Secondo la leggenda il preparato a base di acqua, erbe e fiori ha straordinarie proprietà
Funziona un po’ come un rito propiziatorio. E rispolvera un’antica tradizione che, soprattutto in Toscana, ma anche in Emilia Romagna e Sicilia, ritorna ogni anno unendo ritualità e speranze, religione e celebrazioni pagane.
L’acqua di San Giovanni, preparata e tenuta all’aperto nella notte del 23 giugno in moltissime case, ha accolto stamani i tanti italiani nella giornata dedicata a San Giovanni, Santo patrono di Firenze e uno dei più venerati al mondo, che viene celebrato in questa data che ricorda la sua nascita.
Proprio a Firenze, stasera l’Arno di colorerà di riflesso dei toni dei fuochi d’artificio che ogni anno concludono la giornata di festa cittadina, aperta dal tradizionale corteo che da Palazzo Vecchio arriva fino al Battistero e dal palio delle remiere.
E anticipata dalla preparazione di un’acqua che, narra la tradizione, ha proprietà curative e protettive, porti salute, fortuna e prosperità. allontani le malattie e le calamità e protegga i raccolti dei campi.
Fiori ed erbe nella ricetta miracolosa
Il 23 giugno, così, donne e ragazzi raccolgono fiori ed erbe di campo che, in casa, vengono poi immersi nell’acqua in un contenitori che raccolgono iperico, malva, rosa, menta, lavanda artemisia, salvia, rosmarino, papavero, margherita e sambuco.
Lasciati sprigionare le loro essenze per tutta la notte, il mattino seguente regalano un’acqua profumata che viene impiegata per lavarsi: si dice che questo rituale purifichi e doni luminosità alla pelle del viso e che, usando l’acqua di San Giovanni per fare un bagno, questa apporti benefici per il corpo e lo spirito donando relax e benessere, oltre a rafforzare il sistema immunitario proteggendo da malattie e malefici.
Qualcuno ne imbeve un fazzoletto che porterà con sé come portafortuna, perché quest’acqua arricchita delle erbe infuse è considerata simbolo di abbondanza e ricchezza e si ritiene attiri fortuna negli affari e nella vita privata. Spesso l’Acqua di San Giovanni si associa all’amore e all’armonia. Si dice possa aiutare a rafforzare i legami già esistenti o a trovare l’anima gemella.
Non solo la preparazione con l’acqua
Questa tradizione, legata al solstizio d’estate, sembra avere origine in un’ antica celebrazione pagana, chiamata Lithia, che veniva celebrata proprio il 24 giugno con riti propiziatori e l’accensione dei falò. Fino dall’epoca pre-cristiana in questo periodo si svolgevano riti propiziatori per il raccolto che avevano il compito di difendere i campi da tempeste e acquazzoni. Le popolazioni celtiche successivamente li ripresero credendo che in queste notti di giugno gli spiriti arrivassero indisturbati sulla terra. E ai giorni nostri ancora in molti credono che la miscela profumata di fiori ed erbe sprigioni un’energia particolare e potente.
Ma l’acqua di San Giovanni non è l’unico rito che ritorna il 24 giugno. Molti, infatti, utilizzando l’albume, preparano anche la Barca di San Giovanni, che, ancora secondo la tradizione, rivelerà con le sue forme se i mesi successivi saranno di prosperità: se le striature che si formano per l’incontro tra l’acqua e l’albume ricordano un veliero con le vele spiegate, il risultato sarà positivo. Se le striature assumono una forma di torre significa invece che ci sarà un imminente trasloco, mentre, se assumono la forma di un serpente, annunciano la presenza di malelingue. La Barca di San Giovanni potrebbe esprimere anche un altro tipo di rivelazione: se compariranno in essa delle bollicine, infatti, ci sarà un matrimonio imminente.
Una tradizione, questa del veliero che si forma dall’incontro dell’acqua con l’albume, che si ripete nella notte del 28 giugno in alcune città del nord est d’Italia dove si celebra però San Pietro.
Narra infatti la leggenda che, nella notte tra il 28 e il 29 giugno, il santo pescatore farà visita nei giardini e nelle case di coloro che vorranno interpellarlo per sapere se arriverà la pioggia e se il raccolto andrà bene.