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Addio a caldaie a metano e a fornelli a gas?

Addio a caldaie a metano e a fornelli a gas?
Commissione Europea Palazzo Berlaymont

La transizione energetica ci proietta al 2030: il conto alla rovescia potrebbe iniziare dal 2025 con diverse novità per la termoidraulica

Il metano ti dà una mano, recitava uno storico teaser pubblicitario.
Ma anche per il metano è arrivato il momento di andare in pensione. E con esso anche le caldaie e i fornelli alimentatia gas.
Nel nome della transizione energetica che, a partire dal 2030, prevede zero immissioni.
Il conto alla rovescia inizierà nel 2025 con una serie di procedure e vincoli che accompagneranno al divieto totale quattro anni dopo.
Calendario che fa il paio con la sentenza di morte per i motori endotermici per i veicoli, 2035.
Ma questa volta la deadline riguarda proprio tutti. Mano ai soldi signori, si cambia.

La bozza green sulle apparecchiature destinate al riscaldamento

Per ora si tratta solo di una bozza di revisione a carico del Regolamento “Ecodesign” del 2013 dell’Unione europea con cui si fissano le caratteristiche per progettazione green e vendita delle apparecchiature destinate al riscaldamento degli interni.
Presto passarà al vaglio di vari organismi europei. Pur limitandosi al momento a essere un indirizzo, è perfettamente in linea con l’accelerazione di Bruxelles per l’abbattimento dell’anidride carbonica con l’obiettivo di una decarbonizzazione effettiva, attenta anche all’affrancamento dei Ventisette dal gas russo con il piano RepowerEu.
Questo significa che, anche per il metano, i giorni possono essere contati.
La nuova normativa è stata contestata da Assotermica -Confidustria– che giudica «affrettato il possibile abbandono delle caldaie a gas». Le alternative, infatti, sono tutt’altro che a costo zero.

Verso le caldaie a idrogeno?

A dover fare i conti con la svolta ecologica non saranno infatti solo i cittadini ma anche tutte quelle aziende che operano in questo settore, peraltro molto ben rappresentate in Veneto, con marchi che vanno dalla veronese Ferroli alla vicentina Baxi, passando per la Riello, altra storica azienda della provincia di Verona.
C’è poi l’ampia platea della componentistica hi-tech impegnata in un grande sforzo d’innovazione. Basti l’esempio della padovana Sit protagonista in Olanda di sperimentazioni-pilota di caldaie residenziali alimentate a idrogeno. «L’idrogeno è certamente la nuova frontiera – chiariscono dalla Ferroli – ma le problematiche sono molte e le soluzioni costose. Tuttavia, come azienda già commercializziamo caldaie hydrogen-ready capaci di commutarsi in alimentazione con miscela di idrogeno. Altra cosa sono le caldaie 100% idrogeno che necessitano ovviamente di una rete di distribuzione e sistemi di stoccaggio. Non possono che intervenire i governi e non solo con precise regolamentazioni».

metano

Le possibili alternative

Il mercato è decisamente appetibile con circa 2,5 milioni di caldaie solo in Veneto ufficialmente censite attraverso il famoso “libretto” dell’impianto voluto dalla Regione. E forse sono anche di più.
Quali le alternative? Una fra tutte, le pompe di calore e poi sistemi ibridi (ancora da definire) e altre teconologie. Tuttavia, a muovere queste apparecchiature è quasi sempre l’energia elettrica.
Con procedure diverse per esempio per le pompe di calore, che a loro volta possono essere di tipologie (e costi) differenti; le caldaie elettriche tout-court e quelle ioniche, queste ultime altamente sofisticate e dai costi, sia di acquisto che di consumo (ancora una volta elettrico), molto più onerosi a confronto delle altre soluzioni.
Ma anche le pompe di calore non sono uno scherzo: con i prezzi di listino attuali e per modelli senza tanti accessori o funzioni, si arriva facilmente ai 10mila euro. Solo per l’apparecchio.

Poco margine d’azione per i costruttori del Far East

Da parte loro, i produttori di caldaie (quindi settore riscaldamento) non prevedono particolari
vantaggi competitivi per i costruttori del Far East.
Nessuna invasione di apparecchi Made in China o Made in Corea e Japan con ulteriori tensioni sul mercato del lavoro e nel flusso degli investimenti a carico del sistema industriale italiano.
Non dovrebbe quindi aversi una situazione fotocopia di quanto sta già accadendo per l’automotive.
Settore che, e non è un caso, vede ancora una volta il Veneto all’avanguardia nella ricerca e
fornitura di componentistica sofisticata per i maggiori costruttori automobilistici, in particolare tedeschi.

Una transizione energetica Made in Italy

Quale la risposta delle aziende italiane e di Confindustria per fronteggiare la sfida per una
transizione energetica che sia davvero sostenibile anche per il Made in Italy?
Rispondono ancora dalla veronese Ferroli. «Il polo della termoidraulica veneto è sicuramente tra i maggiori a livello nazionale se non il primo e vale più di 2 miliardi di euro di fatturato. C’è
un’attenzione specifica su questa partita con i vari soggetti che fanno riferimento ad Assotermica per non mettere a rischio know-how e industrie molto avanzate e globalizzate. È chiaro che la materia chiama in causa il governo».

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Molte sono le domande che, davanti al piano e alla tempistica di Bruxelles, si pone anche questo polo veneto dell’eccellenza industriale composto da più di 40 aziende per oltre settemila occupati a cui si aggiungono le centinaia di imprese artigiane attive nell’installazione e manutenzione.
Non va ignorato l’allarme che proprio associazioni di categoria come Assotermica e Ance
esprimono per il possibile svilupparsi di un mercato parallelo, illegale, dell’usato (di caldaie a gas)
privo di controlli con conseguenze gravi per la sicurezza ma anche perché fattore che annullerebbe i
benefici dell’introduzione delle green-tech nei sistemi di riscaldamento.

Agostino Buda

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