In Italia, soprattutto al sud, nonostante il bonus, stenta a decollare l’utilizzo dei servizi di educazione e assistenza alla prima infanzia
In Italia, solo il 15% dei bambini tra 0 e 2 anni frequenta un asilo nido. E, al sud, la percentuale è ancor più ridotta.
Eppure, fin dal 2002, l’Unione Europea aveva fissato un target del 33% dei bambini sotto i 3 anni (e al 90% di quelli dai 3 anni all’inizio dell’obbligo scolastico) a cui garantire, da parte dei Paesi membri, servizi di educazione, assistenza e cura della prima infanzia.
Adesso l’asticella si alza.
La nuova raccomandazione della Commissione invita infatti gli Stati a porre in essere azioni affinché le soglie fissate 20 anni fa a Barcellona si innalzino.
L’obiettivo, con orizzonte temporale 2030, è arrivare alla disponibilità di asili nido o strutture analoghe per il 50% dei bambini di età inferiore ai 3 anni e il 96% di quelli in età pre-scolare dai 3 anni in su.
Famiglie e asili nido in Italia
La realtà, in Italia, è però ben distante da queste cifre.
Non solo dal punto di vista degli investimenti pubblici, ma anche riguardo alla diffusione della cultura di ricorrere ai servizi per la prima infanzia, siano essi gestiti direttamente dagli enti pubblici o da altre associazioni, da parte delle famiglie.
Il discorso è vero, come sottolinea uno studio appena pubblicato dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore, soprattutto per le famiglie meno abbienti e nelle regioni meridionali.
Tant’è che la percentuale di famiglie che non trovano risposta alla loro richiesta di servizi per l’infanzia è del 9,9% al sud e del 18% al nord.
Il divario nord-sud
Le famiglie meridionali, cioè, risentono meno della mancanza di un’adeguata risposta da parte delle istituzioni, sebbene i servizi manchino proprio soprattutto al sud.
I dati del Sole 24 Ore evidenziano infatti una spesa media dei Comuni che si attesta a circa 400 euro per bambino al sud, salendo a 883 euro a nord-ovest, 1,345 a nord-est e 1.500 euro al centro.
Le differenze sono ancor più marcate tra province (la forbice va dai 2.904 euro di Bologna ai 23 di Vibo Valentia) e, all’interno delle stesse, tra capoluoghi (1.757 euro in media per bambino, con 2.214 euro al centro-nord) e altri comuni (556 euro).
Il bonus asilo nido
Dal 2016, proprio per incentivare la fruizione delle strutture per la prima infanzia pubbliche e private (oltre che per acquistare servizi di assistenza domiciliare a bambini affetti da gravi patologie croniche), le famiglie possono contare sul “bonus asilo nido”, per il quale è ancora possibile presentare domanda entro il 31 dicembre.
L’importo del bonus varia, a seconda dell’Isee (se superiore o inferiore a 25 mila euro), tra 3 mila e 2.500 euro annui, riducendosi a 1.500 euro se si supera la soglia di 40 mila euro di Isee. Un recentissimo rapporto di Istat e Università Ca’ Foscari di Venezia ha quantificato in 157 euro il valore medio del bonus erogato nel 2020, con una forbice tra i 210 euro del centro e i 93 del sud.
Alberto Minazzi