Chiusa la fase di sperimentazione, dal 1° settembre attiva la piattaforma, anche se le sanzioni si applicheranno da dicembre
Gli affitti brevi, ovvero le locazioni di immobili di durata inferiore a 30 giorni per le quali non è previsto l’obbligo di registrazione, costituiscono un giro d’affari tutt’altro che irrilevante in Italia: si parla di circa 500 mila contratti su tutto il territorio. E Roma, secondo i dati Eurostat, nel 2023, con 11.768 milioni di notti (+37,3% rispetto al 2022), è risultata in Europa seconda alla sola Parigi.
Al tempo stesso, questo è un settore che, in base alle normative in vigore, si presta particolarmente a varie forme di abusivismo. Una problematica cui il Governo ha provato a dare una risposta attraverso l’introduzione del Codice Identificativo Nazionale (Cin), previsto da un decreto legge dello scorso anno e ora, terminato il periodo di sperimentazione in alcune regioni, in vigore su tutto il territorio nazionale.
Dal 1° settembre 2024 è entrata infatti ufficialmente in funzione la piattaforma che consentirà di censire le strutture ricettive e di applicare le pesanti sanzioni per chi non osserva le nuove disposizioni. Anche se, al riguardo, va sottolineato che queste diventeranno concretamente operative solo da dicembre, essendo stato concesso ai gestori un periodo di 2 mesi per mettersi in regola.
Il Cin: come si richiede
Secondo il decreto 145/2023, devono richiedere il Codice Identificativo Nazionale al Ministero del Turismo tutti coloro che affittano interi appartamenti o singole stanze in locazione breve o per finalità turistiche. La normativa prevede l’obbligo di esposizione del Cin all’esterno dell’immobile, ma anche al momento della proposta online, in particolare quando questa avviene su piattaforme come Airbnb o Booking.
La richiesta deve essere presentata sulla piattaforma della Banca Dati Strutture Ricettive, accedendo tramite Spid o Carta d’Identità Elettronica. Completata la procedura guidata, che richiede qualche minuto, il sistema invierà una e-mail in cui si conferma la creazione del Cin. Va ricordato che quando gli immobili gestiti sono più di 4, il locatario deve essere in possesso di partita Iva e deve segnalare l’inizio dell’attività tramite Scia.
Sempre riguardo alle unità gestite in forma imprenditoriale, devono essere osservati anche in caso di affitti brevi i requisiti di sicurezza degli impianti previsti dalle normative statali e regionali. Il Cin non verrà inoltre rilasciato in tutti i casi in cui gli immobili siano privi di estintori portatili e di dispositivi funzionanti per la rilevazione di gas combustibili e del monossido di carbonio.
Cin: il funzionamento e le sanzioni
La piattaforma di registrazione potrà essere consultata anche dai privati cittadini, per verificare il Cin delle strutture in cui soggiorneranno. Chi non si dota del codice, invece, non potrà più concludere contratti di affitto breve, né pubblicizzare il proprio immobile online.
Airbnb e Booking hanno infatti raggiunto un accordo con il Governo per bloccare gli annunci privi dell’indicazione del Cin.
Questo andrà inserito tra i dati personali sui portali, rendendo dunque necessario un aggiornamento della scheda per chi già ha effettuato la registrazione. Resta aperto il tema della responsabilità in merito alla veridicità delle informazioni fornite, riguardo alle quali è controversa l’interpretazione dei gestori dell’intermediazione sul web e quella di alcuni giudici.
Gravano invece sicuramente sui proprietari inadempienti le sanzioni che saranno applicate tra un paio di mesi: fino a 8 mila euro per chi affitta e fino a 5 mila per chi pubblicizza senza Cin. Trascorso il periodo concesso per adeguarsi, durante il quale proseguiranno comunque i controlli di Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza e Corte dei Conti, è già stata annunciata tolleranza zero.
Alberto Minazzi
