«Avvicinarle con cautela, suggeriscono gli esperti, ma è raro che aggrediscano»
Non bastavano i cinghiali a far scattare l’allarme per l’incolumità delle persone. Il nuovo incubo, nella zona a nord di Roma, sono ora le tartarughe azzannatrici.
In questi giorni, un primo esemplare di questo animale è stato catturato dai carabinieri a Capena nel giardino di un’abitazione, mentre un secondo a una distanza di poco più di un chilometro nelle campagne in prossimità della strada provinciale che collega il Comune a Morlupo.
Addirittura è stata intercettata una Chelydra serpentina, questo il nome scientifico della tartaruga azzannatrice, a Monteverde Nuovo (Roma), nella fontana di un cortile condominiale dove stava nuotando assieme ai pesci rossi. Si tratta di un ritrovamento anomalo e che può essere pericoloso considerato che questa specie di testuggine, con i suoi denti aguzzi, è capace di provocare con i suoi morsi gravi ferite e amputazioni.
Tartaruga azzannatrice, l’abile predatore americano
La Chelydra serpentina (testuggine azzannatrice) è comune in Nord America, dal Canada meridionale fino agli Stati Uniti centrali e orientali e dalle coste atlantiche fino alle montagne rocciose. Predilige acque dolci stagnanti o a corso lento con fondo melmoso e ricco di vegetazione. E’ possibile trovarla in laghi, fiumi e paludi. Come riconoscerla? E’ una tartaruga robusta con testa e zampe molto pesanti, può arrivare a 50 – 60 centimetri di carapace.
Da adulta è un super predatore e si nutre di tutto ciò che può essere inghiottito: crostacei, pesci, anfibi, piccoli uccelli, mammiferi, carogne e piante acquatiche. E’ famosa per lo scatto repentino che fa quando afferra la preda con la bocca.
Le scoperte di diversi esemplari di tartarughe azzannatrici avvenute in pochi giorni potrebbero far pensare che l’animale abbia trovato un habitat favorevole dove colonizzare. «In realtà anche se la provenienza degli animali ritrovati non è nota, finora nessuna evidenza scientifica dice che abbiano colonizzato nei posti dove sono state ritrovate – spiega Nicola Novarini del Museo di Storia Naturale Giancarlo Ligabue di Venezia, Zoologo specializzato nello studio dei Rettili e degli Anfibi -. Molto più probabilmente si tratta di animali che qualcuno possedeva e ha abbandonato. Qualche anno fa anche sul delta del Po è stato avvistato un esemplare spiaggiato».
Avvicinarle con cautela, ma non attaccano
«La Testuggine azzannatrice Chelydra serpentina assieme alla tartaruga alligatore Macrochelys temminckii è considerata tra le specie pericolose – precisa Nicola Novarini – tuttavia non sono animali che attaccono se non in particolari situazioni in cui possano sentirsi in pericolo e fuori dall’acqua. Per questo, al momento non è il caso di suscitare eccessivo allarmismo. La situazione va tenuta sotto controllo e il consiglio, se ci si dovesse trovare faccia a faccia con una di loro capitata nel nostro giardino, è quello di avvicinarle con cautela e avvisare immediatamente la Polizia provinciale e le autorità competenti che possono prendersene cura. E’ importante prestare la massima attenzione e che soprattutto i bambini non cerchino di toccarle o prenderle».
Questo tipo di tartaruga, che può raggiungere dimensioni considerevoli, con i suoi denti aguzzi e la bocca simile a un becco è infatti capace di gravi ferite e amputazioni.
Recuperi in Italia di tartaruga azzannatrice, una anche in Veneto
Nel nostro Paese la detenzione e la vendita delle tartarughe azzannatrici è possibile solo con autorizzazione.
Tuttavia, l’abbandono in natura di esemplari cresciuti, spiegano gli esperti, rischia di introdurre questo rettile come specie aliena.
Da giugno 2009 a maggio 2023 sono stati recuperati 24 esemplari di tartaruga azzannatrice, ritrovati in particolare lungo gli argini dei fiumi Po e Tevere.
L’8 maggio 2021 un animale di circa dieci kg di peso è stato recuperato in un canale di scolo a Dosson, frazione di Casier (Treviso) in Veneto.
E’ una delle testuggini d’acqua dolce più grandi con un carapace increspato e una lunga coda.
Alcuni esemplari allevati in cattività sono arrivati a pesare ben 34 kg.
L’apparato muscolare è ben sviluppato, in particolare quello del collo che permette di sferrare abili morsi, i cui movimenti ricordano quelli di un serpente e per questo si dice “serpentina”. L’accoppiamento della specie avviene da aprile a novembre poiché in inverno è in letargo. La femmina depone dalle 25 alle 96 uova e il sesso dei nuovi nati è determinato dalla temperatura di incubazione.
Silvia Bolognini