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Anziani: dal 2025, l’assegno universale

Anziani: dal 2025, l’assegno universale

Il Consiglio dei ministri approva il decreto legislativo che introduce una serie di politiche a favore della terza età. Meloni: “Riforma attesa oltre 20 anni”

Dall’introduzione della “prestazione universale” per l’assistenza agli ultraottantenni con risorse economiche limitate e un “livello di bisogno assistenziale gravissimo”, a una serie di “misure specifiche per prevenire la fragilità delle persone anziane, per favorirne la salute e per l’invecchiamento attivo”.
Il Consiglio dei ministri ha approvato, in esame preliminare, un decreto legislativo che introduce “disposizioni in materia di politiche in favore delle persone anziane”.
L’attuazione della delega sulla materia assegnata dal Parlamento all’Esecutivo a marzo dello scorso anno, che attua il cosiddetto “Patto per la terza età”, è comunque “solo una tappa di un percorso che andrà avanti per tutta la legislatura”, ha spiegato il presidente del Consiglio, sottolineando che la disponibilità finanziaria supererà nel biennio il miliardo di euro.
“È una riforma – ha concluso Meloni nella dichiarazione ufficiale pubblicata sul sito di Palazzo Chigi – di cui andiamo orgogliosi e che l’Italia aspettava da più di 20 anni. Diamo finalmente risposte concrete ai bisogni dei nostri oltre 14 milioni di anziani, ai non autosufficienti e alle loro famiglie”.

Prestazione universale sperimentale dal 2025: requisiti e caratteristiche

La principale novità introdotta dalla legge delega è l’avvio, in forma sperimentale, della nuova prestazione universale (indicata anche con l’acronimo PU) che, ha sottolineato il premier, “consentirà di aumentare di oltre il 200% l’assegno di accompagnamento degli anziani più fragili e bisognosi”.
Il periodo di sperimentazione partirà il 1° gennaio 2025 per concludersi, dopo 2 anni, il 31 dicembre 2026.
La PU sarà erogata dall’Inps agli anziani in possesso di alcuni requisiti. In primis, quello anagrafico, che prevede un’età di almeno 80 anni. Lo stesso Istituto definirà quindi, sulla base di alcuni indicatori, la sussistenza di un bisogno assistenziale di estrema gravità. È infine richiesto un Isee in corso di validità per prestazioni agevolate di natura socio-sanitaria non superiore a 6 mila euro.

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Due quote per la cura e l’invecchiamento attivo

Il decreto prevede inizialmente un limite massimo di spesa pari a 300 milioni annui e la prestazione si comporrà di due parti.
La prima è una quota fissa monetaria di 527,16 euro mensili, corrispondenti all’attuale indennità di accompagnamento. Vi si potrà aggiungere il cosiddetto “assegno di assistenza”, consistente in una quota integrativa, da 850 euro al mese.
Questa servirà per coprire il costo del lavoro di cura e assistenza svolto da lavoratori domestici o l’acquisto di servizi destinati a tale lavoro, per promuovere un progressivo potenziamento delle prestazioni assistenziali di sostegno agli anziani non autosufficienti. In prospettiva, l’assegno andrà a sostituire progressivamente la stessa indennità di accompagnamento.

Le altre misure a favore degli anziani

Il decreto legislativo approvato in Consiglio dei ministri comprende poi una serie di misure che affrontano alcune problematiche specifiche della terza età.
Il Governo, per esempio, promuove strumenti di sanità preventiva e di telemedicina a domicilio, introduce misure volte per contrastare l’isolamento e la deprivazione relazionale e affettiva degli anziani.
Altre misure, come quelle che incentivano il turismo lento o l’impiego in organizzazioni di volontariato e formazione, puntano a favorire il mantenimento delle capacità fisiche, intellettive e sociali degli anziani. Si sostiene poi il ricorso a nuove forme di domiciliarità e di coabitazione solidale domiciliare per le persone anziane e di coabitazione intergenerazionale.
Ancora, il Governo promuove con questo provvedimento la mobilità degli anziani attraverso l’istituzione di un apposito fondo destinato trasporto pubblico locale, nonché la loro alfabetizzazione informatica e facilitazione digitale. E si introducono la previsione di servizi residenziali e semiresidenziali socioassistenziali e sociosanitari e il potenziamento delle reti locali delle cure palliative.

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La non autosufficienza

Quanto agli anziani non autosufficienti, il testo opera un intervento di riordino, semplificazione e coordinamento per rendere più efficaci gli interventi integrati nell’ambito dell’assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria aggiuntiva rispetto alle prestazioni fornite dal Servizio Sanitario Nazionale.
In questo campo, si prevede, tra l’altro, anche l’introduzione della “Valutazione multidimensionale unificata” (Vmu) di base, a livello nazionale, per l’orientamento della persona anziana e la determinazione della condizione di non autosufficienza e del relativo stato di bisogno assistenziale.
Gli anziani potranno ottenere la valutazione multidimensionale per l’erogazione dell’orientamento e del sostegno informativo, destinati a favorire il pieno accesso agli interventi e ai servizi sanitari, sociali e socio-sanitari, nell’ambito dei “punti unici d’accesso” (Pua).
Infine, il decreto introduce un’offerta integrata di assistenza e cure domiciliari al fine di erogare a domicilio interventi “caratterizzati da un livello di intensità e complessità assistenziale variabile nell’ambito di specifici percorsi di cura e di un progetto di assistenza individuale integrato”.

Alberto Minazzi

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Tag:  anziani, Governo