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Al Bioparco è nata la prima otaria “romana”

Al Bioparco è nata la prima otaria “romana”
Il cucciolo di otaria nato al Bioparco di Roma (ph. Massimiliano Di Giovanni – Archivio Bioparco)

Ancora non si sa se è un maschio o una femmina il cucciolo accudito amorevolmente da mamma Samantha

Il colore del “fiocco” è ancora necessariamente neutro, perché il cucciolo ha visto la luce lo scorso 7 giugno e nei primi giorni di vita di questo animale non è ancora possibile determinarne il sesso.
Ma il Bioparco è in festa per la prima volta di una otaria della California nata nella struttura romana e ora amorevolmente seguita dalle cure della giovane neomamma.

I genitori: Boomer e Samantha

Il Bioparco di Roma riserva una grande area alla coppia di vivaci pinnipedi formata dal maschio Boomer e dalla femmina Samantha.
Si tratta di due esemplari che sono arrivati in Italia nel 2019 da altre due strutture europee.
Il più anziano è Boomer, nato nel 2016 e proveniente dallo Zooparc de Beauval, in Francia. Samantha ha un anno in meno e è arrivata dallo zoo tedesco di Stoccarda.
“In questi 4 anni – sottolinea Yitzhak Yadid, responsabile zoologico del Bioparco – sono maturati. Chiaramente non è così scontato che, mettendo insieme un maschio e una femmina, poi nasca un piccolo. Ma la nostra coppia è andata molto bene”.

Il cucciolo di otaria tra mamma e papà al Bioparco di Roma (ph. Massimiliano Di Giovanni – Archivio Bioparco)

Non bisogna dimenticare anche che, in natura, il maschio dominante forma un harem accoppiandosi con più femmine.
Dopo circa 11 mesi dall’accoppiamento, nasce un solo piccolo, che per i primi 7 giorni rimane a stretto contatto con la madre.

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La mamma e il cucciolo di otaria al Bioparco di Roma (ph. Massimiliano Di Giovanni – Archivio Bioparco)

L’istinto materno di Samantha

Il cucciolo, sottolineano dal Bioparco, è in ottime condizioni di salute. Anche perché, riprende Yadid, “il piccolo viene curato in maniera eccezionale dalla mamma, anche se è al primo parto ed è ancora inesperta. Ha mostrato una cura materna eccellente, sempre proteggendo e seguendo questo piccolo e standogli vicino”. Samantha infatti, non perde mai di vista il piccolo, lo allatta e in questi giorni gli sta insegnando a nuotare.
A due mesi, il piccolo è in grado di seguire la madre in mare, ma lo svezzamento completo avviene dopo circa 12 mesi.
In natura, ricorda il responsabile zoologico della struttura romana, “le femmine, quando lasciano il piccolo dopo 10 giorni dalla nascita, vanno al mare per mangiare. Intanto, i piccoli fanno una sorta di asilo nido, stando insieme. Quando la mamma torna chiama il piccolo e si riconoscono tramite la voce, anche perché queste otarie sono una specie che vocalizza parecchio”.

Le otarie e i loro segreti

“Le otarie, conosciute anche come leoni marini, si distinguono dalle foche perché hanno il padiglione auricolare esterno”, spiega l’etologa e presidente della Fondazione Bioparco, Paola Palanza. “Si muovono anche meglio sulla terraferma grazie alla rotazione in avanti delle pinne posteriori e alla capacità di sollevarsi da terra sui quattro arti”.
Quando crescono, i maschi possono arrivare fino a 520 kg e 2,5 metri di lunghezza, mentre la femmina è molto più piccola e rimane attorno ai 100 kg per 2 metri.
Il nome scientifico di questi mammiferi carnivori è “Zalophus californianus”.
In natura, vivono nelle acque e sulle coste rocciose e sabbiose dell’Oceano Pacifico orientale, dall’Alaska al Costa Rica, con massima concentrazione di individui in California. Animale territoriale, sociale e gregario conduce una vita semiacquatica, trascorrendo lunghi periodi sulla terraferma dove forma colonie molto numerose, specialmente durante il periodo riproduttivo.

La famiglia delle otarie al Bioparco di Roma (ph. Massimiliano Di Giovanni – Archivio Bioparco)

I rischi che corrono le otarie

Le otarie si nutrono di una grande varietà di pesci (principalmente sardine, acciughe e naselli) e di molluschi (polpi e calamari) che cacciano in battute di pesca che possono protrarsi fin oltre le due settimane.
“Questi mammiferi, come tanti altri animali marini, sono ambasciatori della salute del mare”, sottolinea Palanza. E, attualmente, non sono una specie minacciata.

Anche se, riprende la presidente, “i conflitti con l’uomo per la pesca, il bracconaggio, l’intrappolamento nelle reti e soprattutto l’inquinamento sono causa di mortalità per la specie. I rifiuti di natura plastica che si riversano negli oceani rappresentano una delle principali minacce. Infine, l’innalzamento del livello dei mari dovuto al surriscaldamento globale completa il quadro dei rischi ambientali che oggi minacciano molte specie di mammiferi marini, compresa l’otaria della California”.

Alberto Minazzi

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Tag:  animali