Pubblicato su Nature uno studio sulle barriere mobili a protezione di Venezia. “Ma deve essere attivato tempestivamente”
Il Mose, il sistema di barriere mobili alle bocche di porto della Laguna, è in grado di proteggere Venezia anche dai sempre più frequenti eventi estremi di acqua alta, scientificamente riassunti nell’acronimo “ESL”.
Arriva da una autorevole fonte, il nuovo giudizio positivo per la grande opera ingegneristica realizzata per fronteggiare l’impatto delle maree.
Un team di ricercatori internazionali dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), del Centre national de la recherche scientifique (CNRS), della Radboud University e del Centro Previsioni e Segnalazioni Maree del Comune di Venezia ha infatti sviluppato una metodologia di diagnostica dinamica che è stata poi utilizzata ai fini di ricerca.
La sua applicazione ha consentito una miglior comprensione delle acque alte eccezionali e la valutazione dell’efficacia di mitigazione del Modulo Sperimentale Elettromeccanico. E i positivi risultati riscontrati sono stati ora riassunti in uno studio pubblicato su Scientifics Reports di Nature.
La valutazione dell’efficacia del Mose
“Poiché la questione dell’acqua alta a Venezia è un problema complesso e sfaccettato che richiede uno sforzo coordinato e sostenuto per essere affrontato – si legge nello studio – il progetto Mose rappresenta un importante passo avanti”. Il punto di partenza, spiega Tommaso Alberti, ricercatore Ingv e primo autore della ricerca, intitolata “Dynamical diagnostic of extreme events in Venice lagoon and their mitigation with the MoSE”, è stata l’approfondita analisi dei dati raccolti dal Centro previsioni e segnalazioni maree di Venezia.
“Il nostro studio – aggiunge Marco Anzidei, coautore dello studio, – dimostra che il Mose agisce efficacemente riducendo e controllando l’ampiezza delle fluttuazioni del livello del mare con l’azione delle barriere mobili. Tuttavia, la sua efficacia è fortemente influenzata dalla tempistica della sua attivazione”. “Dimostriamo – precisa ancora lo studio – che il Mose fornisce un valido supporto per mitigare gli eventi ESL se opera, in modalità pienamente operativa, almeno diverse ore prima del verificarsi di un evento significativo”.
La spiegazione dell’efficacia attraverso la diagnostica dinamica
La diagnostica dinamica degli eventi estremi proposta dagli studiosi utilizza 2 indicatori, la dimensione istantanea e la persistenza inversa, che consentono di anticipare il verificarsi e l’entità degli eventi meteomarini estremi nella Laguna di Venezia. Gli indicatori sono stati utilizzati anche per esaminare la capacità di mitigazione del Mose. “Dimostriamo – riporta l’astratto dello studio – che il Mose agisce sulla persistenza inversa”.
La persistenza inversa permette infatti di localizzare gli eventi ESL rispetto alle fluttuazioni del livello del mare attorno alla marea astronomica, mentre la dimensione istantanea informa sul ruolo dei processi attivi attraverso la Laguna e in particolare sull’interferenza costruttiva dei contributi atmosferici con la marea astronomica. Lo studio, svolto anche grazie al progetto “Savemedcoasts2”, coordinato dall’Ingv e finanziato dalla Commissione Europea, offre dunque importanti prospettive per la comprensione e la mitigazione degli eventi estremi nella Laguna di Venezia.
Alberto Minazzi