Pil in aumento del +3,3% anziché del +3,1%. Il ministro Franco: “Le tendenze di finanza pubblica sono complessivamente rassicuranti”
“L’economia italiana ha registrato 6 trimestri di crescita superiore alle aspettative”.
Per quanto subito dopo aggiunga che “le prospettive adesso risultano meno favorevoli in ragione del marcato rallentamento dell’economia globale e di quella europea, principalmente legato all’aumento dei prezzi dell’energia, all’inflazione e alla situazione geopolitica”, il Governo uscente lancia un sia pur parziale segnale di ottimismo in occasione dell’approvazione della Nadef 2022.
La Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, che ha ricevuto il via libera dal Consiglio dei Ministri di mercoledì 28 settembre, delinea infatti per l’economia italiana uno scenario con cifre migliori rispetto a quelle programmatiche di aprile.
Le tendenze di finanza pubblica presentate, scrive nella premessa il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ”sono complessivamente rassicuranti, sebbene il servizio del debito si faccia più pesante”. E “si continua a prevedere che il tasso di inflazione cominci a scendere entro la fine dell’anno“.
I numeri della Nadef 2022
Innanzitutto, il Documento, prevede per l’anno in corso che il livello tendenziale del prodotto interno lordo aumenti del 3,3% e non del 3,1% contenuto nello scenario programmatico del Def di aprile. Pur scontando una lieve flessione nella seconda metà dell’anno, ciò si lega alla crescita superiore al previsto registrata dal pil nel primo semestre.
Ma non solo. Scende anche il deficit tendenziale, che nel 2021 si era attestato al 7,2% e la Nadef prevede al 5,1% per l’anno in corso. Un livello addirittura inferiore all’obiettivo programmatico del 5,6% fissato nel Def. Determinante, in tal senso “il positivo andamento delle entrate e la moderazione della spesa primaria sin qui registrati quest’anno”.
E anche il rapporto tra debito e pil è previsto “in netto calo quest’anno”. La stima della Nadef lo fissa al 145,4%, in calo dal 150,3% del 2021 e “con un ulteriore sentiero di discesa negli anni a seguire fino ad arrivare al 139,3% nel 2025”.
La frenata prevista per il 2023
Il quadro proposto dal Presidente del Consiglio Mario Draghi e dal ministro dell’Economia e delle Finanze, com’è ovvio nell’attuale contesto di incertezza, non presenta però solo aspetti positivi. Pur non definendo gli obiettivi programmatici di finanza pubblica per il triennio dal 2023 al 2025, la Nadef prevede infatti una frenata nel prossimo anno.
“Nel 2023 – spiega prudenzialmente il Documento – a causa dell’indebolimento del ciclo internazionale ed europeo, la crescita tendenziale prevista scende allo 0,6% rispetto al 2,4% programmatico del Def di aprile; l’indebitamento netto tendenziale a legislazione vigente viene previsto al 3,4%, inferiore all’obiettivo programmatico del 3,9% del Def”.
Spetterà dunque alla prossima Legge di bilancio, uno dei primi appuntamenti per il nuovo Esecutivo, studiare la miglior azione di politica economica per trovare le contromisure. Anche pensando che ci sono ancora a disposizione 170 miliardi del Pnrr da spendere.
Alberto Minazzi