Di tangibile non c’è nulla, se non la certificazione, peraltro digitale, di autenticità.
Ma è pur sempre un pezzo di storia.
Battuto all’asta, a Parigi, il 21 dicembre 2021, il primo sms inviato, un semplice augurio di buon Natale, è stato venduto per 107 mila euro.
Il primo sms
Ha da poco compiuto 29 anni, lo scorso 3 dicembre, il messaggio scritto e inviato nel 1992 dall’allora 22 enne programmatore britannico Neil Papworth, all’epoca al lavoro sullo sviluppo di un sistema di messaggistica istantanea per la compagnia telefonica Vodafone.
Un brevissimo testo, appena 15 caratteri, per augurare il più classico “Merry Christmas” al dirigente della compagnia Richard Jarvis, che stava partecipando a un party aziendale natalizio.
Per inciso, va sottolineato che, in quell’occasione, lo short message service (presto abbreviato con l’acronimo “sms”) fu ricevuto su un cellulare, ma partì dalla tastiera di un computer.
L’asta
La casa d’aste francese Aguttes ha organizzato l’asta del primo sms, considerato un “Nft”.
Tecnicamente si tratta cioè di un “token non fungibile”, metodologia digitale utilizzata per conservare risorse uniche da collezione. Sono Nft anche il primo “tweet”, battuto all’asta per 2,9 milioni di dollari nei mesi scorsi e il primo codice sorgente di Tim Berners Lee per il World Wide Web, venduto per 5,4 milioni di dollari.
Chi si è aggiudicato il primo sms, detiene la proprietà esclusiva di una replica dettagliata e unica del protocollo di comunicazione originale.
L’intento benefico
Vodafone ha reso noto che il ricavato dell’asta sarà devoluto all’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.
“Attraverso questa combinazione di tecnologia innovativa e movimento per il bene sociale – ha commentato Christian Schaake, capo dell’UNHCR’s Private Sector Partnerships Service – possiamo continuare ad aiutare i rifugiati e le persone che sono state costrette a lasciare la loro casa, dando l’opportunità di trasformare le loro vite e costruire un futuro migliore per sé stessi, i loro cari e le comunità in cui vivono”.
Una pagina di storia
“Il primo libro stampato, la prima telefonata, la prima email – ha sottolineato il responsabile della casa d’aste Aguttes – tutte queste invenzioni hanno cambiato la nostra vita e la nostra comunicazione nel mondo”.
“Solo di recente – ha ammesso Papworth – ho detto ai miei figli che ho inviato io quel primo messaggio. Nel 1992, non avevo idea di quanto sarebbero diventati popolari gli SMS e di come avrebbero dato origine a emoji e app di messaggistica utilizzate da milioni di persone”.
Dal primo sms a oggi
Adesso, ormai, l’sms appare come un metodo di comunicazione quasi obsoleto, soppiantato da app come Telegram o Whatsapp. Eppure, è innegabile, ha contribuito anche all’evoluzione del linguaggio.
Alcuni esempi? “xché” al posto di “perché” o “k6?” al posto di “chi sei?”, che i più giovani continuano a utilizzare ancor oggi.
Anche se, probabilmente, molti ragazzi della “Generazione Z” non sanno che questo modo di esprimersi nasce da una fondamentale esigenza pratica.
Quella che avevano i loro predecessori di risparmiare qualche carattere, visto che l’sms poteva al massimo raggiungere le 160 battute, spazi compresi.
Alberto Minazzi