L’allarme degli oculisti: rischio danni (anche permanenti) per i selfie e l’uso dei dispositivi senza protezione dalla luce solare
Non riuscite a staccare gli occhi da smartphone e tablet nemmeno in riva al mare o durante una passeggiata in alta quota?
Oppure, siete pronti a sopportare, sia pure per qualche secondo, di tenere lo sguardo rivolto sole pur di trovare la miglior luce per scattare un selfie?
In questi casi, il rischio di riportare danni agli occhi, in alcuni casi permanenti e irreversibili, è reale. E con l’arrivo della bella stagione è decisamente consigliabile usare alcune accortezze.
A lanciare l’allarme sono gli oculisti della Siso, la Società italiana di scienze oftalmologiche, riportando due casi di “maculopatia solare” raccontati negli scorsi mesi sul “Journal of Medical Case Reports.
Il sole e la macula
La macula è la parte centrale della retina che consente la visione nitida dei dettagli. Si tratta di una porzione fondamentale del nostro occhio, ma allo stesso tempo particolarmente delicata e quindi vulnerabile a fenomeni patologici e degenerativi.
Tra le cause che possono provocare una maculopatia rientra anche il guardare direttamente il sole, sia pure per brevissimi periodi.
Al riguardo, per la prima volta alcuni studiosi hanno evidenziato episodi in cui i danni oculari si sono manifestati in persone giovani, di 20 e 30 anni, che non hanno fissato direttamente lo sguardo nel sole, ma si sono esposti alla luce riflessa dallo schermo dei loro dispositivi mobili nel corso del loro utilizzo.
Il tablet e la montagna
Entrambi i casi si sono verificati in Spagna. Il primo riguarda un trentenne che si è presentato ai medici accusando una visione deformata degli oggetti con entrambi gli occhi, con perdita dell’acuità visiva e un’area di ridotta o assente sensibilità centrale della retina, tecnicamente definita “scotoma”.
I problemi si erano presentati 2 giorni dopo che l’uomo aveva letto per circa 4 ore dal suo tablet all’aperto, su una terrazza di un centro sciistico.
Per sua fortuna, sia pur in assenza di un trattamento specifico, al termine del follow-up durato 2 anni, le alterazioni del fondo oculare sono risultate completamente risolte.
Lo smarthpone e la spiaggia
È andata peggio alla ragazza ventenne che si è sottoposta a esame anch’essa per diminuzione dell’acuità visiva e presenza di uno scotoma centrale in entrambi gli occhi. Così come l’uomo del primo caso, la donna ha negato di aver guardato direttamente il sole, ma ha ammesso di aver letto il giorno precedente lo smartphone per 3 ore sotto il sole, ambiente in cui si ritiene che la radiazione aumenti.
Le immagini emerse dalle rilevazioni strumentali hanno mostrato anche in questo caso caratteristiche tipiche della maculopatia solare.
I difetti degli stati retinici esterni sono risultati permanere anche dopo 2 anni. “In entrambi i casi – conclude lo studio – è stata documentata un’esposizione alla luce solare riflessa dallo schermo dei loro dispositivi mobili”.
Attenti ai selfie
Rifacendosi a questo studio, gli oculisti hanno così lanciato l’allarme anche riguardo ai selfie, considerando che nel mondo ne vengono scattati ogni giorno circa 93 milioni. Possono bastare infatti pochi secondi a fissare il sole per causare danni fototermici alla retina, con conseguenze spesso temporanee, ma rischiando anche di “bruciarne” una parte in modo irreparabile.
Gli esperti sottolineano allora che non basta indossare gli occhiali da sole per filtrare le radiazioni luminose in contesti come il mare, dove l’acqua riflette dal 10% al 20% dei raggi Uv, o la montagna, dove questi raggi sono più intensi.
I sintomi di un possibile danno, aggiungono, si presentano tra le 3 e le 12 ore dall’esposizione sotto forma di prurito, dolore o arrossamento degli occhi, lacrimazione e vista appannata.
Alberto Minazzi