nostra penisola, il momento di massima visibilità è stato tra le 18 e le 19, con le numerose webcam sparse sul territorio che, per la loro elevata sensibilità e l’alta esposizione, hanno immortalato l’aurora boreale.
Ma anche molti privati cittadini sono riusciti a catturare, e poi rilanciare in gran parte su social e web, gli scatti delle bande di colore variabile tra il rosso, viola e rosa, il giallo, il verde e l’azzurro, tecnicamente chiamati “archi aurorali”.
A determinare la colorazione del cielo è l’incontro dell’atmosfera terrestre con le particelle portate da superflussi di vento solare che gli esperti denominano “espulsione di massa coronale”. Nello specifico, si è verificata una tempesta di categoria G3, che ha determinato anche la visibilità di aurore anche durante il giorno nelle regioni artiche.
È arrivata anche la neve
Nel weekend, a partire da sabato 4, sono intanto iniziate anche le prime vere nevicate in tutta Italia.
Dalla Valle d’Aosta all’Alto Adige, dalle montagne friulane all’Adamello, dall’Appennino marchigiano al Gran Sasso, il manto bianco determinato dal passaggio del ciclone Domingos ha raggiunto sull’intero arco alpino anche quote ritenute basse per il periodo.
Le località montane sono state infatti imbiancate da almeno 10 cm di neve sopra i 1200 metri, fino a raggiungere il metro oltre i 2000 metri.
È l’esordio di un inverno che il Centro Europeo annuncia più caldo, ma anche più nevoso sulle Alpi oltre i 1200-1500 metri, soprattutto tra gennaio e febbraio.
Sulle Dolomiti venete, intanto, Alleghe e la Val di Zoldo hanno per esempio toccato i 40 cm, mentre Cortina d’Ampezzo si è “fermata” a 10.
A Ovest, invece, Cervinia è stata ricoperta addirittura da 70 cm di neve in poco più di 24 ore .
Scenari che, nonostante un indebolimento del fronte perturbato atteso in queste ore, presto si riproporranno per l’arrivo di nuovi fronti instabili, come spiega il bollettino di www.iLMeteo.it. E, tra giovedì 9 e venerdì 10, le nevicate potranno scendere attorno ai 1100-1300 metri sulle Alpi centro-orientali.
La prima perturbazione, spiegano i meteorologi, è invece attesa tra martedì 7 e mercoledì 8 e interesserà con precipitazioni moderate il centro-sud.
Più intenso il secondo fronte instabile, che si tradurrà anche in piogge intense sulla Liguria di Levante e si estenderà progressivamente su Toscana, Lazio, Umbria e Marche, oltre che sulle coste tirreniche del Sud. E se le temperature sono destinate a scendere un po’ ovunque, faranno eccezione il Sud adriatico e la Sicilia, con possibili punte di massime ancora tra i 24 e i 26 gradi.
Alberto Minazzi