Gli effetti si ripercuotono sempre più a cascata su settori e aree geografiche diverse
I disastri a livello globale, nel 2015, erano stati circa 400.
Entro il 2030, se verranno confermate le tendenze, potrebbero arrivare a 560 l’anno, con un aumento del 40% in soli 15 anni.
L’allarme è lanciato all’interno della 6^ edizione del Global Assessment Report on Disaster Risk Reduction dell’Onu.
Il tema centrale del rapporto 2022 è “come i sistemi di governance possono evolversi per affrontare meglio i rischi sistemici del futuro”.
“Nel mondo affollato e interconnesso di oggi – si sottolinea – i disastri si ripercuotono sempre più a cascata su aree geografiche e settori”.
“Eventi catastrofici ai massimi storici”
Pur essendosi registrato nel periodo 2010-2019 un leggero rallentamento rispetto al decennio 2000-2009, ricorda il capitolo del report intitolato “Il nostro mondo a rischio”, “la frequenza complessiva di eventi catastrofici segnalati rimane ai massimi storici”.
Particolarmente a rischio si presenta la situazione dell’Asia, a partire dai Paesi in cui sono più elevate le quote di popolazione in stato di povertà: dall’India al Bangladesh, dal Vietnam alle Filippine.
Il tutto senza considerare le migliaia di eventi minori, con meno di 30 morti o meno di 5 mila case distrutte, che non vengono segnalati in quanto non generano impatti elevati a livello nazionale o internazionale, anche se non va commesso l’errore di sottovalutare le perdite a livello locale.
Dai terremoti agli tsunami, dalla siccità e alle temperature estreme
La quantità di disastri ambientali di medio-larga scala tra il 1970 e il 2000 era infatti attestata in media a 90-100 ogni anno.
Nel ventennio successivo si è passati a 350-500, tra disastri geofisici (terremoti, tsunami ed eruzioni vulcaniche), climatici e meteorologici, ma anche focolai di rischi biologici, dai parassiti in agricoltura alle epidemie.
Quanto al clima, la siccità fa registrare grandi variazioni di anno in anno, anche se – sottolinea il rapporto – “le tendenze attuali indicano un probabile aumento di oltre il 30% tra il 2001 e il 2030”.
Si potrebbe cioè passare da una media di 16 eventi l’anno del periodo fino al 2020 a 21 entro il 2030.
Sarebbe inoltre destinato a triplicare, sempre entro il 2030, il numero di eventi di temperature estreme.
Miglior difesa ridurre la vulnerabilità
“Nonostante i progressi – rimarca quindi il Report dell’Onu – la creazione del rischio supera la sua riduzione” e “anche gli impatti indiretti a cascata possono essere significativi”.
In tal senso, l’esempio citato è quello del Covid, i cui impatti economici negativi si sono fatti sentire in molti Paesi ancor prima dell’arrivo del contagio. “La miglior difesa contro gli shock futuri – conclude il rapporto – è trasformare i sistemi, costruire resilienza e ridurre la vulnerabilità, l’esposizione e la disuguaglianza che guidano i disastri”.
“Niente- commenta il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres – mina lo sviluppo sostenibile come i disastri. Possono distruggere decenni di progresso in un istante”.
“L’ultimo panel intergovernativo sul rapporto sui cambiamenti climatici – aggiunge Mami Mizutori, capo dell’Ufficio dell’Onu per la riduzione dei disastri – avverte che, senza una riduzione immediata e profonda delle emissioni in tutti i settori, mantenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia di 1,5° sarà impossibile”.
Alberto Minazzi