Il caso di Cittadella conferma il preoccupante trend in atto. Le cifre venete
Oramai è diventato un fenomeno. Sempre più preoccupante, visti gli esiti.
Durante l’ultima aggressione di medici e infermieri, questa volta all’Ospedale di Cittadella, a Padova, in Veneto, ci sono stati anche dei feriti gravi.
E solo perché sono prontamente intervenuti i carabinieri, che sono riusciti, facendole da scudo, a garantire l’incolumità della dottoressa presa di mira, anche se il gesto è costato a uno dei carabinieri una ferita alla guancia e al collo che ha richiesto un intervento di emergenza.
Il caso di Cittadella
L’episodio riportato dalle cronache nella giornata di sabato 2 novembre ha visto come protagonista un uomo di 35 anni. Dopo aver danneggiato l’esterno degli ambulatori del Centro di igiene mentale, armato di un coltello da cucina con una lama lunga 30 centimetri è entrato alle 8 di mattina nella sala d’attesa e negli ambulatori del punto di primo intervento della struttura sanitaria cittadellese.
Dopo aver urlato minacce ai presenti ha ferito un infermiere a una spalla e colpito con un pugno un medico, tentando di avventarsi su una dottoressa.
L’ultimo anello di una preoccupante catena
Tra il 1° gennaio e il 30 settembre di quest’anno, secondo i dati ufficiali della Regione Veneto, sono state segnalate 1.864 aggressioni al personale sanitario.
Il picco, con 2229 aggressioni, si era registrato lo scorso anno, quando nel 2022 ci si era fermati a 883, nel 2021 a 663 e nel 2020 a 220.
Una “tendenza di crescita continua e preoccupante del fenomeno”, aveva commentato il presidente Luca Zaia invocando una “legge specifica a tutela di medici e infermieri”.
Nel concreto, nel corso del 2023 negli ospedali veneti è stato attuato un primo piano straordinario per la sicurezza del personale sanitario, attraverso il potenziamento delle misure di controllo, la formazione specifica degli operatori per la gestione delle situazioni a rischio, il rafforzamento della collaborazione con le forze dell’ordine e l’implementazione della vigilanza attiva nei Pronto soccorso e nelle aree considerate più esposte.
Aggressioni ai sanitari: analisi di un fenomeno
Secondo i dati del Centro regionale per la sicurezza delle cure del Veneto, 2 aggrediti su 3 (il 67%) sono donne: a fine settembre 2024, sono 1.244 le vittime di sesso femminile e 620 quelle di sesso maschile.
Le fasce di età più colpite sono quelle tra 30 e 39 anni (545 persone aggredite) e tra 40 e 49 (552 casi).
Oltre alle aggressioni verbali, spesso non denunciate, si è registrata un’ampia gamma di atti di violenza. E se i Pronto soccorso sono le realtà maggiormente a rischio, non sono esclusi anche altri contesti come reparti ordinari e strutture socio-sanitarie. Così come, sul fronte degli aggressori, se spesso sono soggetti con disturbi psichiatrici, affetti da dipendenze o sotto l’effetto di droga o alcool, non si possono escludere le persone comuni in situazioni personali di disagio e ansia.
Alberto Minazzi