Un progetto innovativo punta sul fotovoltaico per mantenere l’efficacia del permafrost
Potrebbe sembrare un paradosso.
Eppure, sarà lo stesso Sole che con il calore dei suoi raggi contribuisce allo scioglimento dei ghiacciai ad aiutare a salvaguardare, grazie alla sua energia, il permafrost.
Cioè lo strato di 16-18 metri di terreno ghiacciato, a temperature costantemente sotto zero tutto l’anno, che funge in sostanza da collante tra rocce e pietre, evitando l’instabilità dei versanti montani e il rischio di frane e smottamenti.
Stabilità e sicurezza garantite dall’energia del sole
È il risultato a cui mira il progetto sperimentale “Rescue permafrost”, progettato in appena 4 mesi dalle Università di Padova e Bolzano insieme a un team di 11 esperti professionisti di vari settori e alcune aziende, che è stato avviato a Cortina d’Ampezzo, dopo lavori durati dall’8 giugno al 26 luglio, per consolidare la stazione a monte della seggiovia che raggiunge i 2.770 mila metri sulla Tofana, il più noto dei monti attorno alla “Regina delle Dolomiti”.
Proprio lo scioglimento del permafrost sotto la struttura collocata nel punto di arrivo dell’impianto a fune, punto di osservazione panoramica straordinario, ha costretto a cercare un modo per mantenere la stabilità della stessa e continuare a garantirne la sicurezza.
L’alternativa più tradizionale era perforare gli strati della montagna con una palificazione, raggiungendo lo strato di roccia a 20 metri dalla superficie per consentire l’ancoraggio.
Un metodo rivoluzionario
Si è però scelto di puntare sull’innovativa soluzione dell’iniezione nel terreno di liquido refrigerante, composto da acqua e antigelo a -8°, attraverso 10 sonde geotermiche lunghe 20 metri, per ripristinare lo stato solido della parte di ghiaccio asportando il calore e trasferendolo all’aria.
Ad alimentare il circuito frigorifero è l’impianto fotovoltaico della stessa funivia, utilizzando l’energia generata dai pannelli installati sul tetto della stazione intermedia di Ra Valles.
L’impianto non produce dunque emissioni di CO2, con la possibilità di accumulare l’energia prodotta in eccesso, per utilizzarla nella stazione della seggiovia in caso di interruzione dell’erogazione dell’elettricità. La soluzione adottata a Cortina è oggetto di valutazione all’Università di Bolzano nella prospettiva dell’eventuale applicazione anche in altri contesti.