Gli speleologi approfondiscono la conoscenza della vasta vena d’acqua nel sottosuolo di Cariadeghe: potrebbe essere la soluzione per un paese da sempre alle prese con la scarsità idrica
Fiumi e ruscelli che scorrono nel sottosuolo, trasportando quell’acqua che, in superficie, da sempre scarseggia.
La scoperta, già effettuata in precedenza dal Gruppo Grotte Brescia e dall’Associazione Speleologica Bresciana, è stata valorizzata nelle scorse settimane con nuove tecniche d’indagine dagli speleologi del gruppo Underland.
Un passo importante, perché potrebbe aprire la strada per la soluzione ai problemi di scarsa disponibilità di acqua di Serle, piccolo comune di poco più di 3 mila abitanti appartenente alla Comunità montana della Valle Sabbia, e dell’intero Altopiano di Cariadeghe, ambiente carsico delle Prealpi Bresciane, tra i 600 e i 1200 metri di altitudine.
Alla ricerca dell’acqua sotto l’altopiano
Che nelle cavità sotterranee di Cariadeghe potesse essere presente l’acqua è un’ipotesi tutt’altro che nuova, con ricerche iniziate da più di un secolo. E ci sono voluti comunque ben 4 anni di esplorazioni di grotte e cavità e di studio degli acquiferi carsici, agli speleologi guidati da Massimo Pozzo, per iniziare ad approfondire la conoscenza della vasta vena d’acqua sotterranea e cercare altre zone non ancora esplorate.
“Abbiamo già trovato – spiega Pozzo – oltre 60 nuove grotte che confermano le nostre tesi”. Un risultato ottenuto anche grazie all’applicazione di un monitoraggio innovativo, basato sull’analisi delle oscillazioni dei flussi d’aria all’ingresso delle cavità.
In tal modo, spiega il responsabile del gruppo Underland, utilizzando un misuratore e poi inserendo i dati in apposite formule matematiche, è stato possibile individuare le grotte sulle quali concentrare le ricerche, in quanto collegate con i reticoli più profondi. Perché, nel sottosuolo dell’Altopiano, esiste un reticolo carsico con acquifero connesso, le cui acque escono in parte alla sorgente Zugna di Nave.
Dalla scoperta alle conseguenze pratiche
Per trovare in profondità la soluzione a un problema storico per Serle, costretta a pompare acqua dalla pianura, approvvigionandosi a Nuvolento, e dovendo ricorrere anche alle botti di accumulo in alcune località, il lavoro è però solamente iniziato.
Per trasformare l’acqua sotterranea in una concreta riserva idrica fondamentale è necessaria infatti prima di tutto una mappatura del sistema per capirne integralmente il funzionamento idrogeologico.
Occorre insomma un progetto di studio dedicato, che potrebbe richiedere anni. “L’acqua c’è: ora dobbiamo capire come tirarla fuori”, conclude Pozzo. “I km di grotte sotterranee potrebbero essere anche 50. La nostra speranza è quella di individuare nuovi livelli con acque a quote più favorevoli, che si tradurrebbero in minori costi per il loro utilizzo. E, mettendo insieme le piccole sorgenti, si otterrebbe un quantitativo di acqua sufficiente”.
In tal senso, dopo la scoperta qualcosa ha iniziato a muoversi. A interessarsi della continuazione delle ricerche, insieme al Comune di Serle, è anche A2A, che gestisce il ciclo idrico nella zona. E anche i Lions Club Brixia, Colli Morenici, Sirmione e Valsabbia hanno manifestato la loro disponibilità a supportare le future attività di studio e ricerca al fine di dotare Cariadeghe, la parte più elevata del territorio comunale, e tutta Serle di acqua di sorgiva a caduta.
L’Altopiano di Cariadeghe e le sue caratteristiche
Nell’ambiente carsico dell’Altopiano di Cariadeghe l’acqua, prima di disperdersi nel sottosuolo per alimentare le sorgenti pedemontane, ha modellato le rocce, creando doline e un sistema di grotte sotterranee, che, tra l’altro, ospitano una fauna estremamente specializzata e dall’elevata valenza biogeografica e conservazionistica. All’interno delle grotte vi sono inoltre particolari condizioni ambientali che sono state sfruttate a lungo dai residenti per la conservazione dei prodotti caseari.
Tra le 120 grotte censite, che interessano un’area di circa 11 km quadrati, sono però solo 4 quelle che accedono al cosiddetto “sistema profondo”, sviluppato per più di 15 km di cunicoli, gallerie, canyon, saloni e percorsi allagati, raggiungendo una profondità massima di 430 metri.
Il reticolo carsico con acquifero già noto, particolarmente vulnerabile sotto l’aspetto delle falde idriche, si svilupperebbe a una profondità tra 200 e 400 metri sotto il paese di Serle: una profondità che rischia di rendere non sostenibile economicamente l’utilizzo della risorsa idrica.
Alberto Minazzi