Nel corso della vita, passiamo in media 30 anni a dormire. Con il cambio di stagione arriva però per molti il “Mal di primavera”. Il ruolo dei cambiamenti climatici
“Aprile dolce dormire”. Così recita il proverbio popolare che tutti conoscono e che fa riferimento alla primavera.
E lo sappiamo, ai nuovi ritmi legati al cambio di stagione, bisogna abituarsi.
Ma anche a nuovi fattori, come ai cambiamenti climatici che, secondo gli esperti, ci privano ogni anno di almeno 44 ore di sonno.
In ogni caso, sono molte le persone a fare i conti in questo periodo con il cosiddetto “mal di primavera”:’ un insieme di stanchezza e desiderio di dormire legati all’insorgere di disturbi del sonno.
Il “mal di primavera”
Nonostante nel corso della vita passiamo circa 30 anni dormendo, più ore di luce, cambiamento climatico e allergie portano spesso a risvegli notturni e/o difficoltà ad addormentarsi. E il nostro benessere mentale e fisico ne risente. Il problema si fa maggiormente sentire nelle persone che già stanno attraversando un periodo di stress psicofisico.
L’allungamento delle giornate e delle ore di luce può alterare – spiegano i medici – la produzione della melatonina, l’ormone che regola il ciclo sonno – veglia. Questo viene prodotto soprattutto tra le due e le quattro del mattino e provoca due tipi di insonnia: iniziale, vale a dire la fatica per addormentarsi e tardiva, che provoca risvegli a più riprese nel corso della notte.
Premesso che la quantità di ore di sonno per essere in forma varia da persona a persona, sarebbe comunque bene dormire tra le cinque e le dieci ore per notte. Il termometro per capire se la quantità di ore di riposo ci è stata sufficiente è come ci si sente la mattina successiva.
44 ore di sonno in meno in un anno per il riscaldamento globale
Ma non è solo il cambio di stagione a influire sul nostro benessere.
Secondo uno studio condotto in Danimarca dall’Università di Copenhagen su 68 Paesi, infatti, il sonno è strettamente collegato anche ai cambiamenti climatici.
Tanto che i dati raccolti hanno rilevato che l’aumento della temperatura riduce il sonno di 44 ore ogni anno e amplifica il rischio di riposo insufficiente. Il fenomeno riguarda tutti, anche se a esserne più colpiti sono gli anziani, le donne e le persone a basso reddito.
Lla situazione sarebbe inoltre destinata a peggiorare: se le emissioni di CO2 continueranno a crescere al ritmo attuale, secondo lo studio, entro il 2099 dormiremo 58 ore in meno all’anno.
Notti calde, termoregolazione del corpo più difficile
La ricerca, svolta raccogliendo informazioni attraverso dei braccialetti traccia-sonno indossati da 47.628 persone, ha portato a evidenziare che una sola notte sopra i 30 gradi, riduce il periodo di riposo di circa 14 minuti. Gli esperti hanno confrontato di dati sul sonno con le informazioni metereologiche scoprendo che nelle notti insolitamente calde ci si addormenta più tardi e ci si alza prima. Al caldo, poi, non ci si abitua. La termoregolazione del corpo che avviene ogni notte, abbassando la nostra temperatura interna, diventa più difficile se la stanza è già calda di suo e di conseguenza si fatica a prendere sonno.
I disturbi del sonno
L’Associazione italiana di medicina del Sonno (AIMS) è arrivata a classificare più di sessanta disturbi del sonno, suddividendoli in sei gruppi: insonnia, eccessiva sonnolenza, disturbi della funzione respiratoria, alterazione del ciclo sonno-veglia, parasonnie e disturbi episodici caratterizzati da comportamenti anomali o eventi fisiologici indesiderati.
L’insonnia è il disturbo del sonno più frequente assieme alle apnee del sonno che si stima riguardino tra il 3% e il 7% della popolazione. Si tratta di una condizione medica caratterizzata da interruzioni nella respirazione durante il sonno dovute all’ostruzione totale o parziale delle vie aeree superiori. Per ovviare al problema, il trattamento prevede una maschera da indossare ogni notte in grado di erogare ossigeno ogniqualvolta si verifichi l’alterazione nella respirazione.
Ovviare a molti di questi problemi si può.
I suggerimenti per un sonno ristoratore
Andare a letto e svegliarsi sempre alla stessa ora pure nei giorni di vacanza, favorisce un buon riposo. Come anche dormire in una stanza ben arieggiata, buia e silenziosa e non assumere alcolici, caffeina e nicotina nelle sei-sette ore prima di coricarsi.
Piuttosto bere un bicchiere di latte. Una dieta equilibrata poi, soprattutto la sera, aiuta ad avere un migliore riposo. Alcuni cibi in particolare, più facilmente digeribili, aiutano a rilassare: pasta, riso, pane, orzo, lattuga, zucca, radicchio, cavolo, formaggi freschi, yogurt, uova bollite, pesce fresco, mandorle, noci.
Nello specifico pasta, riso, orzo, formaggi e pesce contengono il triptofano (presente anche nel latte), un aminoacido che favorisce la sintesi della seretonina, un neuromediatore fondamentale per il benessere, il rilassamento e il sonno profondo. Per quanto riguarda l’attività fisica pur se praticarla durante il giorno fa arrivare a sera più stanchi, non è consigliato praticarla nelle tre, quattro ore precedenti il sonno.
Silvia Bolognini