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Arrigo Cipriani è il “Leone del Veneto” 2022

Arrigo Cipriani è il “Leone del Veneto” 2022

Il premio consegnato dalla Regione nella cerimonia alla Scuola Grande di San Rocco di Venezia

Ha da non molto compiuto 90 anni (esattamente il 23 aprile) e, come lui stesso ama definirsi, è “l’unico uomo al mondo a chiamarsi come un bar e non viceversa”.
Ora, Arrigo Cipriani, è anche ufficialmente il “Leone del Veneto” 2022.
Il premio, assegnato dalla Regione, è stato consegnato in una cerimonia alla Scuola Grande di San Rocco di Venezia.
“Eleganza, signorilità, classe: credo che Arrigo Cipriani sia l’interprete migliore non solo della bellezza e dell’armonia di Venezia ma soprattutto dell’anima autentica di questa città e del nostro Veneto”, ha motivato la scelta il presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti.

Cipriani, un oste “Leone del Veneto”

Il riconoscimento è il giusto premio alla vita di un uomo che definire semplice “oste” è quantomai riduttivo.
Per quanto, va detto, sia lui stesso il primo a collegare sempre il suo ruolo nella vita cittadina prima di tutto alla sua attività di ristoratore svolta per decenni all’Harry’s Bar di Calle Vallaresso, dietro Piazza San Marco: uno dei tanti simboli che hanno rappresentato in giro per il mondo il nome e il prestigio della città lagunare”.
Le “invenzioni” culinarie che Cipriani ha legato indissolubilmente ai nomi della grande arte veneziana (dal piatto di carne cruda “Carpaccio” al cocktail “Bellini”), si sono però unite alla altrettanto prolifica attività di scrittore, alla libertà che non ha mai perso nell’esprimere la propria opinione e la propria idea di pensiero, anche quando scomoda, che ne hanno fatto, ricorda la Regione, una “figura emblematica dell’anima del Veneto e di Venezia”.

cipriani

Cipriani scrittore e “maitre à penser”

“C’è un garbo squisito – ha ricordato sempre Ciambetti – nella sua scrittura, nel suo stile raffinato fatto di gusto e “savoir faire”, anche quando con schiettezza unica esprime commenti perentori e controcorrente, ben sapendo che le mode passano, ma lo stile resta. In lui c’è di certo un continuo apprendere con mente aperta alle novità ma anche l’accuratezza nel rispettare la tradizione conciliandola con le esigenze del mondo moderno senza mai tradire la propria identità”.
In tutte le sue attività, dall’ospitalità, alla gastronomia, alla scrittura, fino alle insolite passioni per le arti marziali e la velocità in automobile, Arrigo Cipriani ha infatti sempre incarnato il paradigma di un Veneto “fatto di tanto lavoro, attenzione ai minimi dettagli, sacrificio, spirito imprenditoriale, apertura al mondo, humour e cultura”, citando nuovamente le parole del presidente del Consiglio regionale.

“Sono molto contento di questo riconoscimento da parte della Regione – commenta il patron dell’Harry’s Bar – . Lo dico perché mio padre, dalla sua città, non ha mai ricevuto nessuna gratificazione per quello che ha fatto: la mia felicità è anche per lui. E se sono dove sono lo devo prima di tutto al fatto che, nel 1902, mio nonno Carlo partì in treno con i figli piccoli verso la Germania, senza nemmeno conoscere la lingua. Il suo sì fu un coraggio da leone. E, anche se era un modesto muratore, è vero anche che spiritualmente ha fatto cose grandissime”.
Lo humour di Cipriani e la sua dedizione al lavoro, altri tratti peculiari del suo carattere, Arrigo li tira fuori commentando le motivazioni al premio: “Quando uno ha 90 anni – sorride – tutto quello che fa diventa favoloso ed è ritenuto bravo per questo. Diciamo che io ho cercato di lavorare sempre bene e questo è stato riconosciuto da visitatori di tutto il mondo. Venezia è una città straordinaria, ma difficilissima, tant’è che ho visto molti arrivarci pensando di fare chissà cosa e venirne poi inghiottiti. Io ho avuto la fortuna, da veneziano, di averci vissuto tutta la vita. Lavorando. Perché se, alla mattina, mi capita di aver voglia di restare mezz’ora in più a letto, mi immagino la voce di mio padre e mio nonno che mi invitano ad alzarmi, perché loro lo avrebbero già fatto”.

Arrigo Cipriani all’Harry’s Bar di Venezia
Arrigo Cipriani in Piazza San Marco per una conferenza stampa durante il lockdown

Il premio al “Leone del Veneto”

La parabola di Cipriani, iniziata all’interno di una famiglia di emigranti in Germania, ha quindi avuto come solida base di partenza la serietà professionale che, unita all’esperienza, ha fatto della sua vita “un punto fermo, un esempio a cui rifarsi e da cui ripartire”, ha ammesso Ciambetti.
Perché non sono mancati gli “anni bui e drammatici”, ma “affrontati sempre con intelligenza, arguzia, dedizione e rispetto per il proprio lavoro e gli avventori o lettori, ma soprattutto con un amore non banale verso questa città e verso la vita sempre vissuta con autentica passione e slancio”.
L’assegnazione del “Leone” è dunque il tributo a un grande maestro, che “è stato capace di portare nel mondo la nostra cultura e identità trasformandola in un marchio di garanzia”.
Del resto, il premio fu istituito dal Consiglio regionale nel 1999 proprio per onorare i cittadini veneti o di origine veneta che si sono particolarmente distinti nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell’economia, della finanza e in attività professionali, sociali, umanitarie o sportive.

Il nome di Arrigo Cipriani trova dunque assoluto diritto di cittadinanza in un albo d’oro estremamente variegato, ma ricco di nomi di assolute eccellenze: da Pierre Cardin a Federica Pellegrini, da Giovanni Rana a Pino Donaggio, da Claudio Scimone a Federico Faggin. E, ancora, tra gli altri, Andrea Zanzotto, don Luigi Ciotti, Mario Moretti Polegato, Marco Paolini, Renzo Rosso e Ferdinando Camon.

Alberto Minazzi

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