Vecchi negozi, squeri e falegnamerie si trasformano. La rivincita di Fondazioni, Gallerie d’Arte e project space
Una dozzina solo nell’ultimo anno, senza contare gli spazi, più o meno grandi e rinomati, aperti dagli anni 2000 in poi. Parliamo delle gallerie d’arte, delle fondazioni, dei luoghi preposti all’arte e alla cultura che, come funghi in autunno, sono spuntati con sempre maggiore frequenza e tenacia in città.
Soprattutto nel sestiere di Castello, dove tanti negozi di vicinato, sfitti e in disuso, si sono trasformati, nel tempo, in gallerie d’arte permanenti o spazi espositivi che si animano soprattutto in occasione delle Biennali d’Arte o di Architettura.
Una nuova economia dell’arte a Venezia
Una tendenza che ha iniziato a manifestarsi una ventina d’anni fa e che oggi vede una rinascita dell’economia dell’arte a Venezia.
Tra i primi luoghi riconvertiti del sestiere, per esempio, ci furono gli ex Cantieri Cucchini, a San Pietro di Castello, un complesso costruito a cavallo tra il XIX e il XX secolo che radunava squeri e fucine utilizzati per la costruzione di imbarcazioni tradizionali veneziane.
In totale abbandono per lungo tempo, sono oggi una location espositiva e culturale di riferimento in città.
Ha abbassato le saracinesche, trasformandosi in galleria d’arte, anche lo storico panificio in campo San Martino, vicino all’Arsenale. La location resta comunque veneziana Doc infatti la “Arte Sumiti Gallery”, inaugurata lo scorso giugno, rappresenta il naturale seguito dell’azienda avviata negli anni Cinquanta dal famoso “El Dorador”, Maurizio Sumiti. Il figlio Luca, che ha ripreso il mestiere di famiglia, ha dapprima aperto un atelier in Calle delle Bande allargandosi poi, la scorsa estate, negli spazi lasciati vuoti dal panificio a San Martino.
L’antico squero diventato spazio museale
“Certo non è sempre facile e lineare il percorso che un aspirante gallerista deve intraprendere per aprire a Venezia il proprio spazio artistico culturale”, spiega la veneziana Matilde Cadenti, che ha trasformato una ex falegnameria e deposito di uno squero in disuso, in uno spazio culturale polifunzionale di ampie dimensioni.
“Dal punto di vista normativo e pratico questo ha comportato, durante tutto il progetto di restauro, un’attenzione particolare nella gestione delle pratiche con il Comune e con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Venezia. È stata una splendida sfida e oggi, a distanza di tre anni, possiamo dire di aver ottenuto grandi soddisfazioni “.
Collaborando con l’architetto Filippo Caprioglio, che ha eseguito il progetto architettonico, l’ ex falegnameria, parte dello “squero vecio”, il più antico di Venezia, è diventato uno spazio espositivo di livello museale (Spazio Berlendis, ndr), non solo per le dimensioni, ma anche per le soluzioni impiantistiche, di allestimento, per le scelte di illuminazione e per i servizi”.
Un nuovo Panorama dell’arte in città
Per affrontare la trafila burocratica necessaria all’avvio di una galleria o uno spazio polifunzionale bisogna armarsi di tanta pazienza e possedere competenze in materie: “Intanto occorre ottenere l’autorizzazione comunale al cambio di destinazione d’uso, il nullaosta a far circolare il pubblico all’interno del locale, cosa che comporta una serie non indifferente di certificazioni legate alla sicurezza. Una volta che i lavori di restauro e conversione sono terminati è necessario iscrivere la nuova attività alla Camera di Commercio ”, spiega Claudia Malfitano, veneziana che alcuni mesi fa ha costituito con altri soci un’associazione culturale no-profit aprendo, al posto di un classico negozio di “paccottiglia“ per turisti, situato a pochi passi da Piazza San Marco, uno spazio di arte e cultura aperto alla città denominato “Panorama”.
“Questo progetto nasce da una delle più classiche idee legate alla creazione di luoghi connessi all’arte contemporanea: ridare vita ad un piccolo spazio commerciale, in questo caso specifico salvaguardandolo dalle dinamiche economiche di sfruttamento della città di Venezia e in particolare del sestiere di San Marco in cui si trova”, spiega Giovanni Paolin, curatore di “Bassi Fondali”, le tre iniziative indipendenti attualmente in corso da “Panorama”, progetti culturali legati alla laguna di Venezia e alla sua biodiversità.
Le prime sedi veneziane di illustri Gallerie straniere
Non sono soltanto i veneziani a puntare sull’arte in città.
Numerosi sono infatti coloro che hanno deciso di investire in modo permanente in laguna o, almeno per un lungo periodo, come ad esempio MAGMA Gallery di Bologna che ha aperto un paio di mesi fa un project space a Venezia. Situato a pochi passi dalla Biennale, in via Garibaldi, lo spazio si concentrerà su mostre personali, installazioni site specific e focus su singoli artisti.
Lo scorso 22 marzo 2024, la Galerie Negropontes, fondata nel 2012 a Parigi da Sophie Negropontes, ha inaugurato la sua prima sede veneziana all’interno della “nuova” Palazzina Masieri, un edificio settecentesco sul Canal Grande, a Dorsoduro, già riprogettato negli anni ’80 da Carlo Scarpa e, nei mesi scorsi, rimesso a nuovo grazie a un nuovo ambizioso progetto di restauro promosso dalla Fondazione Masieri legata all’Università Iuav.
Il centro espositivo di arte contemporanea “Patricia Low Contemporary Venezia”, inaugurato nell’aprile di un anno fa, è un’altra suggestiva location affacciata sul Canal Grande, al piano terra del cinquecentesco Palazzo Contarini Michiel, a Ca’ Rezzonico.
L’elegante spazio opera in parallelo con la sede centrale di Gstaad, in Svizzera dove, dal 2005, la gallerista Patricia Low propone il suo programma dedicato ad artisti internazionali, sia emergenti che affermati.
Lavora in sinergia con la casa madre anche la galleria “Capsule Venezia”, con sede all’interno della Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani a Dorsoduro, non lontano da Piazzale Roma.
Estensione veneziana di “Capsule Shanghai”, situata nell’omonima città cinese, l’ampio spazio espositivo con “giardino segreto” nasce come luogo esperienziale aperto location artisticaalla città e interessato ad un processo di crescita e dialogo reciproco.
Laboratori di idee e di creatività
E l’elenco continua. Giusto un anno fa l’ingegnere francese Hélene Molinari ha inaugurato la sua veneziana all’interno di un’antica bottega fabbrile caduta in disuso da oltre 20 anni a San Lorenzo, a Castello.
L’ampio spazio, dopo essere stato messo in sicurezza e restaurato, ospita ora la sede della fondazione culturale “Sumus”, punto di incontro e di scambio tra artisti veneziani e internazionali che intendono dedicarsi a nuovi progetti, soprattutto a carattere ambientalista.
Ma non solo: “Sumus” ha infatti ideato la scorsa estate un progetto che ha avuto una vasta eco, ovvero la mostra fotografica “Mille Donne di Venezia” esposta da Ocean Space, ex chiesa di San Lorenzo.
Sono state circa 1200 le donne veneziane e non solo che si sono fatte fotografare nello studio temporaneo allestito a San Giocomo dall’Orio dal fotografo francese Pierre Maraval.
La mostra inaugurata a novembre, casualmente in concomitanza con il ritrovamento del cadavere di Giulia Cecchettin, oltre a essere un omaggio alle donne e al loro impegno nel creare un mondo migliore per le generazioni future, ha ispirato un moto di “sorellanza” che tuttora sta proseguendo il suo cammino di lotta.
Nuove aperture
Alle porte, ci sono anche nuove aperture.
Dopo l’inaugurazione della nuova sede milanese, Tommaso Calabro si prepara a presentare per la prima volta il suo avamposto lagunare, nel nobile Palazzo Donà Brusa a Campo San Polo, le cui origini risalgono alla prima metà del XIX Secolo. La galleria aprirà le sue porte il 16 aprile, proprio durante i giorni di preapertura della 60ma Biennale d’Arte, con una mostra monografica dedicata a Harold Stevenson (1929 – 2018), la prima presentata in Italia dell’artista americano esponente della cultura d’avanguardia del dopoguerra.
Grandi aspettative ci sono infine in merito all’utilizzo di Palazzo Gradenigo, a San Giustina, a Castello (chiuso e in abbandono da decenni), recentemente acquistato per dieci milioni di euro dal famoso artista turco di origine curda Ahmet Güneştekin. Recuperando uno dei tanti palazzi in decadenza della città, Güneştekin intende realizzare mostre aperte al pubblico e al contempo scoprire (e coltivare) giovani talenti, tra laboratori e residenze artistiche.
Infine per gli amanti dei vernissage, sabato 6 aprile dalle 14 alle 21 sarà inaugurato alla Giudecca, vicino alla chiesa del Redentore, al posto di una gelateria chiusa da tempo, un nuovo spazio espositivo gestito in modo congiunto e alternato dalla galleria Alessandro Casciaro di Bolzano e da Ncontemporary di Milano: “Condivideremo lo spazio con un programma di mostre alternato, dando vita ad un nuovo luogo di incontro per collezionisti, artisti e addetti ai lavori”, spiegano con entusiasmo.
Claudia Meschini