L’Italia maglia nera in Europa per le conseguenze legate all’errato uso di questi medicinali: il libro bianco dell’Onsar lancia una sfida fondamentale
I medici hanno lanciato più volte l’allarme: curare tutto con gli antibiotici, influenza, raffreddore o laringo-tracheiti è non solo inutile, ma può avere nel tempo anche pericolosi effetti collaterali.
Perché gli organismi infettivi sono in grado di sviluppare una resistenza nei confronti di questi medicinali, facendo così venire meno l’utilità di un loro uso quando, al contrario, si rivelerebbero un ausilio fondamentale per la cura. Un processo che è facilitato non solo dalla sempre maggior diffusione di antibiotici in zootecnia e agricoltura, determinando un’assunzione da parte degli esseri umani attraverso l’alimentazione, ma anche dall’abuso di questi medicinali.
Italia maglia nera in Europa
Nonostante il trend di calo del 37,4% nell’uso di antibiotici tra il 2013 e il 2021, sotto diversi punti di vista su questo fronte gli italiani sono la maglia nera in Europa.
Nel nostro Paese, in più di 1 caso su 4 (esattamente il 28,2%) chi si ammala di comuni patologie virali si cura in modo inappropriato con gli antibiotici.
Con costi non solo economici, ma anche in termini di vite umane. Sono infatti 11 mila ogni anno i decessi registrati nel nostro Paese direttamente collegati alla resistenza agli antibiotici, a cui ne vanno aggiunti altri circa 70 mila (circa 200 al giorno) per sepsi, cioè dovuti a infezioni correlate causate da germi resistenti. Ovvero un terzo dei casi di mortalità di tutta l’Unione.
Il “Libro bianco” dell’Onsar
Queste tematiche sono affrontate nel “Libro bianco sull’antimicrobico resistenza in Italia: una sfida improrogabile”, appena presentato dall’Osservatorio nazionale sull’antimicrobico resistenza (Onsar) in occasione della World Antibiotic Awareness Week.
Un volume, scaricabile gratuitamente dal sito , che, in 15 capitoli, analizza dati e propone azioni concrete.
“È una situazione insopportabile – ha commentato presentando il libro Walter Ricciardi, presidente di Onsar ed ex presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – soprattutto perché tutte queste morti possono essere prevenute con un’azione coordinata, strutturata, multidisciplinare, multi-istituzionale. Ma dobbiamo avere la volontà di agire”.
O’Neil: “La farmaceutica avrebbe bisogno del suo Elon Musk”
Del resto, è stato sottolineato, nel mondo oltre il 75% delle morti è legata ad appena 6 geni, a partire dall’escherichia coli.
È su questi, dunque, che dovrebbe concentrarsi in particolare la ricerca, a partire da quella di nuovi antibiotici.
“La farmaceutica – ha detto al riguardo, nel suo intervento, Jim O’Neill, l’economista britannico che nel 2016 fu a capo del lavoro che lanciò l’allarme della resistenza agli antibiotici – avrebbe bisogno del suo Elon Musk, di un visionario capace di intercettare i bisogni innovando al punto da costringere gli altri a seguirlo sul terreno delle esigenze dei cittadini”.
L’Amr e gli impatti economici e sull’assistenza ospedaliera
L’Organizzazione Mondiale della Sanità inquadra l’antimicrobico resistenza, o Amr, tra le 10 minacce per la salute umana.
L’Italia si è dotata già dal 2017 di un piano di contrasto.
Il Libro bianco sottolinea però che il nostro Paese spende oltre 4 mila euro soltanto per il costo diretto per singola infezione correlata all’assistenza in terapia intensiva, con un costo pro capite al 2050 stimato in 40 euro.
Fino a quella data, ammonisce l’Ocse, l’Italia rischia di perdere 23,8 dollari per perdita di produttività pro capite e aumentare di 4.608 giorni ogni 100 mila abitanti i ricoveri per trattare le complicazioni dell’Amr.
Prevenzione e controllo potrebbero evitare 50 mila decessi nell’Ue
Proprio l’aspetto degli impatti sull’ambiente ospedaliero è uno dei più delicati. “Oggi – riprende Ricciardi – migliaia di persone vanno in ospedale sperando di trovare una soluzione ai loro problemi e molto spesso ne escono morte”. Eppure, continua il presidente dell’Onsar, sarebbe sufficiente una miglior organizzazione: dalla sanificazione degli ambienti, degli strumenti e delle mani di operatori e caregiver, alla maggior appropriatezza nell’utilizzo degli antibiotici. Si stima infatti che, fino al 2050, le sole attività di prevenzione e controllo potrebbero evitare circa 50 mila decessi nell’Ue.
Decessi per sepsi: in Italia soprattutto nel Nord-Est
In ospedale, il rischio è soprattutto quello della sepsi che, nel 2017, nel mondo ha registrato circa 50 milioni di casi e 11 milioni di decessi che hanno visto questa infezione come causa primaria o intermedia. In Italia, nel 2020, le morti per sepsi come causa iniziale sono state 8.281, soprattutto nel Nord-Est, con un incremento medio annuo del +4,8% dal 2011.
I decessi sepsi-correlati sono stati invece 61.613 (aumento medio del +6,7% ogni anno), per l’88% verificatisi in ambito ospedaliero. Un fenomeno che, si sottolinea, riguarda soprattutto gli over 75.
Alberto Minazzi