Il 12 marzo ha riaperto il “Pedocin”, lo stabilimento balneare La Lanterna, dove le femmine si godono il relax da una parte e i maschi dall’altra
Una spiaggia per sole donne? O per soli uomini? Esiste, si trova a Trieste ed è una vera e propria istituzione per la città e per chi la frequenta.
Guai, quindi, a toccare il muro che resiste nel tempo dal 1890, separando gli uomini dalle donne.
Può sembrare inverosimile eppure a Trieste, lo stabilimento balneare “La Lanterna”, più conosciuto come “Pedocin”, conserva ancora il medesimo senso del pudore del periodo in cui è stato realizzato. Quando cioè in spiaggia uomini e donne dovevano restare separati.
Riaperta il 12 marzo, la spiaggia è pronta a vivere la stagione balneare 2023.
Oggi come allora, la spiaggia che “divide”
La particolarità del “Pedocin” è proprio quella di essere rimasto esattamente come durante la dominazione asburgica del 1800.
Stessa struttura, medesimo muro che separa gli uomini dalle donne e uguali modalità di gestione.
Tanto da essere l’unica spiaggia in Europa divisa esattamente a metà: gli uomini da una parte, le donne dall’altra.
Un’antica usanza che si tramanda nei secoli ma che oggi viene letta con un’accezione diversa, soprattutto dalle donne che si sentono più libere trascorrendo una giornata al mare in questo particolare stabilimento.
Non più quindi una barriera che isola ed emargina, anzi. Perché qui si gode della più totale libertà.
Al “Pedocin” si può girare in topless lontano dagli sguardi maliziosi maschili, prendere il sole in relax senza pensare ai chili di troppo o alla cellulite, intrattenersi con le amiche. E le donne di religione musulmana possono indossare il loro costume integrale burkini. Senza interferenze da parte dell’altro sesso.
In spiaggia un muro bianco alto 3 metri e lungo 74 divide i due sessi e prosegue anche in mare impedendo ogni forma di contatto e promiscuità.
Gli unici maschi che possono stare nel settore femminile sono i bambini di età inferiore ai 12 anni con le loro madri.
Pensate che la lunga parete fu abbattuta solo una volta nel 1959. Fu però ricostruita subito dopo un po’ più distante per concedere più spazio alle donne, che nel tempo diventavano sempre più numerose.
La particolarità che decreta il successo
Il “Pedocin” resta aperto tutto l’anno, nei mesi invernali per l’elioterapia. E i numeri confermano che l’unica spiaggia con questa particolare caratteristica piace.
In alta stagione infatti sono circa 2.500 gli ingressi giornalieri. E gli ospiti arrivano da ogni dove: oltre a triestini sono serbi, russi, albanesi.
Attratti certamente anche dal costo simbolico per accedervi che ancora oggi è di un solo euro.
Lo stabilimento balneare “La Lantera Pedocin” fu costruito sotto il dominio austriaco quando, per evitare che le famiglie fossero costrette ad allontanarsi troppo dalla città per godere di una giornata in spiaggia, il Comune di Trieste edificò dei bagni in centro tra i quali questo.
Inizialmente la divisione tra maschi e femmine era segnata solo da uno steccato che fece poi posto al muro di mattoni tuttora esistente. Lo stabilimento era molto frequentato all’inizio del XX secolo. Il nome “Pedocin”, ovvero piccolo pidocchio nella lingua triestina si deve probabilmente proprio all’ammassarsi dei bagnanti sul ristretto fazzoletto di terra. Nel 2016 è stato raccontato nel film “L’ultima spiaggia” diretto da Thanos Anastopoulos e selezionato tra le proiezioni speciali dalla 69esima edizione del festival di Cannes.
Al mare in Italia negli anni Cinquanta e Sessanta
Certo è che lo stabilimento balneare che divide le donne dagli uomini riporta indietro negli anni, quando la vacanza era un lusso che pochi potevano permettersi.
Sul finire degli anni Cinquanta solo il 13% della popolazione italiana poteva andare in villeggiatura.
Allora, a Roma ci si accontentava magari di tuffarsi nelle acque del Tevere o di prendere il sole sulle terrazze.
Una situazione che ha avuto una svolta negli anni Sessanta, quando si sono diffuse le automobili, che consentivano di raggiungere le spiagge libere, affollatissime.
Le mete più gettonate erano Rimini, Riccione, Viareggio, Forte dei Marmi, Capri, Ischia e la costa Ligure.
A Trieste, bastava andare in centro, dove uomini e donne però, ieri come oggi, erano destinati a porzioni di spiaggia diverse.
Silvia Bolognini
pedocin, perchè era molto usato anche dai soldati delle vicine caserme che facevano il bagno per affogare le pulci.
Perchè “dominazione” asburgica, e perchè del 1800? Trieste chiese con atto di dedizione del consiglio comunale nel 1382 di appartenere ed essere protetta dalla casa d’Austria dagli attacchi di Venezia che voleva eliminare porti concorrenti nell’alto Adriatico. E fu austriaca per 500 anni (salvo due brevi parentesi dopo attacco dei veneziani e di Napoleone) sino naturalmente all’occupazione italiana del 1918