Uno studio italiano evidenzia il collegamento tra livelli bassi della proteina nel sangue e mortalità per cancro e malattie vascolari
La medicina aveva già evidenziato che più alti sono i livelli nel sangue di albumina sierica, proteina che tra l’altro contribuisce a mantenere stabile il livello dei liquidi dell’organismo, minore è la mortalità complessiva.
Ma l’associazione con cause specifiche di morte, come cancro o malattie vascolari, era fino a oggi incerta.
A colmare la lacuna sono ora i risultati, pubblicati sulla rivista scientifica “The Lancet”, raggiunti dallo studio di coorte prospettico coordinato dall’Università Sapienza di Roma. Una scoperta che può tradursi in importanti possibilità sul piano della prevenzione nelle persone a rischio.
Il collegamento tra albumina, tumore e infarto
L’interpretazione conclusiva fornita dagli studiosi è che “gli individui di età uguale o superiore a 65 anni con livelli di albumina sierica uguali o inferiori a 35 grammi per litro presentano un rischio più elevato di mortalità totale, cancerosa e vascolare”. Dopo la stratificazione per età dei risultati raccolti è stata però esclusa l’associazione tra ipoalbuminemia e mortalità per le persone sotto i 65 anni.
La coorte analizzata, seguita per un periodo mediano di 13,1 anni, era infatti composta da 17.930 soggetti di almeno 35 anni, con età media di 54 anni e una quota di over 65 pari al 18,4% del totale. I livelli bassi di albumina nel sangue sono stati riscontrati in 406 individui (il 2,3% del totale) e sono stati registrati 1.428 decessi, di cui 574 attribuiti a cancro e 464 a cause vascolari.
La spiegazione del perché e le possibili applicazioni della scoperta
L’albumina costituisce tra il 55% e il 65% delle proteine plasmatiche totali, svolge attività antiossidante, antinfiammatoria e anticoagulante e concorre al trasporto di sostanze come ormoni e vitamine. È prodotta dal fegato, alla cui funzionalità, insieme a quella dei reni, è strettamente collegata la sua concentrazione nel sangue, diminuendo la quale si accentua lo stato infiammatorio sistemico.
È questo stato, spiegano gli autori, a facilitare l’iperattività delle cellule che possono portare all’insorgenza del cancro o di una trombosi. Spesso, ha poi notato la ricerca, l’ipoalbuminemia si collega a livelli socioeconomici più bassi, che, come capita per molti anziani, si traduce anche in una dieta di scarsa qualità. La possibilità di controllare questo valore attraverso un esame di primo livello semplice e disponibile anche a basso costo apre dunque alla possibilità di aumentare l’attenzione clinico-diagnostica nei casi a rischio.
Alberto Minazzi