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A Marghera la centrale termoelettrica più efficiente d’Italia

A Marghera la centrale termoelettrica più efficiente d’Italia
La super turbina GT36

Inaugurata da Edison, produrrà energia per 2 milioni di famiglie ed è già pronta per l’utilizzo dell’idrogeno

Il rendimento medio di una centrale termoelettrica italiana, determinato dalla percentuale di energia elettrica in uscita rispetto a quella immessa nel sistema attraverso il gas naturale, è oggi attorno al 50%. Grazie alle nuove tecnologie, si può però arrivare al 63%.
Un obiettivo non solo teorico, ma che inizia a essere raggiunto. Per esempio a Porto Marghera, nella ristrutturata e appena inaugurata centrale a ciclo combinato di Edison, che non a caso l’ha definita “la centrale termoelettrica più efficiente d’Italia e tra le più efficienti al mondo.
Nell’impianto veneziano, a cui seguirà entro l’estate una seconda centrale di questo tipo a Presenzano nel Casertano, sarà prodotta tanta energia quanta ne serve in un anno a 2 milioni di famiglie. Un risultato che evidenzia l’importanza del recupero dell’area industriale veneziana, sempre più proiettata nel futuro.
Lo conferma anche il fatto che il nuovo impianto è già predisposto per sostituire con idrogeno metà del metano impiegato.
Anche se, in tal senso, l’orizzonte temporale dovrebbe essere ancora di qualche anno, gli investimenti del colosso energetico stanno trovando in Laguna terreno fertile.

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Le caratteristiche della nuova centrale

Proprio l’esempio dell’iter che ha portato alla realizzazione della nuova turbina è un esempio di tutto questo.
Le autorizzazioni sono infatti arrivate dopo appena 15 mesi. E se poi ci sono voluti 4 anni di lavori (con un investimento di 400 milioni di euro e il coinvolgimento di 250 imprese fornitrici, con punte di 1.000 maestranze contemporaneamente all’opera), questo è stato dovuto ai rallentamenti legati al Covid prima e a costi e difficoltà di reperimento delle materie prime poi.

La potenza installata nel ciclo combinato arriva a 780 megawatt.
Il cuore è la turbina “classe H”, realizzata da Ansaldo Energia, in grado di generare 515 megawatt. Vi è poi un generatore di vapore a recupero, dotato di un sistema catalitico in grado di ridurre fino al 70% le emissioni di ossidi di azoto (la riduzione di CO2 può arrivare al 30%). Infine, una turbina a vapore che, utilizzando in una caldaia il calore dei fumi esausti, produce ulteriori 265 megawatt.Grazie alle avanzatissime innovazioni tecnologiche, sottolinea l’ad di Ansaldo Energia, Fabrizio Fabbri, la turbina di ultima generazione è in grado di gestire picchi di richieste di 150 mila famiglie con appena 4 minuti di preavviso.
Inoltre, ha aggiunto l’ad di Edison, Nicola Monti, garantisce la massima stabilità di approvvigionamento, rendendo l’impianto veneziano, dove attualmente lavorano 40 persone, “altamente strategico per la flessibilità e l’adeguatezza del sistema elettrico nazionale”.

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Venezia e la produzione di energia

Quello di Marghera Levante è un impianto tutt’altro che nuovo, essendo stato realizzato nel 1964, primo termoelettrico del gruppo Edison. Ma, da allora, si è sempre mantenuto all’avanguardia, attraverso continui interventi di rinnovamento come l’installazione nel 1992 di turbine di classe “E” che hanno permesso la realizzazione del primo ciclo combinato italiano o quella nel 2001 delle prime turbine di classe “F”.

Un approccio che si sposa perfettamente con quello intrapreso da Venezia, a cui tutti guardano non solo per il modello Mose per la protezione dall’innalzamento dei mari, ma, nello specifico, anche per la scelta di puntare con decisione fin da subito sull’idrogeno, col primo distributore italiano in area urbana, l’acquisto di oltre 90 autobus pubblici e lo sviluppo di mezzi acquei che sfruttano questo tipo di propulsione.

Anche attraverso queste opere di riconversione industriale passa il progetto di fare di Venezia la capitale dell’energia pulita, dell’ecologia industrale e della sostenibilità. “Questo è un esempio del fare le cose con coraggio e in tempi rapidi – ha commentato nell’occasione il sindaco, Luigi Brugnaro – . La nuova centrale Edison di Marghera è parte di quel processo tecnologico che ha casa qui a Venezia con l’obiettivo di dare una prospettiva di futuro e di lavoro al Paese intero. Saremola più antica città del futuro, moderna e sostenibile – ha continuato –. Qui c’è il futuro dei nostri figli e da qui partirà la sperimentazione per la produzione dell’idrogeno”.

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I progetti futuri

Il piano di investimenti di Edison, 10 miliardi di euro fino al 2030 dedicati alla transizione energetica, punta del resto per metà sulla crescita della fonti rinnovabili. “Il nuovo impianto di Marghera – ha sottolineato l’ad Monti – è la dimostrazione concreta di come le diverse tecnologie possano concorrere alla decarbonizzazione, per garantire la sicurezza della fornitura energetica e la sostenibilità economica”.
Ed è sempre con questa logica che Marco Stangalino, vicepresidente esecutivo e direttore Power Asset del gruppo energetico, ha annunciato che Edison, che già copre il 7% della produzione nazionale di energia elettrica, punterà sull’impianto di Porto Marghera anche per il progetto di stoccaggio della CO2 proveniente da processi industriali, che potrebbe diventare operativo tra una decina di anni.

Alberto Minazzi

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