Dal 28 settembre all’1 ottobre, la prima edizione del Salone che accoglierà le eccellenze del Made in Italy
Dopo il Salone Nautico, arriva il Salone dell’Alto Artigianato.
All’interno dell’ex Cantiere di Stato della Serenissima, l’Arsenale di Venezia, dove mura e torri furono costruite nel XIII secolo proprio per impedire alla concorrenza straniera di carpire i segreti dei suoi marangoni de nave (i maestri falegnami), remieri (gli artigiani che realizzavano i remi delle galere scegliendo di persona nei boschi della Serenissima i migliori faggi) e calafati (gli operai che inserivano nelle navi il materiale impermeabilizzante) in grado di realizzare le navi più grandi e prestigiose dell’epoca.
Venezia è sempre stata grembo degli antichi mestieri, li ha sempre tutelati con le sue Corporazioni, Confraternite e Scuole.
Li promuove e difende anche ora, ospitando dal 28 settembre all’1 ottobre, nelle Tese delle Nappe e di San Cristoforo dell’Arsenale, gli artigiani italiani più rappresentativi d’Italia.
Tanti stand regionali per i migliori artigiani d’Italia
Nei 6 mila metri quadri degli antichi padiglioni troveranno spazio così numerosi stand regionali con tutte le loro eccellenze: manufatti, libri, tessuti, gioielli, mosaici, abiti, merletti, maschere, vetro soffiato, ceramiche, mobili, dolci tipici.
Ma anche eventi istituzionali, workshop, conferenze.
Soprattutto, ci saranno loro, gli artigiani, che consentiranno di assistere al loro processo creativo, svelando i segreti del mestiere e raccontandone le storie.
“Venezia, con il Salone dell’Alto Artigianato Italiano, celebra l’eccellenza italiana e ha deciso di farlo proprio all’Arsenale, che incarna la tradizione veneziana e ha rappresentato, per secoli, il luogo della supremazia ingegneristica della Venezia Serenissima a livello mondiale – ha annunciato il sindaco Luigi Brugnaro – Un simbolo di tutti i veneziani diventa così il perfetto contesto per dare la possibilità ai migliori artigiani d’Italia di dare sfoggio della loro eccellenza ad un pubblico sia nazionale che internazionale. Una mano tesa a tutti coloro che, giorno dopo giorno, si rimboccano le maniche per fare del “Made in Italy” un motivo di orgoglio per l’intero Paese”.
L’artigianato a Venezia: una lunga storia di “saper fare”
Venezia, dunque, rappresenterà l’artigianato nel mondo.
Come ha fatto nel corso dei secoli con i suoi marangoni e calafati, le sue impiraresse (infilatrici di perle), i suoi vetrai e mascareri, i suoi profumieri e le sue merlettaie, i suoi terrazzieri (il terrazzo alla veneziana fu il progenitore del moderno mosaico pavimentale), i suoi tessitori.
Con i suoi velluti, damaschi, broccati e lampassi, l’Antica Tessitura Luigi Bevilacqua ha decorato chiese (basti pensare alla Basilica della Salute) e antichi palazzi. E ancora oggi lavora con gli originali telai, tramandando una storia di tecnica e di pazienza, di un’artigianalità d’eccellenza che si “limita” a una produzione media giornaliera delle tessistrici di soli 35-40 cm di tessuto la cui qualità è riconosciuta nel mondo intero, che ne conserva recente testimonianza, per esempio, nel palazzo reale di Dresda, al Cremlino e in abitazioni di mille e una notte negli emirati arabi.
Altra eccellenza è quella di Orsoni Venezia 1888, unica fornace a fuoco vivo in città e l’unica a poter produrre “l‘Oro San Marco” destinato al restauro artistico della Basilica.
Antoni Gaudì usò gli smalti di vetro prodotti a Venezia da Orsoni per le decorazioni musive delle guglie della Sagrada Familia.
Gli stessi mosaici che, pochi anni prima, avevano già ottenuto un grande successo alla prestigiosa Esposizione Universale di Parigi del 1889, dove Angelo Orsoni, fondatore della storica fornace veneziana, presentò un pannello multicolore che racchiudeva infinite sfumature.
Il nome Orsoni è anche legato alla decorazione di importanti opere come il Trocadero, la Basilica del Sacro Cuore e l’Hotel de la Ville di Parigi, il Santuario di Lourdes e poi, fuori dalla Francia, la cattedrale di Saint Paul a Londra, l’interno dell’Altare della Patria a Roma, la Tomba di Rudolf Nureyev.
Anche nell’ambito dell’alta sartoria e della moda Venezia è stata cura di eccellenze, dando vita a creazioni che hanno ispirato il glamour internazionale.
Basti pensare alla particolare plissettatura artigianale degli abiti creati nel 1909 da Mariano Fortuny, divenuta protagonista dell’alta moda tra gli anni ’50 e ’60 del 1900.
Oppure alla borsa “Bagonghi” realizzata da Roberta di Camerino nel 1956, anno in cui si aggiudicò per la sua creazione il prestigioso Neiman Marcus Fashion Award.
D’altra parte già nel 1951 nacque a Venezia un Centro Internazionale delle arti e del costume all’interno di Palazzo Grassi. E proprio Mariano Fortuny, con la moglie Henriette, creò, già nel 1907, il primo laboratorio per la stampa su tessuto. Da lì, il passo verso un atelier per la creazione di abiti e tessuti in seta e velluto fu breve e allargò tanto l’originario laboratorio da richiedere due interi piani dell’omonimo palazzo, oggi museo.