Ci sono attività imprenditoriali che chiudono. Ma molte altre che resistono. Negozi storici, che sono nei decenni diventati veri e propri punti di riferimento in città. Ognuno, con le proprie competenze e nel proprio settore, ha saputo evolvere nel tempo, rinnovandosi, mantenendo qualità e passione, tramandate per generazioni.
Metropolitano.it è andato a scovarle tra le vie di Mestre e le calli di Venezia.
Quando, nel 1946, Luciano Mascari aprì il suo negozio a Rialto, Venezia si stava lentamente riprendendo dallo shock e dai lutti della guerra.
I bambini tornavano a giocare nei campi e se non facevano ammattire le mamme, magari a casa trovavano un po’ di castagnaccio. Per i più grandi poteva esserci della frutta secca. Appunto castagnaccio e frutta secca erano i soli prodotti in vendita in quel francobollo di bottega che papà Luciano e mamma Sonia avevano vicino alla Pescheria.
Di più non si poteva. Non per i soldi, comunque pochi, ma per lo spazio: appena 8 metri quadrati. Eppure, castagnaccio, noci e fichi vendevano eccome.
Così, passo dopo passo, metro quadrato dopo metro quadrato, sacrificio dopo sacrificio, mentre la città cambiava, anche il negozio di Luciano si allargava, apriva nuove vetrine, aumentava i prodotti.
“Oggi siamo rimasti l’unica vera completa drogheria di Venezia.Qui vengono tutti, perché, e fa male ammetterlo, la città si è svuotata anche di negozi veri per far vivere una comunità, per fare in modo che Venezia non sia solo un contenitore di turisti” dice con rammarico Gino Mascari che, assieme al fratello Gabriele, ha preso in mano le sorti di questo ricco emporio dopo la morte del padre.
La signora Sonia qualche volta si fa ancora vedere dietro il banco “Una passione che non svanisce” sottolinea Gabriele.
E’ così drammaticamente vero quanto affermano i due fratelli Mascari che, se in cucina manca qualcosa, a Venezia si dice “Vado da Mascari” perché si è sicuri di trovarla, per quanto esotica e insolita sia.
I Mascari, riferimenti per veneziani e personaggi noti
Spezie, scenograficamente presentate in vetrina, sciroppi, the e caffè in chicchi (conservati come una volta nei piccoli silos al banco). E poi biscotti, marmellate da tutto il mondo, preparati per dolci, cioccolatini. Frutta secca in stagione in omaggio alle origini.
Un mondo dove perdersi, sapientemente offerto fra giochi di specchi e vetrine squillanti: se “si va da Mascari” si troverà sempre qualcosa di speciale.
Arrigo Cipriani, che di accoglienza e ristorazione se ne intende, anni fa trovò qui un pepe cinese particolarmente aromatico.
“Non ne volle più fare a meno, controllate” racconta Gino, che aggiunge: “Paolo Villaggio veniva sempre durante la mostra del cinema e voleva la mostarda veneta a cucchiaio, la migliore diceva. Ma era settembre e non si metteva in vendita prima dei mesi autunnali. Allora puntava ai vini”. Già, l’enoteca.
Uno scrigno del bere evoluto ideato e creato a fine anni ‘90 da Gabriele, che per prepararsi seguì anche il corso per sommelier. “Venezia è una città di qualità e non volevo deludere la nostra clientela: vini da pasto e meditazione, la spumantistica italiana più ricercata, gli Champagne di pregio. E gli alcolici”. I gusti cambiano e sono arrivati anche i rum, i gin, accanto agli evergreen.
Tener duro anche nelle difficoltà
“Il 90% di chi viene qui è veneziano, anche di terraferma, e ci premia perché manteniamo lo spirito di un negozio di qualità; ma siamo pure consapevoli che l’alternativa, spesso, è il centro commerciale. Anche il nostro è un contributo alla tutela della città”. Così sempre, anche quando altri mollavano e Venezia si impoveriva della sua rete commerciale.
“Non è raro che arrivi di corsa un dipendente di qualche celebre ristorante per acquistare quell’ingrediente che trova solo qui” racconta Gino, un passato da rugbista e socio della Bucintoro, appassionato di motociclismo. Infatti, deve averne parlato a Giacomo Agostini, e così il campionissimo si fa vedere anche qui durante i suoi soggiorni lagunari. Da Mascari vanno spesso anche altri campioni. Del remo in questo caso, Rudi e Igor Vignotto. “E Nino Smeraldi, uno dei fondatori del gruppo Le Orme. Un campione anche lui, nel suo genere” dice Gino. C’è tanta Venezia qui, che si è fatta forza anche durante il Covid e pure un acquisto di una bottiglia o di un po’ di anice stellato o dulce de leche “da Mascari”è servito a socializzare e far sentire viva questa città, nonostante tutto. Ancora dopo 75 anni.