Rifiutati sulla metropolitana di Glasgow i cartelloni pubblicitari di un ristorante con l’immagine della celebre statua di Michelangelo
A dirla tutta, non era nemmeno nudo “come Michelangelo l’ha fatto”, perché la zona inguinale era coperta da adesivi con il tricolore italiano.
Ma l’azienda che gestisce gli spazi pubblicitari sulla metropolitana di Glasgow ha ritenuto che la nostra bandiera in questo caso fosse troppo piccola per evitare lo scandalo e quindi “lasciato a terra” il David, non ammettendo a bordo i cartelloni in cui la celebre statua italiana era raffigurata con un trancio di pizza in mano per pubblicizzare (con lo slogan: “Non c’è niente di più italiano”) un ristorante nel centro della grande città scozzese.
Un taglio e via
La vicenda si è conclusa, pur con lo sconcerto dei dirigenti del locale (“È un’opera d’arte riconosciuta a livello mondiale, viene mostrata nelle scuole”, ha ricordato il direttore di Drg Group, Mario Gizzi, al quotidiano “The Herald”), con un taglio: ovviamente non dell’organo ritenuto osceno, ma della foto, riprodotta nella seconda versione soltanto fino alla vita.
Ma quanto accaduto in Scozia ha rilanciato ancora una volta il tema dei limiti del nudo artistico, che anche di recente ha visto l’opera conservata a Firenze, simbolo della bellezza maschile rinascimentale, al centro di polemiche.
Il nudo artistico fa ancora scandalo
Alcuni genitori di una scuola privata della Florida avevano infatti criticato l’inserimento della scultura nel programma di studi, al punto di arrivare a far licenziare la preside che aveva dato il suo assenso all’ingresso in classe della foto.
Del resto, quando fu installato in piazza della Signoria, il David fu oggetto addirittura di un tentativo di pubblica lapidazione.
Ma la statua di Michelangelo è sicuramente in buona compagnia. E non solo guardando alle cronache degli ultimi anni, quando, per esempio (era il 2018) Facebook aveva censurato il 20% dei post promozionali dei musei d’arte fiamminghi, visto che gli algoritmi del social network avevano ritenuto pornografici i nudi dipinti nei quadri di Pieter Paul Rubens. E, sempre nel 2018, era stata ritenuta sconcia anche l’immagine della Venere di Willendorf, la più celebre statuetta di donna del paleolitico.
Pantaloni per i nudi della Cappella Sistina
La collezione di statue antiche dei Musei Capitolini, nata a fine ‘400, ricordano gli storici dell’arte, si arricchì fino a diventare una delle più importanti al mondo a partire dal 1566, quando Papa Pio V vi dirottò circa 150 statue “ree” di raffigurare soggetti nudi.
E Papa Paolo IV, esattamente nel 1559, diede incarico a Daniele da Volterra (non a caso poi soprannominato “Il Braghettone”) di coprire con pantaloni le intimità esposte dei soggetti raffigurati nientemeno che sulla volta della Cappella Sistina.