Il risultato di uno studio americano sottolinea i rischi per le persone sole con decadimento cognitivo e l’importanza dell’assistenza
Ogni 3 secondi, nel mondo, si registra un nuovo caso di demenza.
Un fenomeno, sottolinea l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per di più in crescente aumento nella popolazione: la stima è di oltre 55 milioni di persone che convivono oggi con una forma di demenza, destinate a diventare 75 milioni entro il 2030 e 132 milioni entro il 2025.
Invecchiare con un cervello in salute è però possibile.
Da tempo i medici indicano l’attività fisica e intellettuale tra i segreti di una vita più lunga e non segnata dal decadimento. E anche la vita di comunità, condividendo compagnia e interessi con altre persone, è una chiave fondamentale per un invecchiamento sereno.
La vita isolata e la demenza
Al riguardo, uno studio statunitense appena pubblicato su Jama Network Open evidenzia come la vita isolata ostacola l’accesso e l’utilizzo dei servizi necessari per le persone con deterioramento cognitivo.
Vivere da soli, affermano gli studiosi, a causa delle barriere sostanziali nell’accesso ai servizi sanitari e sociali di supporto, sarebbe infatti tra i determinanti sociali per i pazienti con deterioramento cognitivo tanto quanto povertà, razzismo e bassa istruzione.
Lo studio qualitativo, realizzato da ricercatori coordinati dall’Università della California di San Francisco, evidenzia che 1 americano anziano su 4 con demenza o deterioramento cognitivo lieve vive da solo. Questo, si sottolinea, significa esporsi al rischio di guidare pericolosamente, vagare fuori casa, confondere farmaci e mancare agli appuntamenti medici. Ma anche di trascuratezza di sé, malnutrizione, cadute e sviluppo di patologie mediche non trattate.
L’importanza di un sostegno
I risultati si basano sulle interviste effettuate a 76 operatori sanitari di 20 professioni di California, Michigan e Texas che hanno lavorato in cliniche della memoria, servizi di assistenza domiciliare e servizi sociali. Gli studiosi, riferendosi alla situazione statunitense, dove l’assistenza domiciliare sovvenzionata non è garantita come per esempio in Europa, sottolineano l’importanza di tale sostegno per le persone anziane.
In mancanza di questo, sottolinea l’autrice principale dello studio, Elena Portacolone dell’Institute for health and aging dell’Università di San Francisco, le prospettive sono destinate a diventare sempre più critiche, “perché non sono disponibili trattamenti efficaci per invertire il decorso del deterioramento cognitivo, la mancanza di figli e il divorzio sono comuni e si prevede che gli anziani vivranno più a lungo e spesso da soli”.