A 88 anni, Arrigo Cipriani fa tendenza.
Perché è un uomo atipico e straordinariamente attivo nonostante l’età; perché è uno che, nella sua lunga carriera, non si è mai fermato e perché, costretto a farlo dal coronavirus, di fronte alle misure previste per la riapertura, potrebbe decidere di non riaprire più il suo storico locale veneziano.
“A queste condizioni -ha dichiarato – io vado in pensione”.
Tempo poche ore e Arrigo, che mai probabilmente lo avrebbe pensato, è finito tra i trend topics di Google.
Ma chi è davvero Arrigo Cipriani?
Metropolitano.it lo ha intervistato qualche tempo fa, scoprendo un personaggio a tutto tondo la cui storia fa parte della storia di Venezia.
Dall’apertura dell’Harry’s Bar alla protesta pacifica con mascherina a fianco dei rappresentanti dei ristoratori. Eccolo qui. Arrigo Cipriani.
Io, Arrigo
L’indirizzo è tra i più celebri al mondo e uno dei più frequentati di Venezia.
“Perchè qui ci devono venire apposta e non perché ci passano davanti”, diceva il “fondatore” di questo locale entrato nell’immaginario collettivo. San Marco 1323, calle Vallaresso: Harry’s Bar.
Le parole furono pronunciate nel 1931 da Giuseppe Cipriani, padre di Arrigo, “L’unico oste che ha il nome di un bar”.
Già anche questa è una delle tante leggende di una leggenda veneziana che da generazioni accompagna il bel mondo, gli artisti, i turisti e i romantici attratti da Venezia.
Ma questa “Stanza” come Arrigo Cipriani, classe 1932, chiama il suo Bar, è davvero uno dei posti più cosmopoliti al mondo.
Merito di Venezia, dei Bellini a base di un prezioso succo di pesca naturale, della cucina dell’Harry’s, o anche di quest’uomo carico di esperienza, ironia e voglia d’impresa?
Per scoprirlo siamo andati “dietro le quinte” della sua vita per curiosare tra le pieghe di anni di lavoro, sacrifici, piacere dell’intraprendere e molteplici interessi.
“Amo la velocità e dell’auto voglio sentire l’anima”
Prima sorpresa. Arrigo Cipriani, veneziano, è il più veloce ristoratore d’Italia.
Infatti, ama sfidare il tachimetro, mettere alla frusta il motore delle sue automobili.
E se la prima, avuta in regalo dal padre Giuseppe, fu una Fiat Topolino trasformata dopo neppure un mese in un «mostro a due carburatori che a 110 vibrava tutta ma viaggiava che era un piacere», oggi, per rilassarsi si mette alla guida della sua Mercedes Amg da oltre 500 cavalli.
«E voglio sentirne anche l’anima. Sì, mi piace la velocità e guidare come un pilota».
E se comincia a raccontarvi qualche storia della “sua” velocità da futurista, allacciatevi le cinture di sicurezza.
Non è una contraddizione qui a Venezia? Niente affatto, ribatte: «È tutta una questione interiore, di anima e di estetica».
L’oste giornalista e scrittore
per caso è diventato anche scrittore sagace e divertente.
«Ho scritto dodici libri, molti tradotti in più lingue. La gavetta furono i miei articoli, spesso graffianti. Non mi tiro indietro neppure oggi e quando sul tavolo dei direttori dei giornali arrivano le mie cartelle non mancano le telefonate perché ho scritto troppo. Come finisce? Ci si mette d’accordo, ma devo anche tagliare. Un peccato».
Facile non fermarsi: Cipriani scrive dalla sua “postazione” preferita: «La stanza di lavoro a casa, alle Zattere, con vista su una parte bellissima della città».
Uno sguardo oltre le finestre, e si lasciano scorrere i pensieri sulla tastiera del computer.
Arrigo Cipriani: la beatitudine dell’acqua e della luce
E poi la luce: «Non vi dico cosa mi manca, ma posso svelarvi che amo la luce. C’è un rito a casa, ogni mattina. È così magico che ne ho fatto anche un breve video: aprire le imposte, e la casa si riempie di luce, e incantarsi sui riflessi straordinari dell’acqua sul soffitto dona beatitudine».
L’acqua, la Laguna, Venezia sono anche le molte Vogalonga disputate.
«Compresa la prima, straordinaria. Poi tutto fu stravolto e non mi sono più iscritto».
E ancora la tradizione del pranzo per i veneziani senior che si rinnova ogni anno all’Harry’s (e anzi è raddoppiato, con una “versione estiva” al “Dolci”).
«Ricordo la prima volta: studiammo un menù per anziani. Un flop. Capii e l’anno successivo Bellini, poi antipasti, il primo (e non era più un brodo). Poi il pesce e ancora la carne e il dessert. Un successo: non abbiamo più cambiato. Eppure il più vecchio sono sempre io, Arrigo Cipriani».