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Archeologia subacquea: ritrovata preziosa gemma romana incisa

Archeologia subacquea: ritrovata preziosa gemma romana incisa
La gemma romana incisa ritrovata a Lio Piccolo (Ve)

Il reperto è stato rivenuto a Lio Piccolo nel corso della terza campagna di scavo archeologico condotta dal Dipartimento di Studi umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia

Gli scavi subacquei in corso in Laguna, più precisamente a Lio Piccolo, continuano a far emergere preziose testimonianze del passato. Questa volta la terza campagna condotta dall’Università Ca’ Foscari, guidata Carlo Beltrame, ha permesso di portare alla luce una preziosa gemma incisa di età romana.

Molto era già emerso nelle precedenti campagne di scavi, ma gli archeologi sono tuttora al lavoro per aggiungere altri tasselli significativi della villa romana scoperta sul sito sul finire degli anni ’80 dello scorso secolo dall’archeologo Ernesto Canal.

La gemma romana incisa

L’ultimo ritrovamento a Lio Piccolo è recente. Il prezioso oggetto emerso dalle acque è una gemma di agata, incisa con una figura mitologica, di età romana.

Come ha spiegato il professor Beltrame, un simile ritrovamento avvalora l’ipotesi che si tratti di un sito frequentato da romani benestanti, forse proprio di quella villa che è stata ipotizzata da altri. «In ambiente lagunare – ha precisato l’esperto – si tratta di un ritrovamento piuttosto raro. A oggi abbiamo notizia di altre 2 gemme preziose ritrovate a Torcello e Barena del Vigno».

Lo scavo è stato eseguito in regime di concessione del Ministero della Cultura, della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna e con la collaborazione del Comando della Stazione navale della Guardia di Finanza. La campagna è stata finanziata dal progetto “Changes”, Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society, inserito nel Pnrr, in cui l’Università Ca’ Foscari  è parte dello Spoke 1 “Historical Landscapes, Traditions and Cultural Identities”.

La vita degli antenati a Lio Piccolo

L’archeologia dunque, grazie alle campagne di scavo, sta continuando a dare risposte interessanti sul nostro passato come testimonia il ritrovamento della preziosa gemma. E il sito sommerso di età romana a Lio Piccolo, nel territorio di Cavallino-Treporti, non finisce di stupire gli studiosi. Alle indagini hanno partecipato dottorandi e studenti di archeologia marittima che hanno avuto l’opportunità di fare esperienza di scavo e di documentazione subacquea.

Le indagini hanno permesso di conoscere meglio la struttura annessa alla villa con base di mattoni sesquipedali e pareti in tavole di legno di quercia del I e II secolo d.C. adibita alla conservazione di ostriche. La vasca, che giace a 3,5 metri sotto il livello medio del mare, contiene ancora al suo interno centinaia di molluschi ed è munita di una paratoia in legno che doveva dividerla in almeno due ambienti.

scavi

Un bacino per la conservazione delle ostriche

La collaborazione scientifica con il biologo Davide Tagliapietra (Cnr-Ismar) e il geologo Paolo Mozzi dell’Università di Padova ha permesso di identificare questa struttura, scoperta lo scorso anno, proprio come un bacino per la conservazione, più che per l’allevamento, delle ostriche presumibilmente sepolto dai sedimenti lagunari per un evento improvviso. Un unico possibile confronto con questa singolare struttura è l’imponente peschiera, munita di piccolo ambiente per la conservazione di ostriche, scavata nel sito romano di Lac de Chapelles, port la Nautique, presso Narbonne.

A fianco di questo impianto, spiega il professor Beltrame, sono presenti una pavimentazione in mattoni posata su pali, moltissimi frammenti di affresco di pregio e alcuni frammenti di mosaico bianco e nero che, negli anni Ottanta, hanno spinto lo scopritore di questo sito, Ernesto Canal, a interpretarlo come una villa di pregio.

La villa di Lio Piccolo

La villa di Lio Piccolo rappresenta il primo esempio noto di villa romana ubicata nella Laguna Nord di Venezia con fronte su quello che all’epoca era l’antico litorale altinate. Una prima segnalazione dei resti fu inviata da Canal alla Soprintendenza archeologica per il Veneto alla fine anni ’80 del secolo scorso.

Nel 2004 fu effettuata la prima ricognizione e nel 2010 si effettuarono nuove immersioni subacquee per meglio comprendere lo sviluppo planimetrico e le tecniche costruttive utilizzate. Le indagini archeologiche hanno portato alla luce oltre tremila frammenti di intonaco dipinto databili tra il I e II secolo d.C. come conferma lo studio al radiocarbonio effettuato su alcuni pali lignei di fondazione della villa e dai reperti ceramici rinvenuti.

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