La relazione della 7^ Commissione del Senato, citata dalla circolare del Ministero che rinnova il no ai cellulari in classe
“Ci sono i danni fisici: miopia, obesità, ipertensione, disturbi muscolo- scheletrici, diabete. E ci sono i danni psicologici: dipendenza, alienazione, depressione, irascibilità, aggressività, insonnia, insoddisfazione, diminuzione dell’empatia. Ma a preoccupare di più è la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali”.
La relazione finale dell’indagine conoscitiva realizzata dalla 7^ Commissione del Senato (Istruzione pubblica e beni culturali) e allegata alla circolare che il Ministero dell’Istruzione ha inviato alle scuole per vietare l’uso dello smartphone durante le lezioni è implacabile. L’abuso di smartphone e videogiochi, si legge nel testo, produce “effetti affatto diversi dalla cocaina. Stesse, identiche implicazioni chimiche, neurologiche, biologiche e psicologiche”.
Il documento, pubblicato online anche sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito, aggiunge che le conclusioni sono sostenute dalla maggior parte “neurologi, degli psichiatri, degli psicologi, dei pedagogisti, dei grafologi, degli esponenti delle Forze dell’ordine auditi”. L’uso dei dispositivi digitali, cioè incide su capacità di concentrazione, memoria, spirito critico, adattabilità, capacità dialettica. “Facoltà che per millenni hanno rappresentato quella che sommariamente chiamiamo intelligenza”.
Le patologie da web e i centri di riabilitazione
“Un quadro – chiarisce la relazione – oggettivamente allarmante, anche perché evidentemente destinato a peggiorare”. In tal senso, sono citate alcune statistiche provenienti dall’Estremo Oriente.
In Corea del Sud il 30% dei giovani tra i 10 e i 19 anni è classificato come “troppo dipendente” dal proprio telefonino e disintossicato in 16 centri nati apposta per curare le patologie da web.
In Cina i giovani “malati” sono 24 milioni, con i primi centri di riabilitazione sorti 15 anni fa e ora arrivati a circa 400.
In Giappone, per i casi più estremi è stato anche coniato un nome: hikikomori. Sono circa un milione di giovani, tra i 12 e i 25 anni, che si sono completamente isolati dalla società. Non studiano, non lavorano, non socializzano. Vegetano chiusi nelle loro camerette perennemente connessi.
Il divieto e il consenso all’uso nelle scuole: come funziona
La circolare firmata dal ministro Giuseppe Valditara intende sottolineare l’utilità di “fornire indicazioni volte a contrastare utilizzi impropri o non consentiti” dei cellulari nelle classi delle scuole italiane, dove sono sempre più diffusi.
Il divieto dell’uso degli smartphone durante le lezioni, in realtà, era già stato introdotto nel 2007.
Il Ministero si è limitato a ribadirlo, “trattandosi di un elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti, a cui è prioritario restituire autorevolezza”. Non sono però introdotte sanzioni disciplinari. “Ci richiamiamo al senso di responsabilità”, commenta Valditara.
“È viceversa consentito l’utilizzo di tali dispositivi in classe – precisa il Ministero – quali strumenti compensativi di cui alla normativa vigente, nonché, in conformità al Regolamento d’istituto, con il consenso del docente, per finalità inclusive, didattiche e formative, anche nel quadro del Piano Nazionale Scuola Digitale e degli obiettivi della c.d. “cittadinanza digitale””.
Alberto Minazzi