Lunedì 13 dicembre, nella Sala della Regina di Montecitorio, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha presentato TEA, il rapporto sulla Transizione Ecologica Aperta che fotografa la situazione ambientale italiana.
Un tema, questo, diventato di fondamentale importanza per preservare la vita dell’essere umano sul pianeta Terra, soprattutto alla luce dell’era pandemica che stiamo attraversando.
Due aspetti legati a doppio filo con il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), l’enorme investimento economico che da qui al 2026 impegnerà il nostro Governo nell’attuazione dei provvedimenti più idonei a lanciare l’Italia nel futuro.
“Transizione aperta significa vagliare le diverse strade che abbiamo di fronte – ha rilevato il presidente dell’Ispra Stefano Laporta – La scienza ha ruolo primario nella discussione”.
Il rapporto TEA
Quindi, dove va l’ambiente italiano?
TEA, come ha detto il vice presidente del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente Marco Lupo, evidenzia “un rapporto in chiaro-scuro”.
Tra gli aspetti positivi c’è un “disaccoppiamento tra crescita economica e uso di energia e materiali”, dove questi due aspetti non crescono più di pari passo. Nel suo intervento il vice presidente Lupo ha posto l’accento sulle difficoltà che il monitoraggio di Ispra e il Sistema Nazionale dovranno affrontare: “la consapevolezza richiesta a ogni cittadino sul tema, la velocità dello sviluppo tecnologico che impone continui aggiornamenti e l’attuazione del prossimo PNRR. Serviranno nuovi investimenti per rafforzare il Sistema di rilevamento, dal punto di vista tecnologico e umano, oltre all’attuazione di decreti volti a sbloccare leggi utili alla causa. Tra questi, la legge 132 e la legge 68/2015 sull’utilizzo di proventi da sanzioni su reati ambientali”.
Traguardi e obiettivi
Alessandro Bratti, direttore generale di Ispra, ha spiegato secondo questa linea il rapporto vero e proprio, suddiviso in due macroaree: ciò che riguarda i sistemi naturali e l’area dei sistemi umani.
Tra i tanti dati ricordati, spicca a favore il raddoppio, dal Dopoguerra, delle aree forestali (oggi pari al 37% del suolo nazionale).
Le aree a terra protette, invece, sono al 20%: questo scrigno di biodiversità animale e vegetale dovrebbe raggiungere la quota del 30% per essere ottimale.
Delicata la situazione marittima: grazie all’investimento di 400 milioni previsto dal PNRR, si auspica una maggiore protezione degli stock ittici e una riduzione di oggetti plastici (da 300 oggetti ogni 100m a 20).
L’aria invece, nonostante un generale miglioramento, vede ancora dei parametri fuori scala in alcune zone italiche (Pianura Padana, Lazio) cui bisogna porre rimedio; le emissioni di Co2 sono in calo, ma si richiedono interventi nei comparti del trasporto e dell’edilizia.
Sistemi umani
Su ciclicità e risparmio si gioca invece la partita nei sistemi umani.
Il dato positivo riguarda il rapporto tra PIL e uso dei materiali: se il primo cresce, il secondo rimane costante, denotando quindi un minor spreco. Anche le percentuali sulla raccolta differenziata sono in aumento, con il 20% di materiali re-immessi nel ciclo di produzione (9 punti al di sopra della media europea).
Da migliorare invece il consumo del suolo, non solo da un punto di vista edilizio ma di semplice occupazione a scapito della crescita ambientale.
Lo scotto da pagare, da questo punto di vista, sarebbe l’incremento del dissesto idrogeologico, in un Paese fortemente delicato come lo è l’Italia. L’invito di Alessandro Bratti, in conclusione al suo intervento, è un continuo monitoraggio ambientale, con particolare attenzione alle nuove tecnologie che potrebbero portare a galla nuovi problemi, di pari passo con una maggiore formazione tecnica per il personale preposto e una migliore integrazione tra leggi esistenti e nuove competenze.
“L’Italia è il laboratorio ideale per chi si occupa di ambiente”
L’evento di presentazione si è concluso con gli interventi di Alessia Rotta, presidente della Commissione Ambiente alla Camera, la quale ha ricordato come la Transizione Ecologica sarà una chiave trasversale per aprire le porte del futuro economico e ambientale del paese, e della senatrice Maria Alessandra Gallone, segretario della Commissione territorio ambiente del Senato: “Manca un sistema sovra ideologico, che possa evitare di demonizzare a prescindere determinate soluzione e che possa sostenere la ricerca in questo senso. L’Italia è il laboratorio ideale per chi si occupa di ambiente”.
Damiano Martin
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