Raggiunto con banche e operatori l’accordo, fondamentale per le piccole imprese e per la diffusione della moneta elettronica
Non è raro che, dietro il rifiuto di un pagamento di piccole spese effettuato utilizzando bancomat e carta di credito, prima che le ragioni ufficiali addotte da chi deve riceverlo ci siano considerazioni legate al costo che, sotto forma di commissioni, lo stesso esercente si troverebbe a sostenere.
Vedersi rifiutare il pagamento non in contanti, adesso, potrebbe però diventare molto più raro, avvicinando anche l’obiettivo per cui sono stati introdotti gli obblighi di pos, cioè il progressivo abbandono della moneta cartacea a favore dei moderni strumenti elettronici.
Dalle sanzioni all’intesa
È vero: da oltre un anno, rafforzando l’obbligo introdotto già nel 2014, il decreto Pnrr ha introdotto l’applicazione di sanzioni per professionisti e commercianti che operano a diretto contatto con il pubblico quando non accettino pagamenti elettronici.
Le sanzioni, il cui importo minimo di 30 euro viene maggiorato del 4% in relazione all’importo rifiutato, finora sono state però spesso non effettivamente applicate. “Da quando sono entrate in vigore – commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – dubitiamo che si siano superate le 100 multe”.
Adesso però è stata firmata l’intesa, che sarebbe dovuta arrivare già entro lo scorso marzo al tavolo istituito presso il Ministero dell’Economia, tra banche, operatori dei servizi di pagamento e piccole imprese per una notevole riduzione delle commissioni a carico di queste ultime.
“Ora le scuse per rifiutare i pagamenti – conclude Dona – stanno a zero. Ora però bisogna che i trasgressori siano finalmente puniti”.
Le basi dell’accordo per il taglio delle commissioni
Va detto che già diverse banche avevano azzerato le commissioni per i micropagamenti fino a 10 euro, mentre il circuito PagoBancomat aveva adottato un’analoga decisione dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2022. Si calcola comunque che i costi medi per l’esercente siano dello 0,7% per le transazioni con bancomat e dell’1,2% per quelle con carta di credito.
Come illustra Confesercenti, il protocollo appena sottoscritto consentirà una riduzione sostanziale dei costi per le piccole imprese con meno di 400 mila euro l’anno di fatturato, che in Italia sono oltre 2,5 milioni, cioè oltre la metà del totale delle imprese, e che non riescono a ottenere le stesse condizioni contrattuali di chi muove grandi volumi di transazioni elettroniche.
“L’accordo di oggi – sottolinea Confesercenti – è un risultato in qualche modo storico: è da oltre 10 anni che si discute dell’abbassamento delle commissioni sui piccoli. E finalmente si è riusciti a fare un primo passo nella giusta direzione, anche se l’intervento è per ora temporaneo e va reso strutturale”.
Un risparmio fino a 500 milioni
Confesercenti stima che l’accordo potrebbe tradursi per le piccole imprese in un risparmio fino a 500 milioni di euro l’anno. L’associazione di categoria delle piccole e medie imprese del commercio spiega infatti che, sulla base del protocollo, verranno quasi azzerate le commissioni sulle transazioni fino a 10 euro, con sostanziali riduzioni anche per quelle fino a 30 euro.
SI tratta, sottolinea Confesercenti citando i dati dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, di oltre metà dei pagamenti con carte e bancomat. Quelli fino a 30 euro sono infatti il 58% del totale, con un 32% sotto i 15 euro e il 21% sotto i 10. Quote che salgono per i settori del commercio, del turismo e della ristorazione.
Nel 2022, aggiunge l’associazione, si stima che la spesa per commissioni e costi accessori sia costata alle imprese circa 5 miliardi di euro. “Ed è una voce di cui è scontata la crescita”, afferma. Già nel 2023, i consumi che passano per bancomat e carte si prevede raggiungano i 367 miliardi, con il superamento dei mezzi elettronici sui contanti nel 2025, quando la ripartizione sarà di 529 miliardi a 387 (rispetto ai 769 attuali).
Alberto Minazzi