Pubblicato da ricercatori americani uno studio su una molecola che potrebbe consentire una terapia efficace per tutti i tumori
La strada è ancora lunga e tutta da verificare, ma i primi risultati ottenuti da un gruppo di ricercatori statunitensi nella sperimentazione sugli animali di una nuova molecola apre alla speranza di aver finalmente identificato una cura valida contro tutti i tipi di tumore.
I test di laboratorio su 70 diverse cellule tumorali (dal cancro al seno a quello al cervello, dalla pelle a polmoni e collo dell’utero) ne hanno infatti dimostrata l’efficacia.
“Gli inibitori della risoluzione dei conflitti di replicazione della trascrizione – affermano gli studiosi nello studio, pubblicato su Cell.com – possono fornire una nuova e unica strada terapeutica per sfruttare questa vulnerabilità selettiva del cancro”. In altri termini, si punta sui conflitti di replicazione della trascrizione come “bersaglio potenziale, ma non ancora utilizzato, per lo sviluppo della chemioterapia”.
I conflitti di replicazione della trascrizione
Lo studio “Targeting di piccole molecole del conflitto di replicazione della trascrizione per la chemioterapia selettiva”, che vede come primo firmatario Long Gu, del Beckman Research Institute of City of Hope di Duarte, in California, riporta l’attività antitumorale “in un’ampia gamma di cellule tumorali e diversi modelli tumorali animali” della molecola AOH1996, così ribattezzata in ricordo di una bambina di soli 9 anni morta nel 2005 per un tumore infantile.
I conflitti di replicazione della trascrizione, su cui si sono concentrati gli scienziati, sono “una delle principali fonti di rotture a doppio filamento del dna endogeno e instabilità genomica” ed è per questo che potrebbero avere importanti implicazioni terapeutiche antitumorali.
Nei processi di replicazione e riparazione del dna, un ruolo fondamentale è giocato dall’antigene nucleare cellulare proliferante (Pcna), una delle proteine non oncogeniche essenziali per la crescita e la sopravvivenza delle cellule tumorali.
In questi meccanismi, spiega lo studio, la molecola AOH1996, “somministrabile per via orale in una formulazione compatibile con l’uso clinico e metabolicamente stabile”, è in grado di inibire il Pcna, storicamente utilizzato in modo ampio come marker di progressione tumorale, e uccidere selettivamente le sole cellule tumorali. Inoltre, “sopprime la crescita del tumore, sia come monoterapia che come trattamento combinato con chemioterapie esistenti, ma non provoca effetti collaterali o tossicità percepibili per gli animali da esperimento”.
Lo stress di replicazione del dna del tumore
“Oltre agli oncogeni – ricordano i ricercatori – la sopravvivenza delle cellule tumorali dipende da diversi percorsi di risposta allo stress”.
Stress di replicazione del dna e instabilità del genoma sono del resto segni distintivi delle cellule tumorali.
Lo stress di replicazione viene utilizzato quindi come un’importante strategia terapeutica antitumorale attraverso l’introduzione di ulteriori danni al dna della cellula tumorale. Ecco perché, “a causa del suo ruolo centrale nella replicazione e riparazione del dna, il Pcna è un potenziale bersaglio per questa strategia antitumorale”.
Si è dunque aperta una nuova potenziale strada per lo sviluppo di nuovi farmaci chemioterapici.
“I primi effetti – aggiunge lo studio – hanno identificato diverse molecole di interesse, che hanno indicato che bersagliare direttamente il Pcna per la terapia del cancro potrebbe essere un approccio praticabile”. Per la prima volta, si sottolinea, si è infatti dimostrato come l’interazione tra Pnca e la proteina Rbp1, che viene migliorata dalla sommistrazione di AOH1996, “crea una vulnerabilità selettiva per il cancro”.
Peraltro è lo stesso studio ad riconoscere che “ i risultati positivi degli studi sugli animali non sempre si traducono in successo nel trattamento dei malati di cancro”, sottolineando la necessità di futuri studi clinici per determinare la reale efficacia della molecola nel trattamento del cancro nell’uomo. Studi che serviranno anche per definire completamente come agisce il composto, visto che i ricercatori aggiungono che il meccanismo per il quale è stata dimostrata la capacità di interferire “con la risoluzione dei conflitti di replicazione della trascrizione”, “è improbabile” sia l’unico modo attraverso il quale esercita la sua attività antitumorale.
Alberto Minazzi