L’Università Ca’ Foscari di Venezia con l’Università tedesca di Berlino e la Diocesi di Famagosta per farne un museo di preziose icone post bizantine
Sulla costa sudorientale di Cipro, suggestiva isola divisa fra Turchia e Grecia, sorge, nel distretto di Famagosta, la città di Ayia Napa, località turistica mediterranea nota per le spiagge di sabbia bianca e le acque cristalline del suo mare.
Il cuore del centro storico della città racchiude, all’interno di imponenti mura, un edificio in bugnato di estremo interesse storico-culturale: l’omonimo Monastero di Ayia Napa, struttura rinascimentale situata nella centrale piazza di Plateia Seferi.
Oggi Ayia Napa, che rappresenta una delle principali testimonianza storiche della lunga dominazione veneziana e, al contempo, della presenza ottomana nell’isola, è al centro di un progetto condiviso che coinvolge l’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’Università tedesca di Berlino (Freie Universität Berlin) e la Diocesi di Famagosta.
Il monastero sulla roccia
Coordinato per Ca’ Foscari dal professor Lorenzo Calvelli, il progetto ha l’obiettivo di aprire al pubblico, all’interno dei molteplici spazi dell’antico edificio religioso, un museo che raccolga le preziose icone post-bizantine provenienti dalla parte settentrionale di Cipro, occupata dall’esercito turco dal 1974, valorizzando al contempo gli elementi edilizi della struttura ed i numerosi reperti archeologici già custoditi all’interno di questo monastero la cui caratteristica peculiare è di essere stato costruito, almeno in parte, sottoterra e su una roccia.
Tra le curiosità che si potranno ammirare all’interno del museo, la riedizione in pietra di un’iscrizione perduta che fu disegnata da un viaggiatore inglese del ‘700.
Il documento attesta che tre cittadini della Famagosta veneziana finanziarono l’ampliamento cinquecentesco dell’originaria chiesa rupestre dedicata alla Vergine. Una volta completato il museo, l’iniziativa culturale proseguirà come progetto di ricerca e formazione in sinergia con la Freie Universität di Berlino e l’Accademia culturale Angios Epifanios, che ha sede nel monastero stesso.
L’ampliamento voluto dai veneziani
Sebbene il nome “Agia Napa” sia attestato dal 1366, le attuali caratteristiche architettoniche del monastero cipriota, considerato uno degli edifici più belli di tutta l’isola, risalgono solo al XV secolo (l’anno di fondazione si fa risalire al 1530), quando Cipro era sotto il dominio veneziano.
Fu infatti la Repubblica Serenissima a volere l’ampliamento della chiesa, la costruzione delle celle e anche di un mulino, mentre il frantoio venne installato probabilmente durante il periodo ottomano.
Fino al 1668 l’edificio, che oggi ha l’aspetto di un castello medievale, era accessibile solo alle donne e solo due secoli più tardi fu trasformato in monastero a gestione maschile che però, nonostante la vasta proprietà mobile e immobile che possedeva, non attirò mai molti monaci.
Nel 1878, dopo il passaggio di Cipro sotto il dominio britannico, i monaci abbandonarono del tutto Ayia Napal e la chiesa divenne la parrocchiale del paese.
La leggenda del cacciatore
Risalgono al 1950 i primi importanti lavori di ristrutturazione per preservare gli edifici storici, un’opera di ripristino e di valorizzazione che ha consentito, nel 1978, l’apertura a Ayia Napa di un centro di conferenze ecumeniche che, per circa venti anni, ha promosso il dialogo e la cooperazione tra le Chiese di Cipro e il Medioriente.
Nel corso degli anni ’90, per accogliere il crescente numero di fedeli, è stata costruita nell’area esterna sudoccidentale dell’edificio una nuova chiesa dedicata alla Vergine Maria alla quale questo luogo religioso è da sempre devoto.
Il nome Ayia Napa deriva infatti dall’icona della Madonna che, secondo una leggenda locale, fu casualmente rinvenuta da un cacciatore della zona all’interno di una grotta. A vedere per primo l’icona luminosa fu in realtà il suo cane che iniziò ad abbaiare insistentemente, richiamando il padrone. La notizia della scoperta dell’immagine della Madonna, probabilmente nascosta qui durante il periodo dell’iconoclastia (VII – VIII secolo), arrivò velocemente nei villaggi circostanti così la grotta della forra si trasformò in un luogo di culto e di pellegrinaggio. L’immagine (oggi conservata nella chiesa nuova) venne denominata “Icona di Ayia Napa”, cioè Nostra Signora delle Foreste (Famagosta era nota per la ricca vegetazione e le sorgenti naturali) e il santuario ed il monastero, in seguito qui edificati, presero quindi il nome di Ayia Napa.
La leggenda del sicomoro
La tradizione riporta inoltre che in questo luogo, che emana un’aurea di grandiosa spiritualità, si rifugiò la figlia di una nobile famiglia veneziana che scelse la vita monastica poiché i genitori non avevano approvato il suo matrimonio con un giovane che non apparteneva all’aristocrazia.
Si racconta che la ricca veneziana fece costruire a proprie spese la chiesa, le celle e il mulino mentre all’ingresso sud del monumento, accanto alla cisterna, piantò un sicomoro (simbolo dell’immortalità del suo amore). Anni dopo, prima di morire, chiese che fosse realizzato, nel centro del cortile del monastero, un pietroso monumento a cupola dentro il quale voleva essere sepolta. Con i suoi 600 anni, il sicomoro, tuttora esistente, è uno degli alberi più longevi dell’isola di Cipro.
Ancora tanti i misteri dell’antico monastero
La storia lunga ed articolata, in gran parte ancora tutta da scoprire, di questo monastero potrà essere compresa meglio e valorizzata proprio grazie al progetto museale e di ricerca interdisciplinare che coinvolge l’università veneziana, quella di Berlino e le istituzioni cipriote, come spiega il professor Lorenzo Calvelli, coordinatore per Ca’ Foscari che sta lavorando a stretto contatto con Brigitta Schrade, docente di Storia dell’arte bizantina dell’università di Berlino e responsabile del progetto.
“Cercheremo di far luce su molti aspetti ancora nascosti di Ayia Napa anche se abbiamo pochissime fonti documentarie, poche descrizioni di pellegrini tedeschi e italiani, che avevano visitato il monastero e lo descrivono. Rimangono ancora grandi interrogativi, per esempio da quale ordine monastico sia stato occupato, anche se sicuramente nacque come monastero cattolico. Dopo la presa di Famagosta e il celebre episodio del supplizio di Marcantonio Bragadin, molte chiese cattoliche divennero infatti ortodosse a seguito della conquista ottomana dell’isola, e con esse questo monastero”.
Il progetto ha anche finalità di promozione turistica e culturale: “L’isola di Cipro rappresenta da millenni un crocevia di culture e il nostro lavoro vuole mettere in evidenza il rapporto fra il monastero e il territorio favorendo il turismo culturale per consentire sia alle comunità locali, che ai visitatori esterni, di comprendere meglio la storia di un monumento molto suggestivo”, aggiunge Calvelli. “La realizzazione del museo e del progetto multidisciplinare di ricerca, oltre a fornire benefici educativi alle scuole locali, ampliando le opportunità di apprendimento, arricchirà la comunità attirando visitatori da tutta Cipro e non solo”, conferma Sua Eminenza Basilio, Vescovo Metropolita di Costanza-Famagosta.
Il progetto interdisciplinare a Ayia Napa è finanziato con fondi europei e del governo di Cipro e gode del sostegno della Diocesi di Famagosta, del Dipartimento delle Antichità di Cipro e della Municipalità di Ayia Napa.
Claudia Meschini