Il report di Avviso Pubblico: nel 2023, un’intimidazione ogni 28 ore. Colpiti soprattutto i piccoli Comuni
Assumere un incarico pubblico è un onere e un onore. Ma, purtroppo, troppo spesso diventa anche un rischio.
Pur con una leggera flessione rispetto al picco del 2018, ma anche nei confronti del 2022, lo scorso anno sono stati infatti ben 315 gli atti intimidatori, di minaccia e di violenza rivolti a sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, ma anche dipendenti della Pubblica amministrazione, degli enti locali italiani. In pratica, uno ogni 28 ore.
Il preoccupante dato emerge dal report “Amministratori sotto tiro 2023”, appena pubblicato dall’associazione Avviso Pubblico e presentato a Roma nella sede della Federazione nazionale della Stampa italiana.
Meglio che in passato ma un trend che non si arresta
Il totale registrato lo scorso anno sull’intero territorio nazionale fa segnare a dire il vero una flessione del -3,5% rispetto agli episodi analoghi registrati 12 mesi prima, quando erano stati 326.
Pur contenuto, il calo ha portato il fenomeno ad assumere nel 2023 la dimensione più bassa dal 2011, con soprattutto un -45% se paragonato al rapporto relativo al 2018, quando le intimidazioni erano state ben 574.
Tra i dati 2023, Avviso pubblico sottolinea che il 26% dei casi, dato stabile su base annua, riguarda episodi che sono arrivati ai rappresentanti istituzionali e lavoratori pubblici da comuni cittadini.
Scendendo nel dettaglio, le minacce dirette e indirette che hanno coinvolto le donne sono stati il 17% del totale.
Da segnalare che, rispetto al 2022, quando erano stati i social network e le lettere minatorie le tipologie più utilizzate per intimidire amministratrici e dipendenti, nel 2023 il 31,5% dei casi di intimidazione è avvenuto tramite incendi. Elevata (il 21%) anche la quota di episodi avvenuti in 42 Comuni le cui Amministrazioni sono state sciolte, più o meno di recente, per infiltrazioni mafiose: 14 in Campania, 10 in Calabria, 10 in Sicilia, 5 in Puglia, 3 in altre regioni.
C’è poi una netta predominanza, quanto alle dimensioni dei Comuni interessati, di realtà fino a 20 mila abitanti tra quelle in cui si sono verificati casi registrati da Avviso Pubblico. Le intimidazioni nei Comuni più piccoli sono infatti il 55% del totale, con un 26% di episodi in quelli sopra i 50 mila abitanti e il restante 19% in Comuni di dimensioni intermedie, tra 20 mila e 50 mila abitanti.
Italia seconda in Europa per minacce agli amministratori pubblici
Il rapporto si sofferma infine anche sul confronto tra l’Italia e altri Paesi europei, sulla base dei dati, per quanto relativi ai soli atti di violenza rivolti contro rappresentanti, funzionari e impiegati delle Amministrazioni locali o dei Governi nazionali a livello locale, raccolti dall’associazione no profit Armed Conflict Location & Event Data Project, con cui Avviso Pubblico ha sottoscritto un protocollo di collaborazione.
A livello continentale, dopo 3 anni in cui il nostro Paese aveva mantenuto il non invidiabile primato, lo scorso anno è avvenuto il sorpasso da parte della Francia, con 127 casi censiti, soprattutto per l’aumento delle azioni di massa che si sono tradotte in contestazioni violente, sui 263 totali (216 nei Paesi dell’Unione Europea e 47 negli altri). L’Italia è ora seconda, con 63 casi, davanti a Ucraina (26), Russia (15), Grecia (salita da 5 a 12), Germania (6 casi) e Cipro (4). Tra le tendenze generali, la prevalenza della natura anonima degli attacchi.
Alberto Minazzi