La mappatura genetica degli animali per risalire ai proprietari e multarli se le feci non sono state raccolte
La notizia potrebbe far sorridere.
Perché, tra i possibili impieghi del test del dna a cui siamo ormai abituati, come la ricerca della predisposizione ad alcune malattie o l’analisi dei reperti biologici riscontrati sulla scena del crimine, a questo difficilmente si pensa.
Nella Provincia Autonoma di Bolzano, invece, si sta portando avanti da tempo con molta serietà un progetto di mappatura genetica obbligatoria di tutti i cani del territorio.
L’obiettivo è quello di poter risalire attraverso il dna degli animali ai proprietari che hanno permesso loro di espletare per strada ai propri bisogni fisiologici senza poi ripulire il suolo pubblico.
Una pratica seguita dalla scorsa estate anche dalla città francese di Beziers dopo il tentativo bocciato dal tribunale amministrativo nel 2016.
Bolzano sul “The Guardian”
L’iniziativa di Bolzano è finita al centro dell’attenzione della stampa internazionale, con la notizia ripresa e approfondita dalla testata “The Guardian”
“La provincia italiana ordina che tutti i cani siano sottoposti al test del DNA per risolvere il problema delle feci”, titola il celebre giornale. “I proprietari devono pagare 65 euro per il test, che la polizia può utilizzare per cercare i colpevoli dello sterco dei cani”, continua il sottotitolo.
Del resto, dietro al semplice escremento lasciato (innocentemente) dall’animale domestico e poi abbandonato (in maniera colpevole) dal suo padrone, c’è tutta una serie di tematiche che fanno discutere e vanno oltre il semplice gesto che con un minimo di senso civico in più potrebbe facilmente essere evitato.
Cani: il problema delle deiezioni nelle città italiane
Il problema non riguarda solo Bolzano. A Venezia, per esempio, tocca in particolare le aree verdi come quella di Sant’Elena, dove i residenti raccontano che si è sperimentato di tutto, ma con pochi effetti, per combattere il fenomeno: dalla semplice candeggina agli spray al peperoncino o addirittura a base di ormoni.
Il progetto-pilota dell’Alto Adige ha dunque suscitato grande interesse anche da altre parti d’Italia.
Un anno fa, per esempio, due assessori e il direttore dell’Ufficio ambiente del Comune di Genova hanno incontrato l’assessore Arnold Schuler, che sta portando avanti l’iniziativa a Bolzano, in prospettiva dell’introduzione di un analogo obbligo di profilazione genetica anche nel capoluogo ligure.
Il progetto dell’Alto Adige
Dopo l’iniziale periodo di transizione, il progetto della Provincia di Bolzano si sta via via perfezionando. È previsto che quest’anno si potrà partire con il controllo dei campioni biologici e il confronto dei dati con quelli contenuti nel registro degli animali domestici.
Inoltre, sarà possibile l’identificazione degli escrementi anche dei cani randagi, oltre a poter risalire ai proprietari di quelli abbandonati, e il database sarà utilizzato anche nel caso di incidenti stradali o morsi.
Il costo per la creazione del profilo genetico è a carico del proprietario e ammonta a 65 euro per chi si affida al Servizio veterinario dell’Azienda sanitaria provinciale, con facoltà per i veterinari privati di stabilire la propria tariffa. Da fine gennaio a fine marzo, ha appena annunciato la Provincia, il servizio sarà implementato, con la predisposizione di centri dedicati in tutto il territorio.
L’intento è quello di facilitare al massimo le procedure, dopo che il periodo inizialmente previsto per la profilazione genetica dalla Giunta provinciale a fine 2021 è scaduto il 31 dicembre 2023. Dunque, chi non ha registrato il proprio cane entro la fine dell’anno scorso, è potenzialmente passibile di sanzione. Anche se, cita The Guardian, l‘obbligatorietà dovrebbe scattare da fine marzo. Inoltre, continua l’analisi della testata, “solo 5 mila” avrebbero aderito e restano irrisolti problemi come le deiezioni dei cani dei turisti.
Alberto Minazzi