Il Parlamento europeo ha dato il via libera definitivo alla proposta di direttiva sull’acqua potabile.
In particolare saranno introdotti limiti più severi su alcuni agenti inquinanti e data una spinta all’abbandono dell’acqua in bottiglia.
Il testo sarà ora pubblicato in Gazzetta Ufficiale per entrare in vigore.
La tutela dai contaminanti
La nuova direttiva guarda in direzione di un accesso più ampio, sicuro e consapevole a questo bene prezioso quanto essenziale. Le nuove norme includono requisiti igienici per i materiali a contatto con l’acqua potabile e conferiscono all’Agenzia europea per le sostanze chimiche un ruolo chiave per garantire che nelle tubazioni e nei rubinetti sino utilizzate solo sostanze sicure.
Il tutto per tutelare i cittadini europei da pericolosi contaminanti idrici quali piombo, microplastiche e Pfas e limitare l’uso di acqua imbottigliata piuttosto di quella dal rubinetto.
In questo modo una migliore qualità dell’acqua porterà come conseguenza a meno rifiuti plastici.
Un vantaggio che, tradotto in termini economici, significa un risparmio di oltre 600 milioni di euro all’anno.
Da quando la direttiva entrerà in vigore, dodici giorni dopo la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, gli Stati membri avranno due anni di tempo per apportare le modifiche necessarie agli ordinamenti nazionali e conformarsi alle nuove regole.
Benefici soprattutto in Italia con la nuova direttiva
Tra tutti i Paesi dell’Unione europea, la nuova direttiva porterà beneficio soprattutto all’Italia.
I numeri infatti dimostrano che è lo Stato dove c’è il maggior utilizzo di acqua in bottiglia. Basti pensare che nel 2019 si è contato un consumo pro capite di ben 200 litri al giorno contro, ad esempio, i 10 della Svezia, i 17 della Finlandia, i 20 della Danimarca. Un numero che va anche oltre la media europea di 118 litri.
Per quanto riguarda i contaminanti, la nuova normativa propone limiti più severi aggiornando la soglia per alcune delle sostanze più nocive, come il piombo e includendo nuove sostanze inquinanti.
Acqua gratuita negli edifici pubblici
Il nuovo testo legislativo arriva dopo 22 anni dalla precedente normativa. Si tratta del primo adottato in seguito a una mobilitazione di oltre 1,8 milioni di cittadini, la campagna “Right2Water” (“L’acqua è un diritto”) del 2013.
Con questo strumento si chiedeva alla Commissione europea di garantire a tutti i cittadini i diritti all’acqua e ai servizi igienico-sanitari.
In base alla nuova direttiva, i cittadini sono incoraggiati a migliorare l’accesso all’acqua per i gruppi vulnerabili come rifugiati, comunità nomadi, senzatetto e culture minoritarie. Dovrà essere al tempo stesso garantita la fornitura gratuita di acqua negli edifici pubblici. Inoltre si incoraggiano ristoranti, mense e servizi di catering a fornire l’acqua ai clienti senza o a basso costo.
L’acqua del rubinetto non fa male
Se quando ci capita di attingere all’acqua pubblica ci poniamo dubbi sulla sua effettiva salubrità preferendo quella in bottiglia perché considerata più sicura, questa credenza va ridimensionata. Perché in realtà l’acqua del rubinetto può essere bevuta tranquillamente essendo soggetta per legge a controlli che ne garantiscono qualità e sicurezza.
Inoltre non è vero che solo l’acqua in bottiglia arrivi dalla fonte e sia pura mentre quella del rubinetto trattata. In realtà in molti casi anche la prima è sottoposta a trattamenti e anche la seconda arriva dalle falde. Nella quasi totalità dei casi bevendo l’acqua del rubinetto in Italia beviamo acqua oligominerale con residuo fisso basso.
E l’acqua della rete idrica, che scorre e si rinnova continuamente, è regolarmente controllata dai laboratori di analisi dei gestori delle reti e anche dalla Asl per garantire il consumo alimentare e dare immediatamente lo stop in caso di irregolarità. Senza dimenticare che i controlli ai quali è sottoposta hanno soglie di tolleranza più severe per alcune sostanze, come il manganese, che non devono essere presenti in quantità eccessiva .
Silvia Bolognini