Vicino il raggiungimento dell’obiettivo delle 7.500 firme. Ma si avvicina la scadenza del 30 giugno…
“Ogni euro investito in servizi per l’infanzia, torna indietro 13 volte”.
Lo dice James Heckman, Nobel per l’Economia nel 2000, lo citano le promotrici della petizione “Fate i nidi, fate presto” lanciata sul sito change.org.
Una raccolta firme che si sta avvicinando sempre più al raggiungimento delle 7.500 sottoscrizioni (mentre scriviamo il totale è salito a 6.333), obiettivo fissato per rientrare tra il 10% delle petizioni più firmate nella sezione italiana della piattaforma.
Perché, guardando ai servizi per i bambini, l’Italia ha davvero molto da recuperare. E, adesso, un’ottima opportunità per farlo è fornita dal Pnrr, che mette a disposizione 4,6 miliardi da destinare proprio ai servizi per l’infanzia, alle scuole materne e agli asili nido.
Però il tempo stringe. Perché, come ha sottolineato anche Save the Children, se non sarà rispettata la scadenza di spenderli entro il prossimo 30 giugno, il rischio legato ai ritardi è quello di perdere questi fondi.
Asili nido e volano sociale ed economico
Pensare che gli interventi educativi nella fascia da 0 a 6 anni abbiano ricadute importanti solo su salute, benessere e sviluppo dei bambini, che saranno gli adulti di domani è un errore. Così come pensare che si tratti di iniziative pensate solo per le donne.
I benefici infatti, sottolinea l’economista Azzurra Rinaldi, direttrice della School of Gender Economics all’Università Unitelma Sapienza di Roma, interpellata dall’Agenzia Ansa, si moltiplicano: “Quando si libera forza lavoro femminile – spiega – le donne possono produrre reddito in più per se stesse, per le loro famiglie, ma anche per l’intero sistema economico”.
“I servizi per l’infanzia – aggiunge sempre nel podcast Ansa l’attivista Sara Malnerich, altra promotrice della petizione – sono una sorta di investimento-moltiplicatore, come si dice in economia. Se non per altro, quindi, dobbiamo investire nei nidi per egoismo”.
“La letteratura ormai consolidata – aggiunge l’economista dell’ateneo romano – dice che nei Paesi dove il tasso di occupazione è più alto si fanno anche più figli. E tutto questo passa attraverso i nidi”.
Italia tra poche nascite e pochi servizi
Anche se tutti concordano che i bambini sono il nostro futuro, in Italia la decrescita delle nascite continua invece in maniera preoccupante.
I primi dati provvisori dell’Istat, per esempio, dicono che, al 1° gennaio 2023, i residenti nel nostro Paese sono 58 milioni e 851 mila: 179 mila, lo 0,3%, in meno del 2022.
Sono numerosi i fattori che stanno determinando questo fenomeno, iniziato nel 2014 e che ha toccato il picco nel 2020 con il -0,67%. E sicuramente vi rientra anche la disponibilità di posti negli asili nido, che consentono ai genitori la possibilità di conciliare meglio famiglia e lavoro.
Nel complessivo quadro italiano, va inoltre sottolineata la forte disparità territoriale anche in questo campo.
Perché in alcune realtà del Nord si arriva a garantire un posto nella scuola per l’infanzia a 2 bambini su 3, mentre da Roma in giù i posti sono pochissimi.
A Palermo i posti negli asili nido sono addirittura 10 ogni 100 bambini.
Al riguardo, va ricordato che c’è anche un obiettivo europeo, fissato a Barcelona: quello di arrivare almeno a un rapporto posti/bambini di 1 a 3.
Questo è l’obiettivo inserito anche nei progetti del Pnrr, anche se i fondi consentirebbero di estendere a tutta la penisola una garanzia di posti per due terzi dei bambini.
Un altro limite del Piano è poi quello della previsione degli stanziamenti solo per la costruzione o il rimodernamento degli edifici, lasciando così aperto il tema dei costi del personale, che frena ulteriormente gli interventi soprattutto nei comuni più piccoli.
La petizione
“Siamo donne, siamo madri, siamo abbandonate. La nostra condizione non è cambiata: il mondo del lavoro per noi rimane un posto ostile e per molte inaccessibile. Se vi accediamo è con salari bassi. Conciliare il lavoro con i carichi familiari è una sfida persa in partenza”, esordisce il testo che accompagna la raccolta firme su change.org.
“Nel 2023 – continua la petizione – in Italia per una mamma e un papà, un posto al nido è un miraggio. I nidi comunali scarseggiano, al Sud scompaiono. Il costo dei servizi privati è insostenibile per gran parte delle famiglie”.
Per tutti questi motivi, per quello che, si sottolinea, è un vero e proprio diritto della persona, si chiede anche “di inserire anche questo comparto nella riprogrammazione del Pnrr che possa andare oltre il 2026”.
Alberto Minazzi