Un’immagine dipinta intingendo i pennelli nel caffè, in omaggio a un italiano che ha contribuito a far conoscere questa bevanda nel mondo.
E’ il doodle che oggi Google, in occasione dei 171 anni dalla sua nascita, dedica al torinese Angelo Moriondo, l’inventore della prima macchina per caffè della storia.
Forse non è stato proprio un caso che a brevettarla ci pensasse proprio il giovane imprenditore.
La sua famiglia era titolare di una delle più famose aziende di cioccolato e forniva anche la Real Casa Savoia. Era proprietaria anche dell’American Bar e del Grand Hotel Ligure: come spesso accade, le migliori idee nascono da precise necessità.
In questo caso, sembra sia stata l’impazienza dei clienti nell’attendere il caffè preparato tradizionalmente ad aver sollecitato l’ingegno di Angelo.
Occorreva soddisfare più velocemente le richieste dei clienti, riuscendo a evadere più ordini contemporaneamente.
Occorreva un caffè buono e veloce. E’ così che è nato l’ “espresso”.
Una macchina a vapore con strategiche serpentine
La macchina che Angelo Moriondo presentò all’Esposizione Generale di Torino nel 1884 (e chi gli valse una medaglia di bronzo), grazie a delle serpentine che conducevano l’acqua bollita ai vari contenitori, riusciva a produrre 10 caffè ogni due minuti, concentrando la miscela, che risultava così anche dal gusto più deciso.
Fu subito un successo, tanto che i brevetti di Moriondo furono presto acquistati e la macchina del caffè divenne un must di tutti i locali che vendevano la nota bevanda e che potevano pubblicizzarsi riprendendo il titolo con il quale era stato depositato il brevetto: “Nuove macchine a vapore per la confezione economica e istantantea di bevande a base di caffè, metodo A. Moriondo”.
Il Caffé in Italia
Il caffé fu presto amato dagli italiani.
Furono i commerci della Serenissima con l’Oriente a introdurre le preziose bacche nel nostro Paese e in Europa.
Importato a Venezia, il caffé divenne subito un prodotto talmente ricercato che la “negra bevanda”, come venne all’inizio chiamato, fu anche merce di contrabbando.
I preziosi chicchi furono caricati per la prima volta in una galea, assieme a molte altre spezie, nel 1624.
Ma ci volle mezzo secolo perché fosse venduto al di fuori della farmacie e delle drogherie, tra l’altro a costi molto elevati.
Le prime notizie di una “botega da caffè” in Piazza San Marco risalgono alla fine del XVII secolo, poi il fenomeno si diffuse al punto di arrivare a contare, nel 1763, ben 218 caffetterie.
Pochi anni dopo che il caffè si diffuse anche nel capoluogo campano, grazie a Maria Carolina d’Asburgo, che sposò nel 1768 il re Ferdinando IV di Borbone ed esaltò l’uso della bevanda nera insieme agli altri usi viennesi introdotti a corte.
Le origini della “cuccumella” napoletana si fanno risalire invece a un ballo alla Reggia di Caserta, dove la regina consorte fece servire il caffè agli invitati.