Sul sedime dei vecchi binari, 70 km nella natura attraverso Treviso, Padova e Vicenza
Immaginate di poter attraversare quasi un’intera regione in sella alla vostra bicicletta, senza dovervi preoccupare di autoveicoli e del traffico, circondati dalla natura e dai suoi paesaggi.
Una pista ciclabile di circa 70 km – in attesa dei prossimi lavori di estensione – pregna di storie e di tradizioni venete.
È la ciclovia Treviso-Ostiglia, l’ex tratto ferroviario che un tempo collegava la provincia mantovana al capoluogo trevigiano, oggi esempio virtuoso di green economy e di riconversione urbana intelligente.
Un itinerario che ha conquistato il terzo posto negli Oscar del cicloturismo italiano, dopo la Ciclopedonale Puccini di Lucca (Toscana), capitale del cicloturismo 2023 e la Sicily Divide (Sicilia), seconda classificata.
La ciclovia Treviso-Ostiglia
Il percorso ciclabile si stende sul vecchio sedime dei binari da est verso ovest, iniziando a Porta Santi Quaranta di Treviso in direzione dell’alta padovana, per concludersi nel comune di Montegalda (oltre Grisignano di Zocco).
Un totale di circa 65 km, a cui si aggiungono i restanti 5 che permettono di uscire dal percorso per raggiungere i numerosi luoghi di interesse toccati dalla Treviso-Ostiglia. Sono tre quindi, al momento, le province toccate: oltre la trevigiana, quelle di Padova e Vicenza, in attesa di ampliare verso Verona e, infine, Mantova.
La Treviso-Ostiglia è ormai una delle arterie cicloturistiche principali (itinerario I5 regionale), collegata a sua volta con altre importanti piste venete: la ciclabile del Sile, il Sentiero degli Ezzelini, il cammino di S. Antonio, la ciclovia del Brenta e del Bacchiglione.
Il ruolo determinante oggi è ricoperto dalla Federazione dei comuni del Camposampierese – geograficamente situata nell’alta padovana – la quale dal 2021 è diventata il soggetto gestore della ciclovia.
La storia della Treviso-Ostiglia
L’idea di un collegamento che unisce il confine lombardo-veneto alle sponde del fiume Piave risale fino all’Ottocento, quando il neonato Regno d’Italia avrebbe voluto collegare le zone per questioni soprattutto militari; la presenza però dell’Impero Austro-ungarico aveva fatto frenare l’iniziativa.
Preambolo di un treno che avrebbe avuto vita travagliata.
La ferrovia iniziò a essere costruita, non senza difficoltà di accordi tra le province, durante la Prima guerra mondiale: alcune brevi tratte già terminate della linea furono fondamentali nel conflitto.
Fu poi lo Stato, nel 1919, a prendere in mano la situazione per adempiere alla sua messa in opera, iniziata poi nel 1921 e portata a termine negli anni del secondo conflitto mondiale.
Anni funesti, in cui la ferrovia viene pesantemente colpita. Un triste destino che la porta, tra il Secondo dopoguerra agli anni Ottanta verso una lenta e graduale dismissione.
Preso atto che le Ferrovie dello Stato non avrebbero più ripristinato la linea, nel decennio successivo inizia a serpeggiare l’idea di trasformare i binari in una pista ciclabile. Un lungo processo normativo, iniziato negli anni 2000 dell’Ente Parco del Sile, iniziatore della riqualifica nel tratto trevigiano, per giungere al 2009, con la delibera della Giunta Regionale del Veneto n. 1986, la quale incluse i provvedimenti comunali e provinciali per la salvaguardia della Treviso-Ostiglia.
L’ultimo tratto è stato aperto tra il 2020 e il 2021 nella zona di Grisignano di Zocco, con l’innesto della ciclabile del Bacchiglione, in attesa di estendersi ai piedi dei Monti Berici.
Quattro tappe lungo la storia veneta
Le quattro tappe fondamentali – Treviso-Badoere, per poi giungere a Camposampiero, Piazzola sul Brenta e infine Grisignano – attraversano non solo la storia veneta del Graticolato romano, delle costruzioni medievali e della ville rinascimentali e oltre, ma anche la sua cultura.
Campi dove vengono coltivati il radicchio tardivo di Treviso e l’asparago di Badoere, boschi, canneti e fauna locale, antiche chiese e i cosiddetti paesaggi palladiani, ovvero gli scorci geografici modificati dall’architettura del famoso architetto vicentino, su commissione della Serenissima.
Il mero elenco non rende merito ma suggerisce come la green economy possa impattare positivamente i bilanci statali muovendo l’economia locale.
Lo stesso mercato ciclistico è in ascesa rispetto al periodo pre-pandemico (+8,8% nei primi 8 mesi del 2021), a sottolineare come il trend della bicicletta possa essere cavalcato, tanto per un benessere pecuniario quanto ambientale e salutare, in luoghi al riparo dalla viabilità frenetica e favorevoli al benessere fisico.
La Treviso-Ostiglia si inserisce in due importanti circuiti regionali.
Il Green Tour è l’anello ciclopedonale-fluviale compreso tra la zona dei fiumi Sile-Piave e Po che collega cinque parchi regionali con Venezia e la Laguna; sviluppato dalla Regione, è un progetto ad ampio respiro di generazione territoriale.
Il secondo progetto si intitola Cycling in the Venice Garden, un’iniziativa privata di imprese locali per migliorare gli standard dell’offerta cicloturistica ed escursionistica, dal noleggio di biciclette al pacchetto vacanze.
La Treviso-Ostiglia è un percorso pianeggiante e facilmente accessibile a tutti.
Nel sito è possibile consultare tutte le indicazioni necessarie per organizzare la propria gita sui pedali, dai luoghi da visitare al parcheggio dove è possibile lasciare l’auto. Nella sua vitalità, la Treviso-Ostiglia organizza già un suo festival e ha registrato una serie di podcast per conoscere la storia della ciclovia nella sua interezza, grazie all’attività di IAT Valle Agredo. Ciò dimostra quanto la sostenibilità e la lentezza – in questo caso sui pedali – possa essere una fonte di lavoro e di guadagno, non solo economico, ma soprattutto nella vita quotidiana in ogni sua sfaccettatura.
Damiano Martin