Nella Giornata Nazionale dell’Albero, cresce la consapevolezza sul valore della certificazione forestale: un investimento per l’ambiente e l’economia
Ogni giornata dell’anno è buona per celebrare qualcosa.
Sembra quasi una forzatura, tra gli anniversari veramente importanti – la Giornata della memoria del 27 gennaio ne è un esempio – e quelli un po’ più “risibili” (chiedete al primo venerdì di febbraio e ai calzini spaiati).
Tra le tantissime, alcune di queste giornate servono, quantomeno, per creare o riportare una consapevolezza diversa verso qualcosa di necessario, anche se dato per scontato, come gli alberi.
La Giornata Nazionale dell’Albero è stata istituita per la prima volta, in Italia, il 21 novembre 2013 – un anno dopo l’esordio della Giornata mondiale delle foreste, del 21 dicembre – con lo scopo di tutelare l’ambiente, preservarlo dall’inquinamento e festeggiarlo, grazie soprattutto alla festa dell’Albero, organizzata da Legambiente. La stessa organizzazione che ha pubblicato, lo scorso 11 novembre, la quarta edizione dell’Atlante delle Foreste, il “documento” che studia e verifica lo stato dei lavori sulla forestazione in Italia.
Nel 2023 è stato fatto un buon lavoro
I dati riportati dall’Atlante, relativi al 2023 – con le nuove piantumazioni calcolate fino a marzo 2024, mese in cui termine la stagione della messa a dimora – riferiscono di 2,4 milioni di alberi piantati, su una superficie pari a oltre 3.000 ettari; un investimento, questo, che genererà un ritorno economico calcolato su 16 milioni di euro all’anno.
Sembrerebbero buoni numeri, questi; ma lo sono realmente?
“La risposta è sì”, afferma Michele Frasson, dottore forestale e auditor accreditato per gli enti non-governativi FSC® – Forest Stewardship Council e PEFC – Program for Endorsement of Forest Certification scheme, ovvero le ONG che si occupano di regolare gli standard per la buona gestione degli alberi e della catena di custodia del processo di lavorazione.
“I dati sono positivi, e attestano la crescita della superficie forestale in conformità con i dati FSC® degli ettari certificati dal 2000 al 2023”, continua.
Il dato segna una netta ripresa, ma non così rapida come il quadriennio 2008-2012, dove probabilmente la crisi bancaria influenzò l’utilizzo del legno. “In generale, si sta utilizzando in maniera più attenta rispetto al passato. I dati di catena di custodia ci dicono che vi è un incremento di aziende certificate; non si tratta di greenwashing, ma di una effettiva richiesta di certificazione, poiché vi è una crescita della domanda. Una buona gestione forestale consente di avere un buon prodotto nel lungo periodo, senza l’erosione nel breve”.
L’Italia primo Paese al mondo ad attivare la verifica dei servizi ecosistemici
Sempre dal report del Forest Stewardship Council per l’anno 2023, si apprende che “La verifica dei servizi ecosistemici si estende ad oggi sul 70% circa della superficie totale certificata in Italia e dimostra come questi benefici erogati dalla natura siano un elemento tenuto in grande considerazione dai gestori forestali e dalla società civile, e su cui aziende e partner possono investire in qualità di sponsor”.
“L’Italia è stato il primo Paese al mondo a verificare tali servizi nelle aree FSC®”, come riportato a marzo 2019 dalla medesima ONG.
Tracciabilità anche per il legno
Le certificazione di gestione forestale e soprattutto la catena di custodia – quest’ultimo, l’ambito in cui lavora direttamente il dottor Frasson – consentono di mantenere traccia del legno che viene utilizzato per le successive lavorazioni, dal taglio al prodotto finale. Ciò permette l’utilizzo sensato e regolato della materia legnosa, in ogni fase della sua vita. Il “sigillo” – FSC® o PEFC – consente ai destinatari d’uso, enti pubblici o individui privati – di scegliere quale legno, o quale carta, acquistare.
“Per esempio – spiega Michele – per accedere ai bandi pubblici, sono ormai richiesti dei criteri ambientali minimi (i CAM); ciò significa che i materiali di origine legnosa devono rispettare i certificati delle ONG. Si ha quindi il risvolto positivo di un obbligo, da parte delle aziende, a rispettare e vidimare il loro processo lavorativo. Mettiamo caso che il comune di Venezia abbia bisogno di restaurare dei ponti in legno; l’ente pubblico deve attenersi alle leggi nazionali e internazionali. Ecco, quindi, un caso concreto in cui il certificato acquista importanza”.
Il legno, serbatoio di carbono, materiale del futuro
Va da sé che certificare la propria azienda secondo i parametri richiesti richiede un costo, che verte sui controlli annuali e la consulenza di supporto, data dagli auditor di enti terzi, nel rispetto degli standard FSC® – PEFC.
“L’azienda che ne capisce il valore e la rilevanza trasforma il costo in investimento; le altre invece lo vedono solo come tale”. Resta il fatto che, con l’aumentare della domanda, aumenterà anche l’offerta, e di conseguenza il rispetto per le foreste e la qualità stessa del legno e della carta che utilizziamo ogni giorno.
“Non ci rendiamo conto di quanti derivati dal legno circondano la nostra vita. Anche il consumatore singolo può fare la sua parte, controllando al supermercato se i prodotti in vendita, legnosi e soprattutto cartacei, sono provvisti dell’apposita certificazione. Anche questo rientra nel meccanismo in cui, aumentando gli acquisti certificati, si aumenta la necessita di affidarsi alle ONG che proteggono le foreste e la filiera industriale che le riguarda. Il legno può ritornare, da materiale del passato al materiale del futuro, per costi e caratteristiche tecnico-meccaniche, per non menzionare il fatto che, anche se lavorato, rimane un serbatoio di carbonio, un elemento in cui la CO2 rimane intrappolata” chiosa Michele Frasson.
Più legno dunque, che rispetto il ciclo vitale e valoriale delle foreste, per far sì che venga riciclata più anidride carbonica, con l’obiettivo non di salvare il pianeta, o l’essere umano, ma di ripristinare un equilibrio armonico tra il mondo vegetale e il mondo umano, senza dimenticare quello animale. Anche a questo servono le giornate nazionali: per ricordarci che possiamo fare la nostra parte, nel bilanciamento degli ecosistemi del pianeta Terra.
Damiano Martin