C’è chi ci vede “un ammasso di ferraglia” e chi una vera e propria opera d’arte.
Chi invoca la tradizione rivendicando il diritto a un grande abete verde con palline rosse e luci colorate e chi, invece, evoca la dimensione artistica contemporanea di Venezia e la sua cultura da sempre cosmopolita.
L’albero di Natale realizzato dall’artista di fama internazionale Fabrizio Plessi in Piazza San Marco, a Venezia, è stato acceso solo ieri (04 dicembre ndr), ma ha di fatto diviso la città.
Un po’ guelfi, un po’ ghibellini
Sui social le fazioni si scontrano e confrontano già da giorni, da quando, cioè, l’opera è stata presentata alla stampa. La querelle è diventata poi ancor più viva nel momento in cui, a Mestre, è stato ufficialmente acceso il grande albero di Natale di Piazza Ferretto. Tradizionale, imponente, con i colori e le forme note del Natale.
Un po’ guelfi e un po’ ghibellini, tra i manichei delle opposte fazioni, chi per primo riporta alla serenità e alla battuta l’intera questione, è proprio il Maestro Plessi, che giocando sul suo cognome (Plessi, amplessi e perplessi?) e dall’alto dei suoi 80 anni di saggezza e di mestiere, racconta il suo albero di natale “fatto di tecnologie, di digitale e di elementi che soltanto oggi l’artista può avere a disposizione”.
L’albero di Plessi
Alto 10 metri, per un peso di 9 tonnellate, l’albero di Plessi è composto da 80 “piccoli” monitor di luce disposti a forma di abete.
Qualcuno ci ha voluto vedere dei lingotti d’oro, qualcun altro altre forme poco legate al Natale.
Da quei monitor, escono in realtà 80 flussi di luce rivolti verso 80 diverse direzioni.
“Vogliono sottolineare l‘intreccio secolare di culture che c’è sempre stato a Venezia“, spiega l’artista, che tutti quei monitor ha voluto avessero, accesi, il colore dell’oro “perché è un metallo incorruttibile, come questa città, che attraversa interi secoli mantenendo sempre fede a se stessa”.
Un albero d’oro per l’anno più buio
L’oro, per il pioniere della videoarte in Italia, è il colore di Venezia.
Sempre sua, e ancora interamente dorata, è anche l’installazione digitale delle cascate d’oro che illuminano l’intera Piazza San Marco, così come l’illuminazione dei portici.
E’ in questo contesto che va letta anche l’albero digitale. Un unicum.
“La Basilica di San Marco è ricca di mosaici d’oro e io ho pensato che questi elementi che la compongono si potessero sciogliere e diventare delle grandi cascate – racconta – L’oro è il più nobile e puro dei materiali e l’uso del digitale in questo contesto diventa emozione spirituale che si esprime nell’unico linguaggio possibile oggi, permettendoci di raggiungere gli altri pur nella distanza fisica. L’albero è quindi una scultura evocativa che sta a dimostrare come, ancora una volta – conclude Plessi – sarà la luce dell’arte a indicare la strada per superare insieme questi tempi bui”.
Venezia e la sua incorruttibile bellezza
Un Natale speciale, quindi, in una città speciale per questo artista veneziano d’adozione che in laguna ha ritrovato le proprie radici. “Venezia è la città che mi ha accolto quando avevo 14 anni, è una città in cui il contemporaneo deve vivere in completa fusione con il passato, perché passato e futuro convivono nella stessa esperienza – rileva – E’ una città che a tutto sopravvive, alla nostra vita e a questo particolare momento storico. In questo anno buio, più che di un albero tradizionale, ho pensato ci fosse bisogno di dare un messaggio di nuova luce e di tolleranza al mondo proprio a partire da questa città, eterna, di incorruttibile bellezza”.
Trovo l’installazione pregevole ed evocativa.
Un albero d’oro ,una fonte di luce che ci compenetra e compenetra la città di Venezia.Un grazie al Maestro Plessi genio della luce.
Arch.Lcena Elli.