La classifica di iLMeteo.it: si vive meglio dove c’è un po’ di fresco
Lo scorso anno il primo posto era andato al mare di Imperia, adesso spiccano i 315 metri di collina di Macerata. È la città marchigiana, infatti, il capoluogo di provincia italiano i cui abitanti hanno possono godere del clima migliore.
Lo dice la classifica 2022 dell’“Indice di Vivibilità Climatica” elaborata dai meteorologi di iLMeteo.it in collaborazione con il quotidiano “Corriere della Sera” sulla base dei dati del Centro Meteo Europeo e degli aeroporti degli ultimi 12 anni.
Oltre 10 milioni di dati per individuare le condizioni ottimali, di benessere, di stress o di disagio associate a temperatura, umidità, vento e altri numerosi fattori.
In un mondo alle prese con il surriscaldamento legato ai cambiamenti climatici, la tendenza è comunque chiara: le città di mare, montagna e collina, che beneficiano di brezze e temperature più miti, sono quelle in cui si vive meglio.
Le città al top per la vivibilità climatica
Il vero e proprio exploit di Macerata, risalita dalla 76^ posizione, l’ha portata a totalizzare 762 punti, superando il record di 723 di Imperia lo scorso anno, soprattutto grazie al 1° posto assoluto, tra tutte le 108 province, per le ondate di calore e il 6° per l’indice di calore.
Alle sue spalle, conferma il secondo posto Savona, che ha migliorato del punteggio (da 719 a 756 punti) e, tra i 14 indicatori, risalta con il 7° posto per escursione termica e indice di calore.
Con 744 punti, Matera entra nella top ten direttamente al terzo posto (lo scorso anno era 42^), strappandolo a Massa, facendo registrare le migliori performance parziali negli indicatori del comfort per umidità (11° posto) e delle piogge intense (13°). è invece la leadership per la brezza estiva (nonostante il penultimo posto per le raffiche di vento) a trascinare in quarta posizione Brindisi, a quota 741 punti.
Le grandi città: Venezia e Napoli migliori performance
Lo stesso punteggio di Brindisi è conseguito dal capoluogo proprio della Puglia, Bari, quinta assoluta, 9^ per brezza estiva e migliore tra i capoluoghi di regione, seguita da Genova, 6^. A completare la top ten, Sondrio, Barletta e altri due capoluoghi regionali: la molisana Campobasso, 9^, e la marchigiana Ancona, 10^, portando così ben 7 città del versante adriatico nei primi 10 posti.
Tra le grandi città che hanno fatto segnare i più significativi passi avanti ci sono Venezia, ora 13^, in risalita dall’85° posto, e Napoli, passata dalla 93^ alla 17^ posizione. Vengono quindi Palermo (32^), Roma (43^, ma con un guadagno di 30 piazze), Firenze (73^), Milano (75^, ma +14).
In deciso calo Torino (86^) e Bologna (94^), che hanno perso 20 posti ciascuna. A chiudere la classifica è Catania (108^ da 38^), con Cremona che “sale” al penultimo posto.
Gli indicatori del clima
Insieme a Macerata, ci sono altre 10 città al primo posto per l’assenza di ondate di calore, mentre Vercelli è ultima con 150 giornate.
Isernia è prima per escursione termica (appena 5 gradi) con Trento (14 gradi tra massima e minima medie) in coda. Belluno la migliore per indice di calore, 7 città non hanno registrato notti oltre i 20 gradi, Crotone guida per l’umidità, con al contrario Treviso, Padova e Vicenza come città più umide.
La città con più giornate contraddistinte da una massima sotto ai 3 gradi è Campobasso (45 giorni); Udine, Pordenone e Gorizia quelle con la maggior nuvolosità diurna, con la Sicilia ai primi posti insieme a Crotone (dove però si sono registrati 45 giorni con raffiche di vento).
Ragusa, Palermo e Siracusa sono le città dove è piovuto meno, Verbania quella con più giorni di pioggia. L’Aquila ha riscontrato le piogge meno intense mentre Trento ha superato i 39 mm.
Il focus: cambiamento climatico e riscaldamento globale
Il report ha riservato un focus specifico al riscaldamento globale e al cambiamento climatico, anche attraverso l’introduzione di un uovo indicatore specifico, relativo alla siccità. È così emerso che le piogge sono diventate sempre meno frequenti in Italia, confermando la lunga fase siccitosa dell’intero 2022, che ha interessato soprattutto le regioni del Nord Ovest, dove è stata registrata una delle peggiori siccità da oltre un secolo.
In tutta Italia le piogge sono comunque diminuite del 46% rispetto alla media degli ultimi 30 anni, (a Venezia, per esempio, i giorni di siccità sono passati da 70-80 a 101) mentre le “notti tropicali” sono in crescita del 30-40% rispetto al 2021. Una situazione in cui si può dire anche che l’inverno non c’è più, mentre aumenta la frequenza degli eventi estremi.
Alberto Minazzi