L’Associazione Italiana per la Ricerca Industriale celebra 50 anni e lancia un piano per recuperare il gap con USA e Cina, puntando su AI, competenze STEM e collaborazioni internazionali.
L’Europa rischia di restare indietro nel campo dell’intelligenza artificiale (IA), con il vantaggio tecnologico di Stati Uniti e Cina.
Per rispondere a questa sfida, AIRI – l’Associazione Italiana per la Ricerca Industriale – festeggia i suoi 50 anni presentando un piano strategico per rilanciare la competitività dell’Italia e dell’Europa, con un focus centrale sull’IA come acceleratore di innovazione e produttività.
Secondo il presidente di AIRI, Andrea Bairati, l’Europa deve urgentemente ridurre il gap tecnologico con le potenze globali, investendo in ricerca, innovazione e capitale umano.
“La competitività dipende dalla nostra capacità di fare ricerca collaborativa e di creare un ecosistema integrato tra imprese, università e centri di ricerca”, ha dichiarato, sottolineando che il futuro della ricerca industriale si gioca su capacità e risorse per sviluppare tecnologie all’avanguardia come l’AI.
Il rapporto AIRI
Il rapporto presentato oggi dall’AIRI, intitolato “Nuove competenze della ricerca e innovazione industriale per l’intelligenza artificiale“, evidenzia la necessità di una “roadmap” tecnologica condivisa a livello europeo, con azioni concrete per promuovere la formazione di competenze in ambito STEM e ICT. L’analisi dell’associazione mette in luce come l’IA rappresenti la leva principale per una trasformazione radicale in settori come la produzione industriale, la pubblica amministrazione e la ricerca, ma per realizzare pienamente il suo potenziale, è necessario intervenire su diversi fronti: dalla creazione di infrastrutture adeguate, alla gestione delle risorse, fino all’armonizzazione normativa a livello europeo.
“L’uso diffuso di soluzioni basate sull’AI impone un ripensamento delle condizioni organizzative e strategiche a livello nazionale ed europeo,” ha dichiarato Sara Morisani, direttore di AIRI. “La formazione di nuove competenze, insieme a un forte impegno per il reskilling della forza lavoro, è essenziale per evitare il rischio di un divario sempre più ampio tra le competenze richieste e quelle disponibili.”
Tra sfide e strategie congiunte
L’Europa, quindi, deve rispondere con urgenza per non perdere terreno, ma per farlo deve anche affrontare le sfide legate alla gestione dei dati, alla proprietà intellettuale e alla creazione di una piattaforma comune per l’AI.
AIRI propone l’adozione di un IPCEI (Important Projects of Common European Interest) dedicato all’IA, con risorse cospicue e una governance rapida e integrata, per stimolare l’innovazione a livello continentale.
Le voci di esperti e leader del settore, come Diana Bracco (Presidente e CEO del Gruppo Bracco), Maria Chiara Carrozza (Presidente del CNR), e Alessandro Cremonesi (Chief Innovation Officer di STMicroelectronics), sono unanimi nel sottolineare che solo attraverso una forte alleanza tra ricerca pubblica e privata, una formazione mirata e una visione a lungo termine, sarà possibile garantire all’Europa un futuro di leadership tecnologica.