Ambiente +

Economia Circolare: l’Italia si conferma leader europea del riciclo

Economia Circolare: l’Italia si conferma leader europea del riciclo
5° Conferenza sull’Economia Circolare.

Buona la performance, ma si può ancora migliorare

Riciclare, riutilizzare, ottimizzare: nei giorni in cui l’Italia raggiunge il suo Overshoot Day (15 maggio) – incominciando quindi a erodere le risorse future – e ospita su tutto il territorio nazionale il Festival della Sostenibilità, si è aggiunta anche la dettagliata analisi della 5° Conferenza sull’Economia Circolare.
Il rapporto, redatto da Circular Economy Network, rete italiana che supporta la transizione ecologica, mette a disposizione tabelle e statistiche i cui dati sono posti a confronto con quelli europei, per delineare lo stato in cui versano le pratiche di riciclaggio e riutilizzo in Italia, nonché di sfruttamento delle risorse.

L’Italia, esempio europeo di riciclo e utilizzo

Come spiegato chiaramente da Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile, l’Italia si attesta generalmente tra le prime nazioni in materia di recupero e riciclaggio: insieme alla Francia è il paese che converte meglio ogni chilogrammo di risorse in PIL – 3,2€/kg – anche se il trend, calcolato negli ultimi cinque anni, è in calo. La materia proveniente dal riciclo, e quindi riutilizzata, è il 18,4% del totale; anche su questo frangente, però, è da registrare un aumento generale dei rifiuti, negli ultimi dieci anni, del 10%.

 

Su suolo nazionale, sette italiani su dieci ritengono che un prodotto usato o ricondizionato abbia maggiori benefici sull’ambiente e sulla non-produzione di rifiuti: ciò significa che vi è una presa di coscienza sull’argomento.
Dai dati Ipsos e Legacoop, il 73% degli intervistati cerca di utilizzare con più cura i prodotti durevoli, il 68% cerca di ripararli, il 67% cerca di fare manutenzioni regolari. Questi sono solo alcuni dati esemplificativi, nelle varie casistiche, che certificano l’Italia come uno dei primi paesi europei nei trend di circolarità, nonostante il rallentamento dovuto a una presunta già buona situazione (motivo per il quale la Polonia, paese più economicamente arretrato, si trova in testa a questa classifica, grazie a un più ampio raggio di crescita).

economia circolare
Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile

L’Italia e i rapporti con l’Europa

La situazione, benché migliorabile, è buona. Per fare di più, a nome del Circular Economy Edo Ronchi ha lanciato delle proposte prioritarie:  definire un programma nazionale di educazione alla circolarità, migliorare le normative su garanzia e riparabilità dei prodotti, promuovere la rigenerazione, le attività di sharing e leasing, rafforzare la prevenzione di rifiuti.
Ciò si incastra nell’utilizzo dei fondi del PNRR e in generale nei regolamenti europei da seguire, ma anche da ridiscutere.

È stato infatti uno dei temi centrali della conferenza il regolamento europeo sugli imballaggi, il quale, al momento, andrebbe a penalizzare le esportazioni italiane. Se il presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile ha invitato a “non dare interpretazioni scolastiche” e a “individuare i punti deboli della normativa”, ben più forte è stata la presa di posizione del ministro per l’Ambiente e la Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il quale ha invitato a contestualizzare le normative.

“Non siamo favorevoli a importare le norme europee – ha dichiarato il ministro – bisogna convergere tra regoli comuni e salvaguardie nazionali. Ad oggi, il 30% del cibo prodotto viene buttato; la normativa europea vieta l’imballaggio sotto ai 1,5 kg di peso: così facendo si aumenta o si riduce lo spreco? Non si può evitare l’uso della plastica sprecando più cibo”. L’invito è quindi trovare un punto di raccordo tra la produzione della materia inquinante, il riciclo e il riutilizzo di queste materie e dei rifiuti in generale. L’obiettivo è portare la Circular economy – la quale ha visto paradossalmente un calo degli ultimi cinque anni, dal 9,1% al 7,2% – a pilastro fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo 0 waste per il 2050.

economia circolare
Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin

L’Italia, in quanto grande paese importatore di materie prime (166 milioni di tonnellate nel 2022, per un consumo pro-capite di 8,9 t contro la media europea di 14,1 t), deve accrescere le pratiche di riutilizzo delle materie prime critiche, ovvero di quei materiali necessari per l’incremento tecnologico ma al tempo stesso dannosi per l’ambiente. Roberto Morabito, direttore della sostenibilità dei sistemi produttivi di ENEA, ha menzionato gli obiettivi per il 2030: portare l’estrazione su suolo nazionale al 10%, alle lavorazioni del totale import-export al 40%, il recupero e riciclo al 15% e importare per un massimo del 65% da un unico, terzo paese.

Damiano Martin

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.